di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 28/12/2020
Il metropolita di Minsk, dopo 4 mesi di esilio forzato, è ritornato in patria. Dopo una conferenza stampa, ha celebrato la messa di Natale nella cattedrale. Superata la frontiera, inginocchiatosi, ha baciato la terra bielorussa. Il ringraziamento a papa Francesco e al nunzio mons. Ante Jozic per il suo ritorno. La libertà religiosa in Russia, dopo tre generazioni di ateismo è una responsabilità.
Mosca (AsiaNews) – La Chiesa cattolica in Bielorussia è in festa per il ritorno del suo metropolita, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, rimasto per 4 mesi in esilio, lontano dalla patria e dal suo gregge. L’arcivescovo era accusato di complotti con forze straniere contro il governo del suo Paese.
Egli ha potuto varcare la frontiera la mattina del 24 dicembre. Nel pomeriggio, giunto a Minsk, ha tenuto una conferenza stampa per i giornalisti nella cattedrale del Santissimo Nome di Maria. Mons. Kondrusievic ha raccontato che dopo aver attraversato la frontiera, ha chiesto all’autista di fermarsi, è uscito dall’auto e in ginocchio, ha ringraziato Dio per il ritorno, baciando la terra. Con la voce rotta dalle lacrime il prelato ha aggiunto: “E’ la mia terra! Io sono cresciuto qui! Non ho mai detto niente contro la Bielorussia, ho sempre difeso i suoi interessi, e lo farò ancora in futuro”.
Il metropolita ha spiegato i motivi della sua visita in Polonia, per la quale è stato accusato dal presidente Lukašenko di “essere andato a prendere ordini”. “Non c’è nessun segreto, ero andato per la prima comunione dei figli di una mia parente, che era prevista per maggio, ma a causa della pandemia era stata rimandata. Ne ho approfittato per farmi visitare dai medici, poiché l’anno scorso mi avevano fatto un’operazione molto complessa per stabilizzare la spina dorsale. Mi avevano detto di farmi vedere di tanto in tanto, adesso sto bene dopo quell’operazione”.
Durante i mesi in Polonia, l’arcivescovo leggeva i commenti sulla situazione in patria, ma – ha precisato, “il pastore deve stare con i suoi, anche se oggi, grazie ai moderni mezzi di comunicazione, è molto più facile rimanere in contatto”. Egli ha potuto tenere ritiri e conferenze tramite internet, visitate da oltre 40 mila persone, “un numero enorme di persone, che dal vivo è difficile radunare”.
Il trasferimento in patria è stato reso possibile dalle trattative tra la nunziatura e il ministero degli esteri bielorusso, e l’arcivescovo ha espresso gratitudine verso tutti coloro che hanno aiutato per il buon esito.
La sera del 24 dicembre, il metropolita ha celebrato la messa solenne nella cattedrale. Alla celebrazione hanno partecipato il nunzio apostolico in Bielorussia, l’arcivescovo Ante Jozic, e il vicario generale dell’arcidiocesi di Minsk-Mogilev, monsignor Jurij Kosobutskij. La Messa è stata anche trasmessa on-line, per oltre 4mila spettatori. Il vescovo ha ringraziato papa Francesco, rappresentato dal nunzio apostolico, per la realizzazione del miracolo del suo ritorno.
Nella sua omelia, l’arcivescovo Kondrusiewicz si è concentrato sull’esaltazione del posto di Gesù Cristo nei cuori umani. “Le sfide inaspettate che hanno colpito il mondo e il nostro Paese, hanno mostrato sia la fragilità dell’ordine mondiale moderno e la sua vulnerabilità, sia i problemi spirituali dell’uomo moderno”, ha detto il metropolita. “L’uomo si è affidato non a Dio, ma a sé stesso, al suo intelletto, allo sviluppo della scienza, della tecnologia, della cultura. L’epidemia ha dimostrato che questo era troppo poco, poiché le dimensioni microscopiche del virus hanno iniziato a sfidare i potenti di questo mondo e a metterli in ginocchio. Il coronavirus ha cambiato il modo di vivere abituale del mondo moderno, e ci ha fatto riflettere sul posto di Dio e dell’uomo nella nostra vita e nella storia umana”. “La difficile situazione socio-politica nel nostro Paese, che è diventata una nuova sfida, ci chiama anche a prestare maggiore attenzione a Dio e all’osservanza della legge di Dio”, ha aggiunto l’arcivescovo, “quanto sarebbero diverse la nostra Patria e le nostre vite se vivessimo secondo la legge dell’amore per Dio e per il prossimo! Se solo potessimo perdonarci a vicenda! Se solo, essendo diversi, fossimo uniti nella cura del bene comune! La risposta del “Sì” di Maria a Dio ha cambiato la storia del mondo, poiché faceva entrare il Salvatore, di cui oggi celebriamo la Natività. Come sarebbe la nostra storia se fossimo d’accordo con la volontà di Dio, gli dicessimo il nostro “Sì”! “
Kondrusiewicz ha ricordato che “le porte dell’ex Unione Sovietica, dove per tre generazioni ha regnato l’ateismo militante, si sono aperte a Cristo. Abbiamo la libertà, inclusa la religione. Purtroppo ci siamo presto dimenticati che la libertà non è solo un dono, ma anche una responsabilità. Di conseguenza, siamo stati incantati dal vitello d’oro della prosperità materiale, dei piaceri e della libertà illimitata senza responsabilità morale, e abbiamo iniziato ad adorarlo… Apriamo dunque, cari fratelli e sorelle, la nostra porta a Gesù, che è nato per inaugurare il ministero della Chiesa, e lasciamo che ci faccia visita”.
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