L’ex sottosegretario e giudice dice no alla marjiuana legittima: «I criminali punterebbero sui bambini»
L’unica via per sconfiggere i signori della droga è sottrarre loro il profitto che ne ricavano. A dirlo è Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia che propone di affidare ai Monopoli di Stato la gestione della filiera della cannabis. Alfredo Mantovano, sia da magistrato sia da sottosegretario all’Interno la lotta alla droga è stata una sua priorità. E d’accordo?
«Ho grande rispetto per il procuratore ma mi trovo su posizioni opposte. Intanto non mi ha mai convinto la distinzione tra droghe leggere e pesanti ripristinata con un decreto dal governo Renzi tre anni fa. Che cosa significa «leggere»? Uno spinello 20 anni fa conteneva al massimo 1’1 per cento di principio attivo mentre ora si arriva anche al 40 per cento. L’esistenza di una droga leggera è smentita dai tossicologi».
Si deve tornare alla Fini-Giovanardi, togliere la distinzione?
«Guardiamo i risultati concreti? Grazie alla Fini-Giovanardi è diminuita la diffusione e sono aumentate le persone che sceglievano la comunità di recupero in alternativa al carcere. Ora che non esiste più il rischio del carcere l’esigenza del recupero non è più sentita».
Ma non si toglierebbe benzina alla criminalità come sostiene da sempre il partito Radicale che si batte per la legalizzazione non per la liberalizzazione?
«Liberalizzare è escluso perché significherebbe che chiunque, anche un bambino di otto anni, potrebbe comprare quantità illimitate di droga e penso che almeno su questo siamo d’accordo. Ma proprio perché si tratta di una legalizzazione qualsiasi proposta di legge imporrebbe limiti. Anche quella di Roberto Giachetti attualmente in discussione in Parlamento fissa limiti sulla quantità di principio attivo.
Dunque i criminali prospererebbero ugualmente operando oltre quel limite peggiorando la situazione attuale. Perché?
«Punterebbero soprattutto sui minori esclusi dal mercato legale. Alla legalizzazione solitamente corrisponde sia un incremento dell’uso delle droghe sia la permanenza di un mercato illecito parallelo. Come in Colorado dove il 40 per cento della droga consumata viene dal mercato illegale».
Ma il giro di affari crimina-le legato alla droga prospera anche con l’attuale legislazione. Bocciata l’ipotesi di Roberti quali potrebbero essere le alternative?
«Non ci si preoccupa più dello spaccio al dettaglio e si punta soltanto al traffico internazionale. Ma guardiamo a come sono andate le cose 20 anni fa con il contrabbando, circoscritto perché combattuto a tutti i livelli. Il consumo non è mai stato perseguito e non deve esserlo ma lo spaccio sì. Non metto sullo stesso piano il piccolo spacciatore e il narcotrafficante internazionale ma entrambi hanno un ruolo e vanno perseguiti».
Ma lo Stato non potrebbe agire come ha fatto per il fumo spiegando che fa male alla salute piuttosto che puntare ad un sistema proibizione-punizione?
«Sigaretta e cannabis non sono paragonabili. Gli effetti uno spinello sono ancora riscontrabili dopo 15 giorni. Secondo me si dovrebbe poi fare molta più attenzione proprio alle conseguenze sociali del consumo di droga. Quanti incidenti mortali sono dovuti alla guida sotto l’effetto di stupefacenti? Quanti omicidi tanto efferati quanto irrazionali vengono compiuti sotto l’effetto delle droghe? Ci dimentichiamo troppo presto di omicidi come quello di Alatri dove la droga è protagonista».
Da “Il Giornale” del 7 maggio 2017. Intervista di Francesca Angeli. Foto da GiornaleSM