di Michele Brambilla
Domenica 20 maggio, solennità di Pentecoste, festa dello Spirito Santo che invia i discepoli a predicare il Vangelo in tutto il mondo. Lo sguardo di Papa Francesco, durante la Messa solenne celebrata nella basilica di San Pietro in mattinata e durante la recita del Regina Coeli, è inevitabilmente proiettato su tutte le terre raggiunte dall’annuncio cristiano perché così vuole proprio lo Spirito donato agli Apostoli. «Gesù aveva detto ai suoi Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo […] e di me sarete testimoni» (At 1,8)». E, ricorda il Papa nell’omelia «avvenne proprio così: quei discepoli, prima paurosi, rintanati a porte chiuse anche dopo la risurrezione del Maestro, vengono trasformati dallo Spirito e, come annuncia Gesù nel Vangelo odierno, “gli danno testimonianza” (cfr Gv 15,27). Da titubanti diventano coraggiosi e, partendo da Gerusalemme, si spingono ai confini del mondo». Lo Spirito Santo «[…] sblocca gli animi sigillati dalla paura. Vince le resistenze. A chi si accontenta di mezze misure prospetta slanci di dono. Dilata i cuori ristretti. Spinge al servizio chi si adagia nella comodità. Fa camminare chi si sente arrivato. Fa sognare chi è affetto da tiepidezza». La sua azione è quindi più profonda e significativa delle rivoluzioni mondane, che si auto-propongono come palingenetiche. «Tanti promettono stagioni di cambiamento, nuovi inizi, rinnovamenti portentosi, ma l’esperienza insegna che nessun tentativo terreno di cambiare le cose soddisfa pienamente il cuore dell’uomo. Il cambiamento dello Spirito è diverso: non rivoluziona la vita attorno a noi, ma cambia il nostro cuore; non ci libera di colpo dai problemi, ma ci libera dentro per affrontarli; non ci dà tutto subito, ma ci fa camminare fiduciosi, senza farci mai stancare della vita».
La Chiesa non ha mai preteso di sanare immediatamente tutti i problemi sociali. Poiché il suo annuncio è trascendente è da sempre osteggiata da tutti coloro che pretendono di creare per l’uomo una salvezza intramondana. È rimasta celebre la frase di Stalin (1878-1953) che chiedeva quante divisioni avesse il Papa. La forza della Chiesa è davvero temibile per i potenti di questo mondo perché non le appartiene, ma viene dall’Alto.
Le divisioni del Papa continuano ad acquisire nuovi “soldati di prima linea”. Al termine del Regina Coeli Francesco annuncia infatti un nuovo concistoro in rubro (29 giugno), durante il quale imporrà la berretta cardinalizia a 14 candidati, presi ancora una volta da ogni angolo del pianeta (per l’Italia il vicario dell’Urbe mons. Angelo De Donatis e l’arcivescovo dell’Aquila mons. Giuseppe Petrocchi). Il rosso dei cardinali è lo stesso del sangue dei martiri: ricorda loro che devono dare per primi l’esempio di fedeltà integerrima.
Come se non bastasse, aumentano pure le “forze speciali” che risiedono già nei Cieli: giusto il 19 maggio il Papa ha annunciato la canonizzazione simultanea di Paolo VI (1897-1978), di mons. Oscar Arnulfo Romero Galdamez (1917-79) e di Francesco Spinelli (1853-1913), fissandola al 14 ottobre. L’arcidiocesi di Milano, già in festa per Papa Montini, che la governò dal 1954 al 1963, gioisce pure per il beato Spinelli, fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, un altro ambrosiano.