Un emendamento alla legge sul bilancio fa emergere un problema dottrinale importante
di Marco Invernizzi
E’ avvenuto un fatto nei giorni scorsi che merita attenzione. Un deputato (Lorenzo Malagola) ha presentato un emendamento alla legge sul bilancio perché venga dato un aiuto economico, un voucher di 1500 euro alle famiglie con Isee inferiore ai 40mila euro annui, che vogliono iscrivere un figlio a una scuola paritaria.
L’episodio in sé non è eclatante ma è singolare per le reazioni (o le non reazioni) che ha suscitato. Alcuni parlamentari delle diverse forze politiche della sinistra sono insorte contro l’emendamento e dal mondo cattolico non è venuta quella solidarietà che meriterebbe un tema così importante e delicato, come la libertà di educazione.
Allora credo che l’episodio sia l’occasione per fare un po’ di chiarezza.
Il diritto-dovere di educare spetta ai genitori, non allo Stato e quindi non al Ministero dell’istruzione o alla scuola. Proprio per questo, applicando il principio di sussidiarietà, lo Stato deve aiutare le famiglie a potere scegliere liberamente il progetto educativo che desiderano per i loro figli. In Italia questo non è mai stato possibile perché si è sempre confusa la scuola statale come l’unica scuola pubblica: chi voleva un’altra scuola (essenzialmente quella cattolica) doveva pagarsela. Così la scuola non statale è diventata una scuola cosiddetta “privata”, per ricchi, cioè per chi poteva permettersi di pagare una retta necessaria alla sopravvivenza della scuola stessa. Finalmente nel 2000 è stata fatta una legge (tra l’altro “da sinistra”), per la quale ogni scuola, statale o “privata”, svolge un servizio pubblico se rispetta determinati parametri. Ma il problema è stato risolto solo teoricamente perché non è stato affrontato il tema del finanziamento delle scuole cosiddette “private”. E, sullo sfondo, rimane irrisolto anche il tema suscitato dalle “scuole parentali” e dal valore legale del titolo di studio, cioè il tema della libertà dei contenuti e del metodo di insegnamento.
Ma torniamo al voucher dell’on. Malagola. Perché ha suscitato scandalo e poca accoglienza? Perché esiste ancora una mentalità statalista, per la quale non si capisce che bisogno ci sia di un’altra e diversa scuola. Perché non si è ancora rettificato, anche in tanta parte del mondo cattolico, l’errore originario che dimentica che è la famiglia la prima comunità educante, non lo Stato. E soprattutto va ricordato alle scuole che si ispirano al cristianesimo che la loro ragion d’essere, e il motivo per cui vale la pena che dei genitori facciano dei sacrifici per iscrivere i loro figli, è proprio la loro “diversità”, anzitutto ricordando ai genitori il loro dovere di educatori. Una scuola paritaria uguale a quella statale, ma soltanto un po’ più protettiva e ordinata, non credo serva a molto, se non trasmette la specificità del suo ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa.
In conclusione, ringraziamo per questo emendamento e per tutti gli sforzi per il “pluralismo delle istituzioni”, come si diceva anni fa, piuttosto che per il “pluralismo nelle istituzioni”. Ma con ogni evidenza, tutto questo servirà a poco se non verrà fatta chiarezza su “chi educa”, a che cosa si deve educare e sulla libertà di educazione che va continuamente richiesta alle diverse istituzioni.
Lunedì, 18 novembre 2024