II domenica di Natale
Questa è una novità inaudita e umanamente inconcepibile: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14a). Non è una figura retorica, ma un’esperienza vissuta! A riferirla è Giovanni, testimone oculare: «Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14b). Non è la parola dotta di un rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un umile pescatore che, attratto fin dall’adolescenza da Gesù di Nazareth, nei tre anni di vita comune con lui e con gli altri Apostoli ne sperimentò l’amore – tanto da autodefinirsi «Il discepolo che Gesù amava» -, lo vide morire in croce e apparire risorto, ricevendo poi con gli altri il suo Spirito. Da tutta questa esperienza, meditata nel suo cuore, Giovanni trasse un’intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna fattasi uomo mortale.
Per un vero israelita, che conosce le Sacre Scritture, questo non è un controsenso, anzi, è il compimento di tutta l’antica Alleanza: in Gesù Cristo giunge a pienezza il mistero di un Dio che parla agli uomini come ad amici, che si rivela a Mosè nella Legge, ai sapienti e ai profeti. Conoscendo Gesù, stando con Lui, ascoltando la sua predicazione e vedendo i segni che Egli compiva, i discepoli hanno riconosciuto che in Lui si realizzavano tutte le Scritture.
Ogni uomo e ogni donna ha bisogno di ritrovare un senso profondo per la propria esistenza. E per questo non bastano i libri, nemmeno le Sacre Scritture. Il Bambino di Betlemme ci rivela e ci comunica il vero volto di Dio, buono e fedele, che ci ama e non ci abbandona nemmeno nella morte.
La prima ad aprire il cuore e a contemplare il Verbo di Dio che si fece carne è stata Maria, la Madre di Gesù. Un’umile ragazza di Galilea è diventata così la «Sede della Sapienza»! Come l’apostolo Giovanni, ognuno di noi è invitato ad «accoglierla con sé» (Gv 19,27), per conoscere profondamente Gesù e sperimentare l’amore fedele e inesauribile. Troppi battezzati non hanno afferrato ancora la differenza tra il Cristianesimo e le altre religioni, che è poi la stessa che si pone tra Gesù e gli altri fondatori di religioni. Se lo riteniamo solo un uomo, non è differente da altri fondatori, come Budda o Confucio o Maometto. Anzi, nella sostanza non è affatto diverso da noi stessi. Se è solo un uomo, è una creatura e ha bisogno di essere salvata. L’uomo non salva l’uomo: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo» (Ger 17,5), afferma la Scrittura. Comprendiamo ora meglio la grandezza della frase «Il Verbo si fece carne». Si è incarnata la seconda persona della SS.Trinità, dal seno del Padre a noi, per portarci la salvezza. Solo Gesù può salvare, perché Lui solo è Dio. L’evangelista Giovanni ci invita a contemplare con gli occhi della fede la divinità di Gesù. Ha condiviso con Gesù, fin dal principio, la vita pubblica, e non esita ad affermare che lui stesso e gli altri apostoli hanno visto la gloria del Verbo. Non, si badi bene, una gloria semplicemente umana, come quella dei grandi uomini, ma una gloria divina: «Come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità». Eppure gli Apostoli sono quelli che hanno mangiato e bevuto con Lui. Hanno patito con Lui la fame, il freddo e tutti i bisogni della natura umana. Gli Apostoli hanno visto Gesù nella sua umanità, ma non si sono scandalizzati quando ha proclamato la sua divinità. Per quale motivo? Perché nella santità, nella sapienza e nella possibilità di compiere miracoli, padroneggiare gli eventi naturali come le bufere del mare, scacciare i demoni, chiarire sempre il cuore del prossimo, Gesù riusciva sempre a consolare: portò la croce come parte integrante significativa della sua missione di Salvatore, sapeva pregare, sapeva rimanere sempre unito al Padre, soprattutto nel momento della sofferenza, quando perdonava i peccati. Lì hanno riconosciuto la gloria, non soltanto quella di un virtuoso o di un santo, ma la gloria del Figlio di Dio.
Domenica, 2 gennaio 2022
Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno Vescovi e dottori della Chiesa