Prima e dopo l’udienza il Papa prega la patrona di Valencia, la Virgen de los Desamparados, perché assista il suo popolo alluvionato e tutti i disperati della terra
di Michele Brambilla
L’udienza del 6 novembre si apre con atto di omaggio all’immagine della patrona di Valencia, la Madonna invocata col titolo di Virgen de los Desamparados. Papa Francesco lo traduce come «la Madonna che si prende cura dei poveri». «Ho voluto che fosse qui, la patrona di Valencia. Questa immagine che gli stessi valenciani mi hanno regalato. Oggi, in modo speciale, preghiamo per Valencia e per altre zone della Spagna che stanno soffrendo per l’acqua», sottolinea il Pontefice.
La Madonna è colei che intercede per eccellenza. L’udienza è dedicata proprio alla preghiera di intercessione, o meglio all’azione dello Spirito Santo nella preghiera. «Lo Spirito Santo è nello stesso tempo soggetto e oggetto della preghiera cristiana. Egli, cioè, è Colui che dona la preghiera ed è Colui che è donato dalla preghiera. Noi preghiamo per ricevere lo Spirito Santo e riceviamo lo Spirito Santo per poter pregare veramente, cioè da figli di Dio, non da schiavi», dice infatti il Papa, che rimprovera coloro che pregano per timore di andare all’inferno se non lo fanno. Non vi si va per così poco: come ricorda Francesco, «la preghiera è libera» e se non ci si sente liberi di pregare occorre fare discernimento. Dio non vuole mai il nostro male: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,13). «Nel Nuovo Testamento vediamo lo Spirito Santo discendere sempre durante la preghiera», sia di Gesù che degli Apostoli.
La Chiesa non cessa mai di pregare lo Spirito, «ma c’è anche l’altro aspetto, che è il più importante e incoraggiante per noi: lo Spirito Santo è Colui che ci dona la vera preghiera. San Paolo afferma questo: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27)».
L’uomo, però, molto spesso prega male: infatti «“mali, mala, male petimus”, che vuol dire: essendo cattivi (mali), chiediamo cose sbagliate (mala) e in modo sbagliato (male)». La prima richiesta deve essere la presenza stessa di Dio in noi e tra noi, perché lo Spirito «ci attesta che siamo figli di Dio e mette sulle nostre labbra il grido: “Padre!” (Rm 8,15; Gal 4,6)». Per di più «è proprio nella preghiera che lo Spirito Santo si rivela come “Paraclito”, cioè avvocato e difensore. Non ci accusa davanti al Padre, ma ci difende» implorandone la misericordia paterna.
«Lo Spirito Santo intercede per noi e ci insegna anche a intercedere, a nostra volta, per i fratelli»: per il Pontefice «questa preghiera è particolarmente gradita a Dio perché è la più gratuita e disinteressata. Quando ognuno prega per tutti, avviene – lo diceva sant’Ambrogio – che tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica». Impariamo, quindi, a non pregare solo per le nostre necessità, ma ad intercedere anche per quelle degli altri.
Mettendo per primi in pratica questo insegnamento, «non dimentichiamo la martoriata Ucraina, che soffre tanto; non dimentichiamo Gaza e Israele», ma neanche «il Myanmar. E non dimentichiamo Valencia né la Spagna. Per questo» il Santo Padre conclude l’udienza con un’Ave Maria davanti all’immagine della Virgen de los Desamparados.
Giovedì, 7 novembre 2024