Ci lasciamo scoraggiare dalle brutte notizie e dai rumori di guerra, ma ogni giorno il bene, da qualche parte, germoglia. E ne germoglierebbe ancora di più se i cattolici, rimprovera il Pontefice, fossero meno timidi nel testimoniare la loro fede. Molto importanti e dettagliate anche le parole spese per la crisi in Medio Oriente dopo l’attacco iraniano ad Israele
di Michele Brambilla
Introducendo il Regina Coeli del 14 aprile, Papa Francesco osserva che «oggi il Vangelo ci riporta alla sera di Pasqua. Gli apostoli sono riuniti nel cenacolo, quando da Emmaus tornano i due discepoli e raccontano il loro incontro con Gesù. E mentre esprimono la gioia della loro esperienza, il Risorto appare a tutta la comunità. Gesù arriva proprio mentre stanno condividendo il racconto dell’incontro con Lui. Questo mi fa pensare che è bello condividere, è importante condividere la fede», ma anche che «ogni giorno siamo bombardati da mille messaggi. Parecchi sono superficiali e inutili, altri rivelano una curiosità indiscreta o, peggio ancora, nascono da pettegolezzi e malignità. Sono notizie che non servono a nulla, anzi fanno male. Ma ci sono anche notizie belle, positive e costruttive, e tutti sappiamo quanto fa bene sentirsi dire cose buone, e come stiamo meglio quando ciò accade», perché comprendiamo che il Bene c’è, germoglia anche in questo periodo travagliato.
«Eppure c’è una cosa di cui spesso facciamo fatica a parlare»: il nostro incontro con Gesù, il nostro essere cattolici. C’è troppa timidezza nel presentarsi esplicitamente come cristiani, mentre «è importante fare questo in famiglia, nella comunità, con gli amici». Se testimoniamo apertamente il Signore, «Gesù, proprio come è successo ai discepoli di Emmaus la sera di Pasqua, ci sorprenderà e renderà ancora più belli i nostri incontri e i nostri ambienti».
Il mondo anela a vedere il Bene. Il Papa dice che «seguo nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, le notizie giunte nelle ultime ore sull’aggravamento della situazione in Israele a causa dell’intervento da parte dell’Iran. Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande», chiede il Santo Padre, che prende le distanze anche dall’insana mentalità, spesso palesemente antigiudaica, che si sta diffondendo persino alle nostre latitudini. Il Pontefice esige, infatti, che «nessuno deve minacciare l’esistenza altrui. Tutte le nazioni si schierino invece dalla parte della pace, e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto», ribadisce in controtendenza a molti slogan uditi nelle nostre stesse piazze. «Si giunga presto ad un cessate il fuoco a Gaza e si percorrano le vie del negoziato, con determinazione. Si aiuti quella popolazione, precipitata in una catastrofe umanitaria, si liberino subito gli ostaggi rapiti mesi fa», di cui ha recentemente incontrato i parenti in Vaticano.
Francesco riassume i suoi appelli nell’esclamazione «quanta sofferenza! Preghiamo per la pace. Basta con la guerra, basta con gli attacchi, basta con la violenza! Sì al dialogo e sì alla pace».
Lunedì, 15 aprile 2024