È uscito un libro che merita di essere letto dall’inizio alla fine, come ho appena fatto anch’io. Si intitola L’Italia del family day e consiste in un dialogo sulla deriva etica dell’Italia e dell’intero Occidente fra il leader del comitato Difendiamo i nostri figli,Massimo Gandolfini, e il giornalista Stefano Lorenzetto (pp. 227, Marsilio 2016).
Il testo ripercorre le tappe principali della vita di Gandolfini, dalla scuola alla laurea in medicina, alle simpatie per i cristiani per il socialismo fino all’ingresso nel Cammino neocatecumenale, dalla scelta vocazionale a costituire una famiglia con la moglie Silvia fino all’adozione di sette figli che hanno già dato ai coniugi otto nipoti. E quindi, come a coronamento di una vita dedicata a salvare il prossimo con la professione di neurochirurgo e attraverso una famiglia complicata ma meravigliosa, l’approdo a un impegno pubblico per promuovere e difendere la famiglia, e in particolare i figli, dall’irrompere nella cultura e nella legislazione dell’ideologia gender. Un approdo che lo porta a fare parte delle associazioni Scienza & Vita e dei medici cattolici, ma soprattutto, a partire dal giugno 2015, a promuovere e guidare il comitato Difendiamo i nostri figli, che il 20 giugno 2015 e il 30 gennaio 2016 riesce a portare in piazza a Roma milioni di italiani contro la diffusione del gender nelle scuole e soprattutto contro la legge sulle unioni civili che verrà approvata dal Parlamento nel maggio successivo.
Ma il libro è molto di più di una ricostruzione della vita privata e pubblica di Mister family day, come viene chiamato, e delle ultime vicende del comitato che presiede. Se leggete i capitoli che trattano di famiglia naturale, omosessualità, matrimonio gay, adozioni e utero in affitto, oltre al gender, cioè grosso modo la seconda parte del libro, troverete argomenti scientificamente fondati per sostenere la pubblica battaglia contro questo tentativo in corso di “decostruzione” dell’uomo, che ha il suo vertice in un autentico “assalto” alla concezione antropologica per cui esiste una natura frutto di un progetto divino intelligente e ricco di amore per le creature. Il merito è certamente dovuto alla preparazione scientifica, ma anche umanistica, che Gandolfini ha dimostrato nella sua vita professionale, che lo ha portato anche a diventare consulente della Congregazione per le cause dei santi. Il merito però sta anche nelle domande intelligenti rivoltegli da chi lo ha intervistato.
Leggendo queste pagine mi è venuto spontaneo un parallelo con un altro medico che ha segnato la storia italiana e quella del movimento cattolico in particolare, Luigi Gedda, fra l’altro citato nel libro di Gandolfini. Entrambi hanno dato vita a un’insorgenza popolare per difendere l’Italia dal pericolo socialcomunista nel 1948 e dalla dittatura del relativismo oggi. Il comitato Difendiamo i nostri figli assomiglia in qualche modo ai Comitati civici di allora perché nascono entrambi dal basso, da iniziative non ufficiali. Certo, come sottolinea Gandolfini, dietro ai Comitati civici c’era Pio XII, mentre il Santo Padre oggi ha ricevuto Gandolfini e lo ha incoraggiato ad andare avanti, senza peraltro esprimere pubblicamente il proprio sostegno ai Family day.
Però, aggiungo io, questa è una caratteristica dei nostri tempi, così diversi dagli anni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale, quando esisteva ancora un forte tessuto sociale cristiano, che diede alle elezioni del 18 aprile il successo alla Democrazia Cristiana che raccolse i voti degli elettori cattolici e anticomunisti. Oggi non è tempo di vescovi pilota, ma di minoranze creative di laici cristiani (Benedetto XVI) che operino la rievangelizzazione di un mondo che muore, come è quello nel quale stiamo vivendo.
Tuttavia, se importanti sono le differenze, notevoli sono anche le somiglianze. Entrambe le realtà nascono al di fuori dai partiti politici con lo scopo di condizionare il potere, non di conquistarlo. Entrambi, Gedda e Gandolfini, hanno rifiutato di entrare in Parlamento perché hanno capito che è più facile condizionarlo dall’esterno, che entrare e diventarne una componente irrilevante.
Gedda contribuì in maniera importante alla sconfitta del fronte socialcomunista il 18 aprile ’48, ma poi i Comitati Civici vennero “silenziati” (così mi disse) dalla Democrazia Cristiana e lui stesso venne emarginato e messo da parte. Speriamo che con Gandolfini accada il contrario. Sconfitto con la promulgazione della legge sulle unioni civili nonostante i due Family day, speriamo e operiamo perché la mobilitazione contro il gender porti risultati sempre più significativi in termini di consenso, a cominciare dalla vittoria del NO al prossimo referendum sulle riforme della Costituzione, in difesa delle libertà e della famiglia.
I poteri che sostengono la diffusione del gender sono forti e vendicativi, ma non sono invincibili. Oltre 40 anni dopo il 1948, quando il comunismo sembrava essere diventato invincibile e molti cattolici avevano scelto la tattica del “cedere per non perdere”, san Giovanni Paolo II incontrò colui che non aveva mai rinnegato le scelte di civiltà del 18 aprile e gli diede ragione con le sue iniziative pubbliche che contribuirono in maniera importante alla fine del comunismo, con il crollo del Muro di Berlino nel 1989.
Come dissi al popolo del Circo Massimo il 30 gennaio scorso, voi non siete l’ultima trincea del mondo che muore ma l’inizio di qualcosa che comunque nascerà dopo la fine dell’Occidente, che muore sotto il peso dei propri errori e del proprio peccato sociale. Una minoranza, certamente, ma una minoranza importante, capace di mobilitarsi, generosa e forte, con un leader che non si arrende, anche e nonostante il peso della croce che ha accettato di portare per il bene dell’Italia.
Entrambi, infine, Gedda e Gandolfini, sono uniti da una comune obbedienza ai Pontefici. Non a un Papa, quello con cui sono stati più legati, ma al Papa, a ogni Pontefice che lo Spirito Santo permette sia alla guida della Chiesa di Cristo.
Marco Invernizzi