Giovanni Codevilla, Cristianità n. 417 (2022)
L’opera di Maria Chiara Dommarco, dottoranda presso la Scuola dei Dottorati dei Santi Cirillo e Metodio a Mosca — ora uscita in Russia (giugno 2022) con il medesimo titolo ma in edizione ampliata presso il prestigioso Istituto San Tommaso di Mosca —, illustra l’attività della missione di soccorso vaticana organizzata in Occidente e proseguita in territorio sovietico dall’estate del 1922 all’autunno del 1924. La ricerca — articolata su una Nota introduttiva, sei capitoli, le Conclusioni e un’Appendice documentaria — è basata su un esame attento e approfondito delle fonti d’archivio, segnatamente gli archivi vaticani, l’Archivum Romanum Societatis Iesu, l’Archivio Salesiano Centrale e l’Archivio Statale della Federazione Russa (GARF), e contribuisce in modo sostanziale alla ricostruzione di vicende poco studiate e trascurate dalla storiografia anche recente.
Un ruolo centrale e determinante in questa complessa vicenda viene svolto da alcuni gesuiti statunitensi, segnatamente padre Edmund A. Walsh (1885-1956) e i suoi confratelli Joseph Farrell e Louis J. Gallagher (1885-1972), e da missionari di altre congregazioni
Il 12 marzo 1922 il cardinal Pietro Gasparri (1852-1934) e il plenipotenziario del governo bolscevico, Vaclav Vorovskij (1871-1923), firmano l’accordo con il quale Papa Pio XI (1922-1939) realizza la speranza di Benedetto XV (1914-1922): dar vita a una missione di soccorso alle popolazioni di una Russia devastata dalla guerra civile e dalla dissennata politica agraria imposta dai bolscevichi, che stava generando carestia, epidemie e la morte di milioni di persone.
L’autrice non si sofferma sugli aspetti più tragici e macabri della grande carestia, come quello del cannibalismo, al quale fa esplicito riferimento lo stesso Vladimir Il’ič Ul’janov «Lenin» (1870-1924) nella lettera segreta al futuro ministro degli Esteri Vjaceslav Michajlovic Skrjabin «Molotov» (1890-1986), del 19 marzo 1922, nella quale dà le istruzioni per creare uno scontro con la Chiesa, affermando, fra l’altro: «[…] Proprio ora e soltanto ora, quando nelle località affamate si mangia carne umana e sulle strade giacciono centinaia, se non migliaia di cadaveri, noi possiamo (e per questo dobbiamo) effettuare la requisizione dei preziosi della chiesa con l’energia più furiosa e spietata, senza alcuna esitazione nel soffocare qualsiasi opposizione» (cfr. il testo completo delle lettera in V.I. Lenin, Neizvestnye dokumenty. 1891-1922, a cura di Ju.N. Amiantov, Ju.A. Achapkin e V.N. Stepanov, Rosspėn, Mosca 1999, pp. 516 e ss). La tragedia del cannibalismo, che si ripeterà nella grande carestia del decennio successivo, viene menzionata anche in un documento del 5 agosto 1922, inviato alla Nunziatura cecoslovacca, nel quale si afferma: «I casi di antropofagia, è vero, non sono stati così frequenti come nelle regioni del Volga, però molti cadaveri sono stati divorati. Sono stati registrati casi di componenti di una famiglia uccisi per essere mangiati» (p. 9), tragedia descritta dal gesuita francese Michel-Joseph Bourguignon d’Herbigny (1880-1957) nell’articolo L’aide pontificale aux enfants affamés de Russie, pubblicato sulla rivista Orientalia Christiana (n. 14, aprile-maggio 1925) e citato dall’autrice nell’edizione francese.
La missione — della quale facevano parte dodici sacerdoti, diretti in diverse zone del Paese (Mosca, Krasnodar, Jevpatorija, Džankoj, Rostov e Orenburg) — ebbe un carattere strettamente umanitario, con l’esclusione esplicita di finalità di carattere religioso, ma con un impatto assai rilevante sul piano diplomatico e, a ben vedere, anche su quello religioso, permettendo di scoprire i tesori e il fascino della tradizione liturgica della Chiesa d’Oriente e diventando fonte di informazione primaria per la Santa Sede, soprattutto sulla lotta antireligiosa e il processo contro i cattolici del 1923. L’aiuto fornito alla popolazione russa nei due anni della missione con la fornitura di prodotti alimentari e di farmaci, l’organizzazione di centri di assistenza, la ricerca dei dispersi in seguito alla Prima Guerra Mondiale (1914-1918) e al conflitto civile che ne seguì, senza tener conto dell’appartenenza confessionale degli assistiti, sarà sostanziale, al pari del dialogo ecumenico condotto in contemporanea con lo scatenarsi della violenta e cruenta campagna antireligiosa.
Al termine della fase acuta dell’emergenza la missione viene interrotta dal governo bolscevico, che pone il veto all’ingresso nel Paese di missioni di soccorso straniere, deludendo così ogni aspettativa vaticana di dar vita a una missione permanente.
L’opera in esame, per la ricchezza delle fonti d’archivio sui quali è costruita, è uno strumento quanto mai prezioso e indispensabile per la conoscenza di un periodo storico assai complesso e contraddittorio, finora esaminato dalla storiografia in modo approssimativo.
Giovanni Codevilla