XXVII domenica del Tempo ordinario
(Ab 1,2-3; 2,2-4; Sal 94; 2Tim 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10)
Cosa dobbiamo veramente chiedere a Dio nella preghiera
Nella preghiera possiamo chiedere tutto quanto vogliamo, perché Dio è un Padre che ama ascoltare i balbettii dei suoi piccoli figli, anche se non concede sempre, perché spesso non sanno qual è il loro vero bene. Chiediamo tutto, ma sempre con l’atteggiamento di chi accoglie la volontà del Padre. Possiamo chiedere anche beni materiali, perché sia assicurato il pane quotidiano. Spesso gli Apostoli, nel formulare le loro richieste, sembrano grezzi e curvati su valori terreni, ma questa volta ci danno l’esempio di una richiesta bellissima: «Aumenta la nostra fede!» (Lc 17,5), dicono al loro Maestro.
La preziosità della fede nella nostra vita
La fede è un affidarsi a Dio, alla sua parola, al suo desiderio di salvarci, alla sua guida sulle strade oscure e faticose dell’esistenza.
- La fede è sapere che c’è un Padre, che ci ha tratti dal nulla per amore. Non siamo venuti al mondo per sbaglio, senza che nessuno ci abbia pensato né voluto; perciò non siamo in balia di un caso gelido e irragionevole, ma siamo nelle mani di chi ci ama e non ci abbandona.
- La fede è sapere che il Figlio di Dio è venuto a farsi “uno tra noi”, perché in Lui potessimo avere una vita più intensa e splendente di quella delle creature terrestri, che non hanno né consapevolezza né speranza. Credere, quindi, vuol dire vedere le cose con gli occhi di Cristo, giudicare le cose e gli accadimenti alla luce del suo magistero, diventare capaci di amare gli altri in modo limpido e disinteressato come li ama Lui.
- Fede è sapere che lo Spirito Santo, che ci è stato donato, ci guida a distinguere il bene dal male e, in più, ci guida a scegliere il meglio, ora, tra le mille possibilità che ci lascia la libertà.
- La fede è sapere che c’è per noi una vita eterna e una via precisa per arrivarci nella Chiesa, a cui è una gioia appartenere, pregustando l’incontro col Padre.
Non c’è nulla di più importante e bello della fede. E’ l’eredità più preziosa che abbiamo ricevuto dai nostri padri. E’ quanto più merita di essere vissuto sensatamente e che possiamo lasciare alle generazioni che verranno: «Il mio giusto vive di fede» (Ab 2,4).
La forza prodigiosa di una fede autentica
Grande è l’energia insita nell’atto del credere; è l’esempio del granello di senape che sposta le montagne. E’ una frase paradossale, ma esprime una grande verità: al mondo non c’è forza paragonabile alla fede. Ce lo insegna la storia, colma di eventi di grandi potenze e prepotenze che parevano indistruttibili, ma sono tutte morte. La Chiesa, provata ma vincente, oggi più che mai vede tutte le ideologie ai suoi piedi.
Dio non ha bisogno di noi, ma noi di lui
Noi siamo i servitori di Dio, non i suoi padroni. Quando abbiamo fatto la sua volontà e gli abbiamo dato l’omaggio del culto, abbiamo fatto «quanto dovevamo fare» (Lc 17,10).
Invece c’è chi, venendo a Messa la domenica, qualche volta pensa di aver fatto un gran piacere al Signore. Hanno in realtà solo fatto un piccolo piacere a loro stessi, perché «si è meno uomini, se ci si dimentica del proprio Dio».
La fede è dunque la capacità di stare al nostro posto innanzi all’infinità del Padre che è nei cieli, e di saper dire con tutta verità: «Siamo soltanto dei servi di cui tu, o Dio, non hai nessun bisogno, mentre noi abbiamo bisogno di te».
Allora il Signore ci glorificherà e ci dischiuderà la sua dimora di luce e di gioia, perché sta scritto che chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11).
Domenica, 2 ottobre 2022