Marco Invernizzi, Cristianità n. 393 (2018)
Laureano Márquez, SOS Venezuela, trad. it., con illustrazioni di Edo Sanabria, Castelvecchi, Roma 2017, pp. 72, € 10,00
Il 17 ottobre 2005, l’allora presidente del Venezuela Hugo Rafael Chávez Frías (1954-2013) diede il calcio d’inizio a una improbabile partita fra l’Inter di Milano e la nazionale venezuelana. Era una partita all’insegna del petrolio, di cui il Venezuela era grande produttore ed esportatore; e del petrolio il Venezuela si serviva per esportare il «socialismo del XXI secolo», di cui Chávez era il grande punto di riferimento.
Il quadro offerto da Laureano Márquez — un politologo e comico venezuelano nato nelle Isole Canarie, in Spagna, molto attivo nelle manifestazioni di protesta contro il successore di Chávez, il presidente della repubblica Nicolás Maduro Moros — aiuta il lettore a comprendere che cosa stia succedendo attualmente in Venezuela, un Paese appunto in tesi molto ricco ma finito letteralmente alla fame dopo poco più di dieci anni da quella giornata milanese.
Dopo l’Introduzione (cfr. pp. 7-10) — che conclude scrivendo: «Noi venezuelani usciremo da questa crisi. Al di là delle penurie che narriamo, caro lettore, ci piacerebbe comunque che ti innamorassi della nostra terra, della sua luce, dei suoi paesaggi, delle spiagge e dei fiumi, ma soprattutto della sua meravigliosa gente, che senza dubbio merita un destino migliore» — l’autore racconta la storia della sua patria, da Cristoforo Colombo (1451 ca.-1506) a Chávez (cfr. cap. I. Un po’ di storia: da Colombo a Chávez, pp. 11-25), per poi soffermarsi sulla «dittatura morbida» (cfr. cap. II. Ditta-morbida, pp. 27-43), ovvero il primo periodo della storia che vede Chávez protagonista, a partire dal 1992. Nel corso di quell’anno, con un colpo di Stato, fallito, ma che gli procura grande popolarità, Chávez comincia la propria carriera politica, venendo eletto presidente della repubblica quattro volte: nel 1998, nel 2000, nel 2006 e nel 2012. Favorito dalla ricchezza proveniente dall’esportazione del petrolio, Chávez ottiene il consenso di gran parte della popolazione, instaurando una forma peculiare di socialismo che si fonda appunto sul petrolio e sulla fedeltà delle Forze Armate, dalle quali egli stesso proviene. Nasce così il cosiddetto «chavismo», un’ideologia che unisce marxismo ortodosso, guevarismo, castrismo, nazionalismo di sinistra e militarismo, tutte espressioni ideologiche poste al servizio del líder, Chávez, indiscusso capo dello Stato fino alla morte, nel 2013.
Se dunque Chávez aveva goduto di un certo consenso popolare, almeno fino a quando poté fare distribuire dall’esercito medicine e cibo alla popolazione più povera, prima che la produzione e la vendita del petrolio si inceppassero, il suo successore designato, Maduro, non ha avuto né il suo consenso né il suo carisma oggettivo. La politica di Maduro ha dunque inaugurato un periodo di difficoltà economiche che hanno portato il Paese al dramma attuale, segnato dalla scomparsa delle medicine e di ogni genere alimentare, nonché da un incremento enorme della mortalità infantile, a cui il regime ha saputo replicare solo con la repressione, feroce e determinata a impedire che l’opposizione possa organizzarsi per esprimere un’alternativa.
Dal canto proprio, l’opposizione era e rimane divisa, priva di qualsivoglia potenza militare, essendo le Forze Armate, al momento, totalmente schierate con Maduro. In questo modo, la «dittatura morbida» è diventata «dura» (cfr. cap. III. Ditta-dura, pp. 45-56), anzi durissima.
Nel quarto capitolo, Lo humor ai tempi del colera (cfr. pp. 57-64), si rivela quindi il Márquez colto nel suo mestiere di comico, che implicitamente ironizza sul titolo del romanzo L’amore ai tempi del colera (trad. it. Mondadori, Milano 1986), pubblicato nel 1985 da un suo omonimo famoso, lo scrittore, saggista e giornalista colombiano Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez e soprannominato «Gabo» (1927-2014), Premio Nobel per la letteratura nel 1982 e notoriamente comunista. Ne emerge la capacità di cogliere gli aspetti umoristici, o presunti tali, del «socialismo reale» venezuelano — imposto prima da Chávez e poi da Maduro —, che pure non mancano, come avviene spesso nei regimi dispotici. Tuttavia, vi è poco da ridere, soprattutto per coloro che vivono il dramma venezuelano e che non possono uscirne perché lo Stato non lo permette oppure perché non garantisce la possibilità di rientrare nel Paese una volta che ci si sia recati all’estero.
L’Epilogo (pp. 65-69) — quinto e ultimo capitolo — chiude la denuncia ricollegandosi al senso ultimo dell’Introduzione, vale a dire con un atto di amore e di speranza nella salvezza della patria, nella convinzione che il popolo saprà trovare la strada per uscirne, anche nel nome di coloro che hanno sacrificato la propria vita nei troppi mesi di scontri sanguinosi con l’esercito e con le bande paramilitari filogovernative.
Il Venezuela è un Paese cattolico e i suoi vescovi sono forse l’unica voce ancora libera di poter dire pubblicamente la verità. Márquez sottolinea bene la capacità che il popolo venezuelano ha di amare con un amore che deve sapersi e potersi esprimere anche nell’impegno politico per costruire un Paese migliore, costi quel che costi, perché «alla sera della vita», come dice san Giovanni della Croce (1542-1591) — citato da Márquez a p. 68 —, «saremo giudicati sull’amore».
Marco Invernizzi