IV Domenica d’Avvento
2 Samuele 7, 1-5.8b -12.14a.16; Rom 16,25-27; Luca 1, 26-38
L’ultima delle figure proposte dalle letture liturgiche dell’Avvento è Colei da cui è dipesa la salvezza del mondo, che intimamente gustiamo nel Santo Rosario. La prima figura è quella del profeta Isaia, che annuncia il Messia da lontano, nel suo stile visionario e poetico; ma poi lo rende tanto vicino alla realtà, con i suoi quattro “ Canti del Servo Sofferente “ (Is 42 – 53), magnifica profezia del Nostro Signore.
I dolori del Servo insegnano che Dio non è venuto a liberarci dalle prove, ma ad abitarle, a essere presente in ogni prova di ogni figlio dell’uomo, e la Sua immagine divina non perde grandezza se si riflette anche in un uomo sofferente. Si tratta proprio di una impotenza che salva, è un male ordinato a ciò che sai reggere con superiore spirito di letizia per colmare ciò che manca alle sofferenze di Cristo.
La seconda figura è Giovanni il Battista, cioè una delle figure più accattivanti di tutta la Sacra Scrittura. Tanti a domanda espressa: chi ti è più simpatico nella Bibbia? risponderebbero: il Battista.
Era un uomo come noi, come possiamo essere noi, sotto lo sguardo di Maria, da cui ricevette il Santo Spirito, nell’incontro con la cugina Elisabetta; confermazione, detta Pentecoste Mariana.
Per poter annunciare il Messia, Giovanni indossa personalmente la legge del Signore. Fece una grande impressione ritirandosi nel deserto, dove tutti i bisogni del cuore umano emergono, senza possibilità di evaderli. In una società dove ci si arrabatta solo per cibo, abiti lussuosi e divertimenti, improvvisamente arriva un uomo assolutamente indifferente a tutto questo, e mostra che gli autentici bisogni del corpo sono modesti e non ci impegnano oltre modo per assolverli. Il resto del tempo, può essere dedicato ad attività culturali – spirituali, e tanto ne resta per Dio.
Cosa cercava Giovanni nel deserto? Quello che è il massimo anelito di tante persone oggi. Metter in chiaro in che cosa credo; mettendo da parte dubbi cartesiani e pretese di scientificità assoluta, dove tutto sarebbe calcolato e sotto controllo, quando ben sappiamo che nessuno ha certezza di giungere a sera.
Giovanni proclama anche oggi al mondo che lo scopo della vita è credere, come anche scrive san Paolo: “ per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen “
(Rom 16, 25-27).
E’ la sapienza nella veste più coerente, quella che indossa Giovanni nel deserto. E’ sapiente colui che pone un chiaro distinguo tra ciò che è importante e ciò che è secondario. Sapiente è chi sa dare precedenza all’anima piuttosto che al corpo, agli interessi eterni piuttosto che a quelli temporali e passeggeri.
Il suo ascetismo è tutt’uno con la vita profetica che manda Dio. E’ un uomo che Dio ha inviato ed è confermato dalla “ Madre della vita del cuore “. Il suo non è un ascetismo che rischia di restare fine a sé. Per cui si reca nel deserto per “ Plantear el problema “, direbbe il padre e maestro Ignazio di Loyola. La salvezza dell’anima, cioè della nostra salute psico-fisica quotidiana, nel suo primo movimento diviene in sant’Ignazio: “ L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio, così salvare la propria anima “ ( Esercizi Spirituali – Principio e Fondamento ).
Il problema è la salvezza. In Giovanni nel deserto, con la legge di Mosè, finalmente pienamente indossata senza compromessi, essa diviene un gusto della vita al presente, sentimenti legati al Santo Spirito, certezza che i nostri sacrifici di studio, lavorativi, famigliari, associativi, non sono vani, non stiamo rincorrendo farfalle ingannatrici, né siamo schiavi di nessun fanatismo. Il popolo di Gerusalemme attraversa il deserto a piedi, per ascoltare un uomo che parla di Dio al presente, non cerca la salvezza, ma la attende imminente preparando la via del Signore, che era poi suo cugino, il falegname di Nazaret.
Dopo averlo battezzato, anche il migliore tra i nati di donna tentennerà. Allora invia alcuni dei suoi a chiedere: “ Sei tu il messia, o dobbiamo aspettare qualcun altro?”.
Anche Giovanni è un uomo dell’Antico Testamento. Non ha ancora la categoria santa dell’amore per il nemico. Attendeva un Messia condottiero che prendesse il potere in modo veemente.
Pochi giorni prima, mentre stava battezzando, vide arrivare scribi e farisei e disse loro:
“ Razza di vipere come sperate di evitare il castigo imminente ? ”.
Non poteva realizzare che la salvezza era totale o non sarebbe stata veramente efficace.
Dice il salmo: appena l’uomo ha un po’ di benessere si pone innanzi a Dio come se fosse bestia, con un presuntuoso spirito di autosufficienza. Il Natale nel cuore, ancora non era compiuto.
Maria è la prima a vivere profondamente il Natale. Dall’alto della sua immacolatezza, ella comprende come il cuore dell’uomo, nelle sue facoltà spirituali, deve essere risanato da quel Dio che crea un anima, quando un uomo e una donna si conoscono. Nella sua immacolatezza, il suo sguardo è sacro e vede il peccato in tutta la sua gravità, ma anche la più sostanziale positività di tutto quanto esiste nel poema della creazione.
Secondo la tradizione, Maria visse circa 8 anni al tempio di Gerusalemme, in quanto orfana. Non fu tutto facile a Maria, ma nulla poté ledere la sua capacità veritativa. Unione piena con Dio vuol dire vivere una piena ricerca di senso e verità, realizzato e sintonia con Dio, come stato abituale dell’anima, piena di grazia. Così è stata Maria nella sua Immacolatezza. Senz’altro in lei l’attesa messianica era pienamente compresa, come esigenza ineludibile per sanare il cuore dell’uomo.
Per cui all’annunzio dell’angelo la sua risposta fu l’autentico natale del Signore in un cuore totalmente disposto a affidarsi a Lui: “ Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum “.
Lei visse per prima il Natale di Gesù, quindi la liturgia della Chiesa la presenta nella IV° settimana dall’Avvento, perché ci sia d’ausilio a viverlo come lei lo ha vissuto.
Dio desidera che ciò che accadde a lei si compia anche in noi. E’ quanto chiediamo oggi con l’intercessione di Maria, vergine del silenzio e dell’ascolto, in questi ultimi giorni della novena del Natale. L’opposto di quanto accadde al santo re Davide, nella prima lettura, il quale progettava di edificare un grandioso tempio al Dio che divise il Mar Rosso, con sole forze umane.
Ciò che è di Dio non si compie senza umile richiesta, sempre attenti a cambiare i nostri programmi, secondo quanto Dio dice con gli accadimenti quotidiani.
Certo l’Angelo del Signore rappresenta l’improvvisa iniziativa di Dio nella vita di Maria, come può essere per ciascuno di noi. Dobbiamo così essere pronti a cogliere ogni santa intenzione di Dio, anche quando irrompe nella nostra vita con una proposta improvvisa e piena di Grazia.
Un cuore come quello di Maria, che ascolta e accoglie ciò che Dio continuamente consiglia alla nostra libertà, è ciò che serve per la salute e la salvezza. Diamo il primato alla verità nel cuore, risoluto e riposato, nel servizio al Signore. Ciò che, con Maria che è preposta ad accompagnarci presso il figlio suo, è sempre possibile.
Maria è dunque “ veramente interessante “, nel senso più pieno della verità religiosa, in quanto con lei l’attenzione non si concentra solo su quanto leggiamo nel Vangelo, ma su noi stessi. Cerchiamo anche noi di vivere costantemente come lei. E’ la più urgente e bella annunciazione su ciò che possiamo diventare con Lei, che oggi “ spiega noi a noi stessi “ , sviluppa le nostre capacità spirituali e la più autentica crescita umana. Ciò che Maria ha compiuto in quel minuto di silenzio, tra la proposta dell’angelo e il suo “ Sì “, è una capacità di discernimento dei moti del cuore e di adesione alla voce di Dio, che renderebbe anche la nostra vita aderente alle prime parole che pronunciò Gesù iniziando il ministero: “ Il Tempo è compiuto “. Spesso noi ci sentiamo incompiuti, per una non piena adesione alla volontà del Padre.
Signora del Natale, che questo primo interesse dell’anima, che sei tu, possa vivere in noi, come stabile dimora.
Domenica, 20 dicembre 2020