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Massimo Introvigne, Il ritorno dello gnosticismo, con un’introduzione di Giovanni Cantoni, SugarCo, Milano 1993, pp. 266, L. 25.000

31 Ottobre 1993 - Autore: Alleanza Cattolica

Cristianità n. 222 (1993)

 

Massimo Introvigne, Il ritorno dello gnosticismo, con un’introduzione di Giovanni Cantoni, SugarCo, Milano 1993, pp. 266, L. 25.000

 

Nella lettera pastorale Nuova reli­gio­si­tà e nuova evangelizzazione (Piemme, Casale Monferrato [Alessandria] 1993; cfr. recensione di Massimo Introvigne in Cristianità, anno XXI, n. 215-216, marzo-aprile 1993), mons. Giuseppe Ca­sa­le, arcivescovo di Foggia-Bovino nonché presidente del CESNUR, il Centro Stu­di sulle Nuove Religioni, distingue quat­tro aspetti del fenomeno della nuova religiosità: le sette e i nuovi movimenti religiosi, le nuove credenze, il «ritorno della magia» e il ritorno dello gnosticismo. A proposito di quest’ultimo fenomeno il presule osserva che «si tratta di una problematica che richiederebbe un’analisi più approfondita» (ibid., p. 32). Massimo Introvigne, autore, co-autore e curatore di undici volumi in tema di nuovi movimenti re­­ligiosi e di magia, nonché direttore del CESNUR, interviene su questa specifica dimensione della nuova religiosità con un’opera intitolata Il ritorno dello gnosticismo.

L’edizione italiana si apre con una Intro­du­zione di Giovanni Cantoni, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, che descrive una delle modalità d’ingresso dell’uomo contemporaneo nel mondo della nuova reli­gio­si­tà, modalità particolarmente rilevante per il ritorno dello gnosticismo (pp. I-X). L’analisi, che si ispira a Giam­bat­tista Vico, descrive, «attraverso un momento di “seco­la­riz­zazione selvaggia”», un «corso» che porta in sé le premesse di un «ricorso», in cui il «post-scetticismo» e il «post-razion­ali­smo» si rivelano come «nuova re­ligio­si­tà», che è insieme ritorno di una for­ma «primitiva» di rapporto con il sacro.

L’opera di Massimo Introvigne consta di tre parti. La prima (pp. 7-83) è dedicata a quello che l’autore definisce «neo-gnosticismo», cioè al riemergere in vari campi del sapere e dell’agire umano di temi tipici dell’antico gnosticismo, termine di cui si serve, seguendo la maggioranza degli studiosi dell’argomento, per descrivere il movimento dei primi tre secoli dell’era cristiana, distinguendo così «gno­sti­cismo» — un fenomeno storico determinato — da «gnosi», una categoria più vasta ma insieme più vaga (pp. 9-25). In questo senso tendenze «neo-gno­stiche» si ritrovano all’interno della filosofia, della politica, del pensiero scientifico, della letteratura — viene discusso in particolare il romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa — e soprattutto nella psicologia del profondo con autori come Georg Groddeck, Wilhelm Reich e Carl Gustav Jung (pp. 26-47).

Di particolare rilievo sono le pagine dedicate a Carl Gustav Jung e a un suo opuscolo poco conosciuto, i VII Sermones ad Mortuos, l’opera più di­chia­ratamente gnostica dello psicanalista svizzero, che egli volle far circolare soltanto in un’edizione privata e che venne divulgata solamente un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1962 (pp. 41-47). Massimo Introvigne si mostra più riservato sull’uso indiscriminato dell’espressione «neo-gnosticismo» per designare nel loro insieme sia i nuovi mo­vimenti religiosi (pp. 48-68), sia spe­ci­­fici nuovi movimenti magici nel mondo dello spiritismo, dell’occultismo e del satanismo (pp. 69-83).

L’autore — che non si schiera certamente fra quanti vogliono vedere dovunque, nella nuova religiosità contemporanea, forme nascoste di gnosti­ci­smo — identifica tuttavia alcuni temi neo-gnostici in fenomeni contemporanei come la Sciento­lo­gia e il New Age, ma mostra anche come alcuni nuovi movimenti religiosi rappresentino tendenze completamente diverse che, per esempio, esaltano il corpo e la materia, disprezzati invece dallo gnosticismo antico. Un esame di diverse ipotesi inter­pre­­ta­ti­ve delle relazioni fra nuova re­li­gio­sità e gnosticismo offre a Massimo Introvigne l’occasione per svolgere una serie di considerazioni metodologiche relativamente allo studio dei nuovi movimenti e delle nuove credenze religiose, nonché dei loro rapporti con il processo di secolarizzazione.

La seconda parte dell’opera (pp. 85-202) consiste in una minuziosa ricostruzione della storia e delle dottrine del «nuovo gnosticismo», fenomeno che l’autore distingue dal «neo-gno­sti­ci­smo», rilevando come nel primo — a differenza di quanto avviene nel secondo — il collegamento con lo gnosticismo antico, ben lungi dall’essere occultato, viene tematicamente ricercato. Sorgono così Chiese Gnostiche, la cui fedeltà dot­tri­na­le allo gnosticismo antico è stata — giustamente — criticata dagli specialisti delle scuole gnostiche dei primi secoli dell’era cristiana, ma la cui importanza per una storia dei nuovi movimenti magici contemporanei — e anche delle massonerie, con cui diverse Chiese gno­stiche hanno intrattenuto rapporti piuttosto stretti — non può essere trascurata.

Massimo Introvigne ricostruisce anzitutto la vita e le attività di Jules-Benoît Doinel (1842-1902), figura complessa e anche contraddittoria — fece discutere, per esempio, una sua conversione al cattolicesimo, forse effimera —, che è alle origini della prima Chiesa Gnostica, fondata a Parigi nel 1890 (pp. 88-125). Dopo aver analizzato i rituali della prima Chiesa Gnostica e i suoi rapporti con lo spiritismo, con la Società Teosofica e con la massoneria francese dell’epoca, l’autore descrive la storia delle Chiese Gnostiche di origine francese dopo la morte di Jules-Benoît Doinel: una storia, come sempre accade, caratterizzata da molteplici scismi, ma anche da un’espansione internazionale che interessò, fra l’altro, anche l’Italia, dove venne fondata una Chiesa Gnostica d’Italia, con importanti legami con la massoneria italiana maggioritaria (pp. 126-148). Gli specialisti apprezzeranno particolarmente lo sforzo di ricostruzione — condotto attraverso documenti in gran parte inediti — delle filiazioni, dei rituali e dei nomi dei vescovi delle diverse Chiese Gnostiche, spesso figure assai significative del mondo della magia, della massoneria e dell’eso­te­ri­smo.

In un capitolo ulteriore Massimo Intro­vi­gne esamina un filone particolare di scismi dall’originaria Chiesa Gno­sti­ca di Jules-Benoît Doinel: la Ecclesia Gno­sti­ca Catholica e le sue derivazioni, nate dalla trasmissione del­l’epi­sco­pa­to gnostico a figure particolarmente interessate alla magia sessuale lungo la linea degli occultisti Theodor Reuss (1855-1923) e Aleister Crowley (1875-1947). La «messa gno­sti­ca» diventa in questi ambienti un rito orgiastico, di cui Massimo Introvigne ricostruisce le fonti, in gran parte sconosciute, mettendo in luce in particolare la figura — fino a oggi pressoché ignorata — del cavaliere belga Georges Le Clément de Saint-Marcq, un dignitario della massoneria del suo paese fanaticamente anti­cat­to­li­co, la cui influenza su questo filone è stata decisiva. Il capitolo si conclude con un’analisi degli scismi della Ecclesia Gnostica Catholica dopo la morte di Theodor Reuss e di Aleister Crowley (pp. 149-175).

Segue una panoramica delle Chiese Gnostiche di oggi, tuttora presenti e influenti anche se secondo due diversi tipi di modalità. Alcune Chiese Gnostiche — in particolare quelle italiane, che derivano dal medico massone perugino Francesco Brunelli (1927-1982), quelle degli Stati Uniti, dove i leader più importanti sono Rosa Miller, George Burke e Michael Bertiaux, e quelle che derivano in Francia, in Belgio e in Grecia dalle attività dell’eso­te­ri­sta Armand Toussaint — costituiscono circoli piuttosto ristretti e discreti, ma non privi d’influenza, perché di essi fanno parte personaggi, che hanno contemporaneamente ruoli di rilievo anche in orga­niz­­zazioni magiche o massoniche più grandi. Per contro il Movimento Gnostico, fondato dal colombiano Sa­mael Aun Weor — pseudonimo di Victor Manuel Gomez (1917-1977) — e diviso in tre branche — tutte presenti anche in Italia — in seguito a scismi so­pravvenuti dopo la morte del fondatore, ha scelto la strada di un’organizzazione di massa, con diverse decine di migliaia di seguaci soprattutto in Canada e in America Latina, dove ha provocato reazioni preoccupate da parte di varie conferenze episcopali cattoliche. In genere — nota Massimo Introvigne — tutti questi movimenti contemporanei rappresentano tentativi di sintesi fra l’impostazione di Jules-Benoît Doinel e quella della Ecclesia Gnostica Catholica: quasi tutti comprendono pure insegnamenti segreti di magia sessuale, anche se — rispetto ad Aleister Crowley — gli aspetti liturgici e rituali conservano un’importanza maggiore e l’uso magico della sessualità viene proposto cercando di tenersi lontani dai toni orgiastici estremi dell’oc­cul­ti­sta inglese (pp. 176-202).

La terza parte dell’opera di Massimo Introvigne (pp. 203-231) esamina le reazioni del mondo cattolico al ritorno dello gnosticismo, discutendo le preoccupazioni manifestate, fra gli altri, dal card. Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles, dal già citato mons. Giuseppe Casale e da varie riviste cattoliche italiane. L’autore insiste soprattutto sull’emergere, all’interno della teologia cattolica, di una corrente che chiama «teologia dell’auto-liberazione», di intonazione chiaramente neo-gnostica, rap­pre­sentata particolarmente dal discusso teologo statunitense Matthew Fox, oggetto di provvedimenti da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede e che, secondo alcune statistiche, sarebbe l’autore di opere di teologia oggi più letto nel mondo.

Mentre il declino del comunismo causa un declino della «teologia della libera­zio­ne» filo-comunista, Massimo Intro­vi­gne esprime la preoccupazione che un nuovo pro­gres­sismo si manifesti appunto in una «teologia dell’auto-liberazione» neo-gnostica, più seducente e non meno pericolosa: «Sembra proprio che nei prossimi anni le gerarchie della Chiesa Cattolica si troveranno sempre più spesso di fronte — se quello che succede negli Stati Uniti costituisce un’anticipazione di fenomeni che si estenderanno facilmente su scala mon­dia­le — non più a barbuti “te­o­­logi della liberazione” che citano Marx, ma piuttosto a eleganti “teologi dell’auto-liberazione” che citano Jung, l’ennea­gram­ma, il New Age, A Course in Miracles [un testo di­chia­ra­ta­mente neo-gnostico popolare nel New Age], vantano le virtù del sincretismo e non si vergognano di rivalutare lo gno­sti­ci­smo» (p. 228).

Questi ultimi rilievi mostrano l’ampiezza del fronte e della sfida che il ritorno dello gnosticismo, componente decisamente non secondaria del più vasto fenomeno della nuova religiosità, pone alla Chiesa cattolica impegnata nell’opera della «nuova evan­ge­liz­za­zio­ne».

Il testo di Massimo Introvigne — opportunamente completato da una Nota bibliografica (pp. 245-254) e da un Indice dei nomi (pp. 257-262) — colma un vuoto particolarmente avvertito negli studi sulla nuova religiosità in lingua italiana e si pone come guida per affrontare quella che, fra le componenti della nuova religiosità, si presenta come la più difficile da definire e da delimitare e quindi — di conseguenza — da contrastare, mentre rappresenta un pericolo tutt’altro che secondario e trascu­ra­bi­le.

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