Le apparizioni mariane che si svolgono a Medjugorje dal 1981 sono probabilmente l’evento religioso più importante del nostro tempo. Chi ha a cuore la nuova evangelizzazione non può non prestare attenzione a quanto accade nel piccolo paese dell’Erzegovina, che è stato definito il “confessionale del mondo”, un luogo dove milioni di pellegrini di ogni nazione si ritrovano ogni anno e dove sono avvenute centinaia di migliaia di conversioni. Queste conversioni hanno dato vita a migliaia di gruppi di preghiera che si ritrovano periodicamente per pregare e per mantenere vivo il fervore della conversione nata nella parrocchia di Medjugorje. Chi conosce questi gruppi sa che la fede nata o rinata è diventata una fede cattolica a tutti gli effetti, che va oltre la singola apparizione ed è diventata autentica fede nell’unica Rivelazione che si è conclusa con la morte dell’ultimo degli Apostoli.
Insomma, come diceva un grande esperto di rivelazioni private, padre Angelo Maria Tentori, se anche le apparizioni non fossero autentiche, nel caso di Medjugorje Dio se ne è impadronito perché nessuno se non Lui può favorire tanti propositi di cambiare vita.
L’11 febbraio il Santo Padre Francesco, come scrive L’Osservatore Romano del giorno successivo, ha incaricato il vescovo polacco mons. Henryk Hoser di recarsi a Medjugorje come inviato speciale della Santa Sede. Il suo sarà un incarico pastorale, soprattutto rivolto a conoscere le “esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base a esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro“.
Nulla a che vedere dunque con il riconoscimento delle apparizioni, tema che spetta alla Congregazione per la Dottrina della Fede dopo il lavoro, svolto, concluso e consegnato al Papa, della Commissione istituita da Benedetto XVI e presieduta dal card. Ruini.
Appaiono così singolari e un poco sciocche le tante esternazioni comparse sulla stampa in questi giorni.
Al di là delle sue opinioni, Papa Francesco ha una attenzione particolare per Medjugorje, come è del resto naturale per un fenomeno religioso di tali dimensioni. In un luogo dove avvengono tante conversioni, dove milioni di fedeli si confessano, spesso dopo tanti anni di lontananza dalla vita sacramentale, la Santa Sede sente giustamente il problema di come favorire un evento e di come creare le condizioni migliori perché possa continuare a dare i frutti importanti che ha dato finora.
Chiunque è libero di credere o no alla veridicità delle apparizioni, ma i frutti non possono essere ignorati perché costituiscono un patrimonio umano straordinario e inaspettato, e la Chiesa ha certamente il dovere di occuparsene. Ecco perché Papa Francesco non ha commissariato nulla, come erroneamente viene scritto, ma ha semplicemente scelto un suo incaricato per trovare le soluzioni pastorali più adatte a migliorare il servizio rivolto ai fedeli.
Da parte nostra, prendiamo atto di questa attenzione della Chiesa. Frequentiamo il più possibile i tanti gruppi di preghiera sorti in questi anni, ricordando anche gli altri importanti frutti delle apparizioni, come Radio Maria, presente ormai in quasi cento paesi del mondo, le riviste come La presenza di Maria e tutte le altre iniziative nate da quell’evento.
Soprattutto, impariamo a essere realisti, cioè ad aderire alla realtà senza la pretesa di adeguarla ai nostri pensieri: che i cattolici imparino ad ascoltare prima di giudicare, a osservare i frutti senza pregiudizi, a lasciarsi coinvolgere. Allora e solo allora potranno valutare.
Marco Invernizzi