Louis Salleron, Cristianità n. 2 (1973)
Traduzione dell’articolo L’avenir de la famille, comparso su Itinéraires, Parigi, aprile 1973, n. 172, pp. 29-33.
Paolo VI ha recentemente creato, per tre anni, un “Comitato per la famiglia”. È una iniziativa felice. Leggerò con interesse i lavori di questo comitato.
Il suo compito è difficile. Senza dubbio si dovrà impegnare nello studio dei problemi del divorzio, della contraccezione e dell’aborto. Sono i problemi che vengono in mente spontaneamente quando si parla della famiglia.
Questi problemi esistono. Sono sempre esistiti. Hanno assunto semplicemente una portata nuova. Perché?
Si potrà tentare di portare soluzioni ai problemi morali della famiglia soltanto avendo una chiara coscienza dei molteplici dati che condizionano l’evoluzione del fenomeno familiare.
* * *
Si dice: “la famiglia” – come se si trattasse di una realtà perfettamente definita. Ma la realtà familiare ha conosciuto e conosce ancora molteplici forme, secondo la civiltà. Per noi essa evoca il matrimonio monogamico indissolubile, e il nucleo di persone che ne deriva: il padre, la madre, i figli. Quando l’immagine della famiglia si allarga, lo fa ancora attorno a questo nucleo: i nonni, i pronipoti, i cugini, gli affini, ecc. L’albero genealogico esprime bene questa concezione della famiglia.
Questa è la famiglia della civiltà occidentale (e di molte altre). È la famiglia cristiana. Benché molto colpita nei fatti, essa rimane tanto fortemente negli spiriti che non esiste alcuna immagine sostitutiva.
Se cerchiamo di analizzare il contenuto della famiglia, troviamo diversi elementi:
1) Anzitutto una certa unità. Gli individui che compongono una famiglia vi sono legati come a una realtà sociale. Fanno “parte” della famiglia. Il “nome di famiglia” riflette questa realtà. Il diritto la riconosce in mille modi.
2) Poi una certa gerarchia. Questa gerarchia segue la natura. Questione d’età, di forza, di responsabilità. Anche in questo caso il diritto riconosce in modi diversi il fatto.
3) Una certa divisione del lavoro. Il padre è orientato verso l’esterno, la madre verso l’interno. I figli imparano a vivere.
4) Un focolare. Genitori e figli vivono normalmente insieme, almeno finché i figli sono giovani.
Limitiamoci a questi quattro tratti, che sono tutti derivati dal matrimonio monogamico.
L’evoluzione attuale è caratterizzata dal fatto che cancella progressivamente tutti questi tratti, parallelamente alla dissoluzione accentuata del matrimonio.
In altre parole, l’individualismo sta per divorare la famiglia. La divora direttamente, sostituendo l’individuo alla famiglia, e indirettamente, con il socialismo, sostituendo la società alla famiglia come legame primo e protezione prima dell’individuo.
Il matrimonio indissolubile diventa essenzialmente solubile. Entriamo nell’era dell’unione libera, che non ha neppure bisogno del divorzio per affermare la propria legittimità. Se nel frattempo il matrimonio rimane ancora l’istituzione alla quale ci si riferisce, da una parte questo fatto è dovuto alla resistenza del costume, dall’altra allo Stato che, fino a questo momento, trova nell’unione ufficiale dell’uomo e della donna facilitazioni per fare le proprie statistiche, determinare le tasse e stabilire le leggi.
L’unità si disgrega in tutti i modi, e soprattutto attraverso la disgregazione degli elementi che la costituiscono.
La gerarchia, infatti, crolla a una velocità accelerata. Il marito non è più il capofamiglia. L’uomo e la donna sono su un piano di uguaglianza, tra loro e rispetto ai figli – che sono su un piano di uguaglianza con i loro genitori a partire dalla culla.
La divisione del lavoro svanisce con la gerarchia. La donna lavora fuori. Ha accesso a tutti gli impieghi. Mette ancora al mondo i figli, ma li alleva sempre meno, non potendo contemporaneamente occuparsene e attendere alle proprie occupazioni professionali.
Il focolare rimane come alloggio. Bisogna abitare da qualche parte. Ma gli alloggi escludono le famiglie cosiddette numerose, cioè che hanno più di due figli. Le case individuali sono rare. Gli appartamenti dei grandi caseggiati sono minuscoli, e non vi sono, per i bambini, né giardini, né sale da gioco.
* * *
Per riassumere, si potrebbe dire che lo “spazio vitale” della famiglia si restringe di giorno in giorno, sia prendendo l’espressione nel senso di metri quadrati e di metri cubi, sia prendendola più ampiamente nel senso delle condizioni giuridiche, sociali e finanziarie dell’esistenza della famiglia.
Facciamo due esempi, che ciascuno può osservare abbondantemente attorno a sé e che illustrano meravigliosamente l’attuale situazione della famiglia – situazione di transizione verso l’ignoto.
La giovane coppia si installa in uno “studio” o in un piccolo appartamento. Con i suoi due salari, non si considera infelice. L’arrivo di un bambino, poi di due, non rompe troppo l’equilibrio. Le leggi sociali permettono di reggere il colpo. Ma oltre, che fare? Per i quattro quinti delle coppie le difficoltà sono considerevoli, addirittura insormontabili.
I “vecchi” – la “terza età” – non sanno cosa fare, spesso neppure come vivere. Molti non hanno pensione. La pensione della gran parte è infima. Dove andare ad abitare? Come fare fronte ai problemi della vita quotidiana – la spesa, la cucina, le pulizie – quando non se ne ha più la forza e spesso si ha bisogno di cure? Un tempo la famiglia era la soluzione della vecchiaia. Oggi, nove volte su dieci i figli non possono assicurare ai loro genitori né l’alloggio, né il danaro, né l’aiuto domestico.
* * *
Di solito si attribuisce la decadenza o l’indebolimento della famiglia alla corruzione dei costumi. Ma vi sono state epoche corrotte come la nostra. La corruzione dei costumi gioca contro la famiglia solo quando si inscrive in un giro di idee che si oppongono alla natura della famiglia.
Queste idee oggi sono numerose. Anche se si può metterle tutte in rapporto con l’individualismo e il socialismo, esse hanno tre punte di lancia: l’uguaglianza, il lavoro e l’economia di ripartizione.
L’uguaglianza erode la famiglia distruggendo gli equilibri naturali della gerarchia e della divisione dei compiti nella famiglia e nella società. Il punto finale dell’uguaglianza è l’identità. Tra termini identici non vi è matrimonio né fecondità.
Il lavoro erode la famiglia, tanto nel suo aspetto di fonte unica della vita sociale che come giustificazione unica del diritto all’esistenza. La “donna di casa”, i figli e i vecchi sono tutti considerati come carichi della società. Rimangono per “favore”, per “privilegio”, grazie a “transferts sociali” che sono altrettanti sistemi di “compensazione”.
L’economia di ripartizione (opposta all’economia di “capitalizzazione”) sostituisce la ridistribuzione sociale della fortuna al risparmio e al patrimonio. Valorizza, per gli individui, la nozione di reddito rispetto a quella di durata. Nel suo concetto e nei suoi mezzi “socializza” e “defamiliarizza”.
* * *
Insomma, l’economismo, nella sua duplice esasperazione produttivistica e “consumistica”, si oppone alla famiglia i cui fini primari non sono né la produzione né il consumo. Inserendo il materialismo nel cuore dell’istituzione familiare, l’economismo ugualitario, laburista, produttivista e consumista, la uccide.
Per questo oggi la regola è la famiglia di uno o due figli. Uno o due figli, sono “individui”, sia “sociali che “familiari”. Siccome, da un lato, rispondono all’istinto di procreazione dell’uomo e della donna, e d’altro lato lo Stato ha anche bisogno di futuri lavoratori, il sistema sociale è organizzato per integrarli. Oltre, il gioco si ferma.
Ora, bisogna assolutamente rendersi conto che, anche limitandosi al solo equilibrio della società, la diversità del numero dei figli per famiglia è molto importante.
Per esempio, si possono avere 200 bambini con 100 famiglie di 2 bambini. E si possono avere 200 bambini con 50 famiglie di 2 bambini, 10 di 3, 5 di 5, 2 di 6 e più.
Il secondo equilibrio è infinitamente più sano del primo per innumerevoli ragioni.
Si va verso il primo. Non si rischia di giungervi perché è contro natura, Ma le idee e la legislazione lo favoriscono in modo eccessivo fin da ora. Ci si deve dunque curare del secondo.
È possibile? Sì.
In attesa della riforma delle idee, che può essere soltanto estremamente lenta, è possibile utilizzare quanto resta dei costumi per assicurare le condizioni legali di sopravvivenza della famiglia. L’istinto vitale è troppo forte per non poter essere orientato verso un certo raddrizzamento delle istituzioni. La morale darà il suo aiuto: e soprattutto ne trarrà beneficio.
LOUIS SALLERON