Giovanni Cantoni, Cristianità n. 252-253 (1996)
Articolo anticipato, senza note e con il titolo redazionale L’«illusione della Destra» e le mistificazioni della Sinistra, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno XL V , n. 103, 3-5-1996, p. 6.
L’«illusione della destra» e le mistificazioni della sinistra
Venerdì 26 aprile 1996, sul’Unità, Mario Tronti ha commentato il risultato elettorale del 21 con una nota dal titolo L’illusione della destra (1). L’esordio recita: «Destra in crisi strategica dopo il risultato elettorale. Le discussioni in corso, lì dentro, dicono meno di quello che c’è. La delusione è grande, anche perché l’illusione era stata eccessiva. Hanno ragione quelli che in questi giorni hanno detto che c’è un limite fisiologico, oltre il quale non può andare in Italia una destra estrema». Come si vede, parrebbe di trovarsi di fronte a un luogo comune, a un topos della retorica politica progressista: «l’estremismo genera delusione», perché l’elettorato vuole moderazione, cioè abbassamento del profilo specifico dei diversi soggetti politici fino a rendere sempre meno facile la loro identificazione e fino ad accreditare sempre più la tesi qualunquistica secondo cui «l’uno o l’altro per me pari sono». In questo modo la propaganda progressista alimenta l’astensionismo, cioè opera perché sia storicamente vero il detto secondo cui «gli assenti hanno sempre torto». Intanto, «i sempre presenti» — l’establishment — mantengono, quando non accrescono, il loro potere proprio mentre perdono consenso.
Passando però dalla prima pagina, dove esordisce, a pagina sette, dove conclude, Mario Tronti si esibisce in un classico procedimento propagandistico a fine di disinformazione, detto «miscuglio vero-falso» o semplicemente «amalgama». Infatti, la sua nota prosegue: «[…] la sconfitta della destra è politica, ma non strategica. Il meccanismo elettorale può creare illusioni ottiche. Il consenso elettorale intorno al Polo, quantitativamente, non ha subito decisive erosioni. Non è stato in grado di espandersi dinamicamente, ma non ha subito un forte riflusso».
Se è assolutamente vero che «il meccanismo elettorale può creare illusioni ottiche», i fatti non vanno però sottaciuti o, addirittura, falsificati al riparo di un atteggiamento parzialmente «oggettivo»: Mario Tronti non scrive, grossolanamente e tout court, che «la destra è stata sconfitta», ma distingue fra sconfitta politica, prodotta dal meccanismo elettorale, e sconfitta strategica, in termini di disaffezione del corpo sociale, di decremento del consenso. Conosce i dati. Quindi, si serve di una mezza verità, di una verità parziale, e della sua causa maggiore — «[…] la sconfitta della destra è politica, ma non strategica. Il meccanismo elettorale può creare illusioni ottiche» — per accreditare una falsità espressa moderatamente, quella secondo cui il consenso elettorale attorno al Polo per le Libertà «[…] non ha subito decisive erosioni». No, non solo tale consenso non ha subito decisive erosioni e non ha avuto nessun riflusso — né forte né debole —, ma ha avuto un si- gnificativo incremento, come ho mostrato su queste stesse pagine sabato 27 aprile. Infatti, il 21 aprile il Polo per le Libertà ha raccolto 2.358.767 suffragi più del 27 marzo 1994, grosso modo a parità di consistenza del corpo elettorale — 48.135.041 nel 1994 e 48.909496 nel 1996 — e nonostante un incremento — sempre rispetto al 1994 — dell’astensionismo pari a 2.056.428 elettori. Quindi non è vero che il consenso elettorale intorno al Polo per le Libertà «non è stato in grado di espandersi dinamicamente», ma è vero esattamente il contrario, così come non è vero che «[…] c’è un limite fisiologico, oltre il quale non può andare in Italia una destra estrema», cioè con qualche carattere identificativo.
E l’«obiettività» e la «moderazione» espressiva di Mario Tronti aiutano a coprire il fatto che, per contro, il Polo progressista, oggi Ulivo, registra una vittoria politica, ma non strategica. Infatti, è passato da 19.540.709 suffragi nel 1994 a 16.232. 961 nel 1996.
Un tempo — non so se è ancora così nell’attuale situazione scolastica — si apprendeva sui banchi di scuola che un certo Pirro, re dell’Epiro, nel 280 avanti Cristo, a Eraclea — che sorgeva presso Policoro, in provincia di Matera —, sconfisse i romani, guidati dal console Publio Valerio Levino, ma la vittoria gli costò tali perdite da costituire la premessa di una sconfitta: da cui l’espressione «vittoria di Pirro». Com’è evidente, non solo non sono un profeta ma, di fronte a una situazione storica straordinariamente complessa perché definita da molteplici parametri, difficilmente padroneggiabili, non intendo neppure fare previsioni. Però, confortato dal commento elettorale di Mario Tronti, propongo, relativamente al risultato conseguito il 21 aprile dal Polo per le Libertà, di parlare di una «sconfitta di Publio Valerio Levino», cioè di una sconfitta politica con la potenzialità di una vittoria strategica.
«Potenzialità», per parte sua, indica che si tratta di un esito possibile, ma assolutamente non necessitato, un esito che impone di andare oltre tutte le «illusioni ottiche», di non attardarsi a piangere sulla propria sconfitta politica, ma di dedicarsi piuttosto allo sfruttamento organizzato del risultato sociale, avendo ben chiaro che, se la vittoria politica dell’Ulivo limita considerevolmente, per dire il meno, lo spazio di potere nelle istituzioni del Polo per le Libertà, l’esame corretto della sua sconfitta rivela però l’esistenza per esso di un enorme spazio propagandistico-culturale nella società civile.
Giovanni Cantoni
Nota:
(7) Cfr. MARIO TRONTI, L’illusione della destra, in l’Unità, 26-4-1995. Tutte le citazioni senza riferimento sono tratte da questo articolo.