Quanti conoscono i trenta martiri brasiliani del Rio Grande do Norte? È una storia iniziata nel 1624, quando il Brasile era una colonia portoghese, unita temporaneamente alla Corona spagnola. Era in corso la guerra dei Trent’anni (1618-1648), durante la quale gli olandesi, calvinisti e nemici della Spagna, erano sbarcati presso Bahia do Salvador, dando avvio alla persecuzione dei cattolici.
Gli abitanti avevano reagito guidati dall’ottuagenario vescovo Marco Teixeira e, grazie anche al contributo di un migliaio di soldati napoletani, alleati degli spagnoli, avevano scacciato l’invasore. Fu un episodio significativo, che vide uniti i tre gruppi etnici del Paese — indios, neri e bianchi — e pose le basi della nuova nazionalità brasiliana.
Nel 1645 gli olandesi erano tornati, provocando una nuova insurrezione, che nove anni dopo porterà alla liberazione definitiva del Paese. È allora — fra luglio e ottobre — che vengono compiuti nuovi massacri di cristiani. Gli invasori offrono ai fedeli la possibilità di convertirsi al calvinismo, ma loro — sacerdoti, religiosi e interi gruppi familiari — scelgono il martirio, che avrà luogo con grandi atrocità: lingue strappate, braccia e gambe mozzate, bambini tagliati a metà. Fra le tante vittime il postulatore ne ha identificate appunto trenta, beatificate da san Giovanni Paolo il 5 marzo 2000, che il prossimo 15 ottobre Papa Francesco eleverà alla gloria degli altari.