Quanto avvenuto al secondo turno delle elezioni francesi ha un “illustre” precedente
di Oscar Sanguinetti
Come non era difficile pronosticare, la destra francese è stata tenuta lontana dall’area del potere. Il “diabolico” combinato del ballottaggio, della desistenza e dell’allarme sulla “Repubblica in pericolo” — lanciato non dai media di sinistra, ma dal presidente “di tutti i francesi” —, hanno “lavorato” a dovere, come testimonia l’altissima affluenza alle urne. Così il chiaro verdetto delle elezioni per il Parlamento europeo e del primo turno di quelle legislative francesi, ovvero che un terzo degli elettori ha votato a destra, è stato letteralmente ribaltato. Al ballottaggio, il Fronte Popolare è cresciuto sensibilmente— ma non ha fatto il boom di cui tanto si parla —, il centro ha perso, ma poteva andargli peggio; la destra è cresciuta di parecchi seggi, ma manca un risultato coerente o, magari, superiore (come tutti pensavano) a quello del primo turno.
Molte sono le riflessioni, non tutte amare, che questi dati di fatto suscitano.
Se mi si consente una premessa storica, i fatti del 7-8 luglio 2024 richiamano prepotentemente alla mente un episodio analogo: più di duecento anni fa, il 18 Fruttidoro 1797, nelle elezioni parlamentari i realisti riportarono una grande vittoria, conquistando la maggioranza al Consiglio degli Anziani ed in quello dei Cinquecento, ma il Direttorio, su cui incombeva l’ombra del futuro “Cesare”, Napoleone Bonaparte (1769-1821), con un colpo di Stato dell’esercito piegava il verdetto delle urne a favore della Rivoluzione, arrestando e condannando i capi realisti. Non voglio dire che fra i due eventi vi sia coincidenza, ma di sicuro ieri, per lo meno dalle parti di chi ha in mano le leve del potere in Francia, si è respirato un clima simile.
In primis si è trattato di una vittoria — da parte di uno schieramento quanto mai eterogeneo e diviso — frutto di una mobilitazione eccezionale “contro” un avversario di cui ci si voleva sbarazzare per timore o per disgusto quasi fisici, ma non è stato certo l’imporsi fra il popolo di una nuova idea, né di un nuovo progetto politico per il Paese transalpino.
A Macron il gioco di perimetrare il voto europeo — un votante francese su tre ha detto “no” all’Europa dei tecnocrati —, ridimensionandolo su scala nazionale, è riuscito mediante artifici resi disponibili dal sistema elettorale a doppio turno, ma il suo controllo dell’Assemblea Nazionale francese si è ridotto, con una destra sconfitta sì, ma cresciuta di oltre cinquanta deputati, creando una frammentazione — tre blocchi: sinistra, centro e destra — che renderà la governabilità del Paese molto meno facile. Il presunto boom della sinistra, se si contano i seggi del primo e del secondo turno, in effetti non c’è stato: solo Melenchon, in attesa dell’esplosione del suo composito Fronte Popolare, potrà fare la voce più grossa, perché il suo contributo è stato fondamentale per stoppare l’ascesa della destra.
Il dato vero che emerge, se leggiamo le elezioni come un sondaggio privilegiato e a campo intero della volontà dei cittadini francesi, è che quando l’elettorato francese ha potuto esprimersi libero da condizionamenti ha dato la maggioranza relativa alla destra nazional-conservatrice. Il che conferma, che, nonostante l’oggettiva impasse, la destra cresce nella società francese — come in Germania, in Olanda, in Italia —perché i problemi che denuncia permangono intatti, anzi, si aggravano ogni giorno di più, sì che, alla lunga, non sarà più possibile tenerla fuori dal sistema solo con gli artifizi della tecnica politica.
L’impasse di cui sopra, se è sicuro che in patria creerà problemi alla destra francese, perenne esclusa dalla “stanza dei bottoni”, a livello europeo — senza escludere qualche riflesso anche sulla imminente elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti — ha avuto un impatto peggiore, spingendo il RN nelle braccia filo-putiniane del nuovo gruppo politico ispirato da Orbàn, dividendo il gruppo conservatore e riducendone il peso condizionante sulla maggioranza.
Inoltre potrebbe creare complessi — o divisioni — fra i conservatori e dare suggerimenti alle sinistre dei Paesi dove non sono al governo, come da noi in Italia. I successi socialisti in Spagna e, recentemente, nel Regno Unito, uniti alla vittoria del Fronte rosso in Francia daranno senza dubbio nuovo impulso alla languente sinistra italiana, creando auspici e tentativi di “fronti” per scalzare la destra dal governo, dove l’ha messa il popolo italiano nel 2022.
Il pronostico della Le Pen, «la nostra vittoria è solo rimandata», pare meno una fanfaronata oggi che non ieri, ma l’“a quando”, sic stantibus i meccanismi elettorali della République, è veramente impronosticabile.
Giovedì, 11 luglio 2024