XXXII domenica del Tempo ordinario
(2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38)
I figli di questo mondo prendono moglie e marito
Stai calunniando ciò da cui sei uscito, scrive san Giovanni Crisostomo agli eretici che consideravano il matrimonio peccaminoso o conseguenza del peccato. Nel Paradiso, dicevano questi eretici, gli uomini sono immortali, non hanno bisogno di moltiplicarsi, e quindi la famiglia e la procreazione non sono necessarie. Contro di loro i Padri della Chiesa difendevano il Sacramento del Matrimonio: è stato istituito da Dio stesso, che ha creato l’uomo e la donna. La causa della differenza di sesso non è soltanto biologica, per la riproduzione della specie: anche gli animali si riproducono. Se il motivo dell’unione fra l’uomo e la donna fosse solo biologico, non ci sarebbe bisogno del sacramento. I Padri della Chiesa insistevano su ciò che ha ripetuto il Concilio Vaticano II: lo scopo del matrimonio è la realizzazione dell’amore scambievole. I figli di questo mondo prendono moglie e marito, hanno bisogno di qualcuno con cui condividere la vita, di cui potersi fidare. Non possono vivere senza un amore concreto.
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi
Nel matrimonio l’uomo e la donna si promettono fedeltà fino alla morte. Con la morte di uno dei due una parte del vincolo si scioglie. Ma i cristiani credono nella vita eterna! Non hanno quindi ragione i sadducei? Come è possibile nell’eternità l’incontro fra una donna con più mariti o fra un marito con più mogli? Gesù respinge questa obiezione. E’ un’immagine falsa pensare alla vita dopo la morte in modo terreno, come se fosse un luogo del buon vivere. Quelli che vivono con Dio e per Dio vivono anche l’incontro con le persone in modo spirituale: ritroveranno quelli che hanno lasciato nell’infinito amore di Dio, che supera ogni categoria umana. L’uomo e la donna vivevano insieme sulla terra, ma nella grazia di Dio la loro vita riceverà una dimensione infinita, non più legata al tempo e allo spazio, ma all’incontro con tutti.
Sono uguali agli angeli
Dai tempi antichi la vita religiosa viene chiamata “vita angelica”. Gli angeli non hanno corpo, non si sposano e non sono né maschi né femmine. Anche l’anima, dicevano i Padri della Scuola alessandrina, è come gli angeli. Dio ha impresso la sua immagine sia nell’anima dell’uomo che in quella della donna, allo stesso modo. I Padri non facevano distinzione fra religiosità maschile e femminile, e le regole monastiche sono uguali per ambedue i sessi e per tutti gli ordini. La vita spirituale va oltre il condizionamento del sesso, e tutti e due i sessi sono capaci di perfezione e di vita divinizzata. Sebbene i valori spirituali siano gli stessi nell’uomo e nella donna, l’accesso ad essi può essere diverso. Nell’eternità vivremo la vita angelica, non senza il corpo, ma come gli angeli, cioè come quelli che continuamente contemplano il volto del Padre celeste nel perenne ricordo di Dio.
Domenica, 6 novembre 2022