Persecuzione anticattolica, comunismo e «misteri» dell’ecumenismo
Lettera aperta a mons. Adrian Hritcu, arcivescovo romeno ortodosso in Parigi
Negli anni 1697- 1701 i romeni di Transilvania dichiararono la loro unione con la Chiesa di Roma: nasceva così la Chiesa Romena Unita, detta anche greco-cattolica.
Nel 1948 questa Chiesa, a causa del suo legame con la Sede Apostolica, veniva soppressa dal regime comunista: i suoi vescovi furono tutti imprigionati e morirono chi in carcere, chi a domicilio coatto; i sacerdoti e i fedeli – circa 1.800.000 -, sottoposti a persecuzione, furono costretti a passare alla Chiesa Ortodossa, o a ridursi alla clandestinità in cui ancora oggi si trovano (1).
Il 6 gennaio 1982, Giovanni Paolo II ha consacrato in San Pietro il sacerdote greco-cattolico residente a Roma. mons. Traian Crisan, arcivescovo segretario della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi.
Di fronte a tale nomina il patriarca e il sinodo della Chiesa Ortodossa di Romania non hanno dubitato di appellarsi al presidente della Repubblica e segretario del Partito Comunista Romeno. Nicolae Ceausescu, per chiedergli di intervenire contro il Papa, accusando Giovanni Paolo II di indebita ingerenza nelle vicende della nazione romena e dichiarando che la questione della Chiesa greco-cattolica di Romania era stata liquidata una volta per tutte nel 1948.
Questa presa di posizione della gerarchia ortodossa è stata sottoscritta anche dall’arcivescovo Adrian Hritcu che domenica 15 maggio 1983, nella chiesa di S. Maria al Castello in Milano, è stato invitato a presiedere un solenne pontificale nel quadro del Congresso Eucaristico Nazionale della Chiesa cattolica italiana.
I fedeli greco-cattolici e gli ortodossi romeni liberi in Italia. non dimentichi di quanti in Romania soffrono per la loro fedeltà a Cristo e alla comunione con la Chiesa cattolica, gli hanno indirizzata la seguente lettera aperta, datata in Milano il 14 maggio.
«Noi fedeli romeni, ortodossi e cattolici, meditando sul divino mistero della santa Eucaristia, mistero della carità infinita di Cristo in cui si esprime l’unità dei credenti in Lui, non possiamo non ricordare con commozione i fratelli, figli della Chiesa Greco-Cattolica di Romania, che in Patria dal 1948 soffrono la persecuzione e sono costretti a una vita catacombale per la loro fede cattolica e per la loro comunione con la Chiesa di Roma.
«Chiediamo a Lei, in nome della carità ecclesiale che l’ha portata a celebrare la liturgia eucaristica in una chiesa cattolica, nel contesto del Congresso Eucaristico Nazionale della Chiesa Cattolica Italiana, di voler esprimere al Patriarca e al Santo Sinodo di Romania il nostro auspicio affinchè la Chiesa Ortodossa Romena, facendosi fraternamente carico della sorte di questi fratelli cattolici, ne patrocini la causa presso le Autorità politiche romene esprimendo il proprio consenso e il proprio favore al riconoscimento della libertà di culto per la loro Chiesa.
«Un simile atto, che da solo potrebbe cancellare secoli di tensioni e contrasti, darebbe significato autenticamente ecclesiale alla presenza di Vostra Eccellenza a Milano durante questo Congresso: una presenza che recenti dichiarazioni del Sinodo Ortodosso di Romania, da Lei pure sottoscritte, contro la persona del Papa e la Chiesa Greco-Cattolica rendono, altrimenti, difficilmente spiegabile.
«per i romeni greco-cattolici di Milano
archimandrita p. Mircea Clinet»
«per gli ortodossi romeni liberi in Italia
George Caraiani»
La cerimonia in programma non ha poi avuto luogo, secondo la stampa «per una grave indisposizione dell’Arcivescovo romeno» (2)
Note:
(1) Sull’argomento cfr., tra l’altro, l’Appello dei cattolici uniti rumeni: un esempio di resistenza anticomunista, in Cristianità, anno VIII, n. 59, marzo 1980.
(2) il Giornale, 14-5-1983. La stessa motivazione – «perché indisposto» – è presentata in Avvenire, 15-5-1983.