Le ideologie postmoderne tentano di soffocare le radici dell’Europa, denuncia il Papa, ma abbiamo un’arma infallibile, annunciata dalla Vergine stessa ai pastorelli di Fatima: il S. Rosario, che la Madonna e il Santo Padre chiedono di recitare ogni giorno per la pace
di Michele Brambilla
Come sempre dopo un viaggio apostolico, Papa Francesco ricapitola, nell’udienza di mercoledì 3 maggio, le sue tappe a Budapest.
Anzitutto «le radici. Mi sono recato pellegrino presso un popolo la cui storia – come disse San Giovanni Paolo II – è stata segnata da “molti santi ed eroi, attorniati da schiere di gente umile e laboriosa” (Discorso in occasione della cerimonia di benvenuto, Budapest, 6 settembre 1996)». Dopo aver osservato attentamente il popolo magiaro, il Papa può dire che «è proprio vero: ho visto tanta gente semplice e laboriosa custodire con fierezza il legame con le proprie radici. E tra queste radici, come hanno evidenziato le testimonianze durante gli incontri con la Chiesa locale e con i giovani, ci sono anzitutto i santi: santi che hanno dato la vita per il popolo, santi che hanno testimoniato il Vangelo dell’amore e che sono stati luci nei momenti di buio».
Infatti «la loro fede è stata provata al fuoco. Durante la persecuzione ateista del ‘900, infatti, i cristiani sono stati colpiti violentemente, con Vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà. E mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo. E in Ungheria questa ultima persecuzione, oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica», di cui ricorda volentieri una testimone, la poetessa Edith Bruck, residente a Roma, nel giorno del suo compleanno.
«Ma anche oggi, come emerso negli incontri con i giovani e con il mondo della cultura, la libertà è minacciata», spiega il Pontefice. Come e da chi? Il Santo Padre attacca frontalmente il «consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si “galleggia” in un presente fatto a misura d’individuo. Questa è la persecuzione pericolosa della mondanità, portata avanti dal consumismo. Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace, le radici soffocano. È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, sentire la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi. L’Europa intera è in crisi», insiste, pertanto «riflettiamo allora sull’importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l’alto e produrranno frutti. Ognuno di noi può chiedersi, anche come popolo, ognuno di noi: quali sono le radici più importanti della mia vita? Dove sono radicato? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?».
L’Ungheria, a dispetto di una certa vulgata che la dipinge come chiusa e “oscurantista”, è un Paese che, secondo Francesco, ha saputo costruire punti verso culture diverse senza mai perdere la sua identità, dicendo opportunamente la sua anche in ambiti, come l’ecologia, che sono oggi di prim’ordine, per non parlare dell’accoglienza dei profughi ucraini. Budapest è stata spesso affiancata, sia nell’esaltazione che nella polemica contemporanea, a Varsavia: per il Pontefice è un paragone molto appropriato, dato che «gli Ungheresi sono molto devoti alla Santa Madre di Dio. Consacrati a lei dal primo re, santo Stefano, per rispetto erano soliti rivolgersi a lei senza pronunciarne il nome, chiamandola solo con i titoli della regina», proprio come accade a Czestochowa per la Polonia. Francesco è esplicito: «Oggi, nella solennità di Maria Regina di Polonia, ricordo il mio viaggio apostolico e gli indimenticabili incontri con gli ungheresi, con i quali avete legami così stretti da chiamarli popolarmente cugini. È significativo che entrambi i Paesi abbiano proclamato Maria la loro Regina. Invocate la sua intercessione per i vostri Paesi e per l’intera Europa, chiedendo la perseveranza nella fede, l’unità e la cooperazione armoniosa, ma prima di tutto la pace, specialmente nella vicina Ucraina», da Papa Bergoglio stesso consacrata al Cuore immacolato di Maria insieme alla Russia.
Pensando proprio al conflitto in corso, parlando ai pellegrini portoghesi il Pontefice evidenzia una richiesta che la Madonna fece ai tre pastorelli durante le apparizioni del 1917: «“Pregate il rosario ogni giorno per la pace nel mondo e la fine della guerra”. Anch’io ve lo chiedo: pregate il rosario per la pace».
Giovedì, 4 maggio 2023