Lo stile del ministero di Gesù, che ama senza misura e senza essere condizionato dal peccato
di Michele Brambilla
Papa Francesco, introducendo l’Angelus del 9 giugno, dice che «Gesù, dopo aver iniziato il suo ministero pubblico, si trovò di fronte a una duplice reazione: quella dei suoi parenti, che erano preoccupati e temevano fosse un po’ impazzito, e quella delle autorità religiose, che lo accusavano di agire mosso da uno spirito maligno. In realtà, Gesù predicava e guariva i malati con la forza dello Spirito Santo», come il Santo Padre inizia a spiegare nelle udienze generali di questo mese.
«E proprio lo Spirito lo rendeva divinamente libero, cioè capace di amare e di servire senza misura e senza condizionamenti. Gesù libero. Soffermiamoci un po’ a contemplare questa libertà di Gesù», evidenziando prima di tutto che «Gesù era libero di fronte alle ricchezze: perciò ha lasciato la sicurezza del suo villaggio, Nazaret, per abbracciare una vita povera e piena di incertezze (cfr Mt 6,25-34), curando gratuitamente i malati e chiunque venisse a chiedergli aiuto, senza mai chiedere nulla in cambio (cfr Mt 10,8). La gratuità del ministero di Gesù è questa. È anche la gratuità di ogni ministero» nella Chiesa, puntualizza il Pontefice.
Cristo «era libero di fronte al potere: infatti, pur chiamando molti a seguirlo, non ha mai obbligato nessuno a farlo, né ha mai cercato il sostegno dei potenti, ma si è sempre messo dalla parte degli ultimi, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto». «Infine, Gesù era libero di fronte alla ricerca della fama e dell’approvazione, e per questo non ha mai rinunciato a dire la verità, anche a costo di non essere compreso (cfr Mc 3,21), di diventare impopolare, fino a morire in croce, non lasciandosi intimidire, né comprare, né corrompere da niente e da nessuno (cfr Mt 10,28)», prosegue Francesco, al quale preme sottolineare che, «se ci facciamo condizionare dalla ricerca del piacere, del potere, dei soldi o dei consensi, diventiamo schiavi di queste cose. Se invece permettiamo all’amore gratuito di Dio di riempirci e dilatarci il cuore, e se lo lasciamo traboccare spontaneamente ridonandolo agli altri, con tutto noi stessi, senza paure, calcoli e condizionamenti, allora cresciamo nella libertà, e diffondiamo il suo buon profumo anche attorno a noi». Il Papa invita quindi i fedeli a chiedersi se si è condizionati dagli idoli sopra elencati e se si sparga per davvero, nei propri ambienti di vita, il profumo di Cristo.
Pregato l’Angelus, il Pontefice ricorda che «dopodomani, in Giordania, si terrà una conferenza internazionale sulla situazione umanitaria a Gaza, convocata dal Re di Giordania, dal Presidente dell’Egitto e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite». Anche la Santa Sede si sta molto impegnando sul fronte mediorientale, infatti «ieri ricorreva il 10° anniversario dell’Invocazione della pace in Vaticano, alla quale erano stati presenti il Presidente israeliano, il compianto Shimon Peres, e quello Palestinese, Abu Mazen. Quell’incontro ci testimonia che stringersi la mano è possibile, e che per fare la pace ci vuole coraggio, molto più coraggio che per fare la guerra», pertanto il Papa incoraggia gli sforzi diplomatici, anche in vista del rilascio di tutti gli ostaggi del 7 ottobre, «per il bene dei palestinesi e degli israeliani».
«E non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino, che più soffre e più anela alla pace»: in piazza S. Pietro, tra i tanti, ci sono anche «gli insegnanti del Ginnasio “San Giovanni Paolo II” di Kyiv», che incoraggia personalmente.
Un accenno anche al martoriato Myanmar.
Lunedì, 10 giugno 2024