dal Centro Studi “Rosario Livatino” del 05/10/2020
1. In Commissione Bilancio al Senato, nel corso dell’esame e del voto della legge di conversione al c.d. decreto agosto (nella notte fra il 2 e il 3 scorsi), è stato approvato il seguente emendamento 26.0.40 (testo 3), a firma De Petris e altri:
“Dopo l’articolo, inserire il seguente
art. 38 bis
(modifiche all’art. 105 quater del decreto legge 19 maggio 2020 n. 34,
conv. con mod. dalla legge 17 luglio 2020 n. 77)
1. All’art. 105 quater del decreto legge 19 maggio 2020 n. 34, conv. con mod. dalla legge 17 luglio 2020 n. 77 sono apportate le seguenti modificazioni:
a. al comma 1:
- al primo periodo le parole “per l’anno 2020” sono sostituite dalle seguenti: “a decorrere dall’anno 2020”,
- il secondo e il terzo periodo sono soppressi;
b. il comma 2 è sostituito dai seguenti:
“2. Nei limiti delle risorse di cui al comma 1, che costituisce tetto di spesa massimo, è istituito un programma per la realizzazione in tutto il territorio nazionale di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere … (segue la disciplina dettagliata di tali centri e delle modalità di loro funzionamento)”
2. Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 4 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 20121, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo di cui all’art. 114 comma 4”.
2. L’emendamento punta evidentemente a superare i rilievi formulati dalla Ragioneria generale dello Stato al t.u. Zan con la nota allegata al bollettino della Commissione Bilancio della Camera del 4 agosto: si ricorderà che l’art. 7 di tale articolato stanzia 4 milioni di euro all’anno per un programma teso a realizzare sull’intero territorio nazionale centri contro le discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Abbiamo avuto modo di denunciare la «frode parlamentare» attuata, inserendo la stessa identica norma del t.u. Zan in una diversa legge approvata il 17 luglio 2020 – la legge n.77/2020, di conversione con modifiche del d.l. n. 34/2020 -, quindi già entrata in vigore, avente per oggetto altra materia (https://www.centrostudilivatino.it/testo-zan-omofobia-e-frode-parlamentare-oggi-la-comm-giustizia-della-camera-votera-articoli-gia-approvati-dalla-legge-di-conversione-del-dl-rilancio/).
Avevamo segnalato che il marchingegno dell’anticipazione in altro testo di legge potrebbe non funzionare; è regola di contabilità pubblica che un impegno di spesa che ha copertura per l’anno in corso non possa trascinarsi, in caso di mancato utilizzo, nell’esercizio finanziario successivo: come era per le previsioni di spesa – in origine limitate al 2020 – riguardanti la Giornata nazionale contro l’omofobia, già decorsa nel 2020 il 17 maggio.
3. L’emendamento approvato pochi giorni fa dalla Commissione Bilancio del Senato potrebbe risolvere la questione per i centri anti discriminazione (art. 7 t.u. Zan). Non invece per quanto prevede l’art. 5, che – come si diceva – istituisce la Giornata mondiale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, e che reca al co. 4 l’apodittica indicazione secondo cui “Dall’attuazione del presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato”. E tuttavia in occasione di tale “giornata” il co. 3 stabilisce che “siano organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado”: il che non è immaginabile che avvenga a costo zero.
E poiché tali eventi sarebbero organizzati affinché qualcuno vi partecipi, il co. 2 della medesima disposizione aggiunge che “la Giornata di cui al comma 1 non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta la riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado (…)”. L’ulteriore costo pubblico sarebbe costituito dalle ore o dall’intera giornata di un dipendente di un ufficio pubblico o di una scuola statale a cui verrebbe corrisposta la normale retribuzione non a fronte di attività lavorativa o per ferie retribuite, bensì per partecipare agli eventi della Giornata. Su questo non vi è ancora copertura, nonostante il blitz della Commissione Bilancio del Senato.
4. Conclusioni:
- ci si augura che, al momento del voto in aula al senato del d.l. agosto i senatori contrari al t.u. Zan rilevino l’estraneità della materia dei centri anti discriminazione rispetto al decreto stesso, e ne chiedano lo stralcio;
- anche quest’ennesimo colpo di mano non risolve i problemi di copertura finanziaria del t.u. Zan, a meno che il 20 ottobre, quando la sua trattazione è in calendario nell’aula della Camera, non si stralci l’art. 5, e quindi rinunci alla Giornata nazionale contro l’omofobia;
- se lo stralcio non avvenisse, ci si troverebbe in prossimità della sessione di bilancio, con una previsione di spesa dal 2021 non contenuta nella legge di stabilità.
Il t.u. continua a generare anomalie e forzature anche sul piano procedurale.
Roma, 5 ottobre 2020
Centro studi Rosario Livatino
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