Massimo Introvigne, Cristianità n. 368 (2013)
Ascoltando il Magistero di Papa Francesco abbiamo sentito più volte allusioni a questa categoria, nuova nell’insegnamento dei Pontefici: “mondanità spirituale”. Si tratta, secondo il Pontefice, del rischio più grave che corre la Chiesa: come ha scritto ai vescovi argentini il 25 marzo, se la Chiesa si chiude nell’“autoreferenzialità” (1) e in “una specie di narcisismo” (2), allora l’esito, catastrofico, è la “mondanità spirituale”(3).
Ma che cos’è la mondanità spirituale? E da dove viene questa idea? Si legge spesso che si tratterebbe di una categoria che origina da un teologo confratello gesuita di Papa Francesco, il cardinale Henri de Lubac (1896-1991). E in effetti de Lubac nel suo libro Meditazioni sulla Chiesa, del 1953, definisce la mondanità spirituale come “il pericolo più grande per la Chiesa — per noi, che siamo Chiesa — la tentazione più perfida, quella che sempre rinasce, insidiosamente, allorché tutte le altre sono vinte, alimentata anzi da queste vittorie” (4). E commenta: “Nessuno di noi è totalmente sicuro da questo male. Un umanesimo sottile, avversario di Dio Vivente, e, segretamente, non meno nemico dell’uomo, può insinuarsi in noi attraverso mille vie tortuose. La curvitas originale non è mai in noi definitivamente raddrizzata. Il “peccato contro lo Spirito” è sempre possibile” (5).
Tuttavia, in questo brano il futuro cardinale francese non presenta la categoria della mondanità spirituale come sua. Riferisce i suoi commenti a “[…] quella che dom Vonier chiamava “mondanità spirituale”” (6). E gran parte della pagina, divenuta famosa, di de Lubac consiste di citazioni debitamente virgolettate del benedettino tedesco, naturalizzato inglese, dom Anscar Vonier (1875-1938).
Quasi sconosciuto fuori delle isole britanniche, dom Vonier è tuttora molto noto in Inghilterra. Il cognome sembra francese, ma si tratta in realtà di un tedesco, nato nel 1875 a Ringschnaitt, presso Biberach, che aveva seguito un confratello della sua regione, la Svevia, diventando benedettino — e così mutando il nome di battesimo di Martin in quello religioso di Anscar, nome sassone del santo vescovo di Amburgo e apostolo della Scandinavia, più noto come sant’Ansgar o sant’Oscar (801-865) — nella comunità inglese di Buckfast, dipendente dall’abbazia francese de La-Pierre-qui-Vire. Vonier studia a Beauvais, in Francia, poi nell’ateneo romano di Sant’Anselmo, dove diventa in seguito professore. Buckfast è un’abbazia del Devonshire distrutta dagli anglicani, che Vonier ricostruisce, diventando famoso, nello splendore del neo-gotico ottocentesco (7).
La storia di Vonier ha del romanzesco e s’incrocia con l’Argentina del nuovo Papa. Giovane monaco, gli è chiesto di accompagnare il suo superiore dom Boniface Natter O.S.B. (1866-1906) — che intende occuparsi della ricostruzione di Buckfast — in un viaggio presso le comunità benedettine argentine. Nel 1906 i due sono coinvolti nella tragedia del Sirio, una nave di emigranti salpata da Genova che naufraga al largo della Spagna — il caso diventa purtroppo famoso perché il comandante italiano, anticipando vicende più recenti, si salva abbandonando la nave — e causa la morte di almeno 150 persone. Dom Natter scompare in mare, ma dom Vonier è tra i rari superstiti e giura di riprendere il progetto della ricostruzione di Buckfast. Lo fa, diventa abate e trasforma l’abbazia — non senza una notevole sagacia nel gestire i rapporti con i media — in quella che è tuttora una delle maggiori mete turistiche cattoliche inglesi, favorita anche dal trovarsi a margine di quella brughiera di Dartmoor in cui si svolge il famoso romanzo con Sherlock Holmes Il mastino dei Baskerville (8).
Figura mediatica più nota di vescovi e cardinali, dom Vonier era però anche quello che molti consideravano il maggiore teologo inglese del suo tempo e uno dei più amati autori di manuali di vita spirituale. Si deve fra l’altro a dom Vonier la prima riflessione teologica articolata sulla nozione di Chiesa come “popolo di Dio” (9), che sarà adottata dal Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), dove sarà insieme apprezzata e criticata dal futuro cardinale Yves Congar O.P. (1904-1995) come eccessivamente “monastica e liturgica” (10).
Lo stesso successo di dom Vonier e la sua popolarità fra i giornalisti lo predisponevano a riflettere sulla mondanità spirituale. Seguiamo la sua spiegazione del concetto nel libro Lo Spirito e la Sposa, del 1935 (11), che è più ampia delle citazioni riportate da de Lubac nel 1953.
Dom Vonier — i cui libri sono ancora oggi ristampati in inglese e si leggono con grande piacere e profitto — è molto attento all’influenza degli angeli, buoni e cattivi, sulla nostra anima. Il contesto è un capitolo sui doni dello Spirito Santo e su come il peccato contro lo Spirito Santo consista nell’“estinguere lo Spirito” (12), nel sottrarsi consapevolmente alla sua influenza. Questo è stato il peccato di Lucifero. In quanto angeli, spiega dom Vonier, Lucifero e i suoi seguaci erano creature “esenti da passioni che le inducessero al peccato, […] esposte a un solo pericolo: di compiacersi in se stesse, nei loro doni personali, nella loro potenza, fino a rifiutare di abbandonarsi ad una volontà esterna, alla mozione dello Spirito” (13). I poteri soprannaturali di tutti gli angeli, compresi quelli di Lucifero, erano una cosa buona. Quello che non era buono era amarli per sé stessi, usarli per sé stessi, con un “rifiuto a lasciarsi guidare” (14)dallo Spirito Santo.
Questo rischio lo corre anche la Chiesa. Essa nella storia consegue tanto “successo umano” (15) e si conquista anche tanta “gloria temporale”(16). Costruisce — dom Vonier ne aveva fatta diretta esperienza — splendide chiese, aiuta i poveri, soccorre gli ammalati. Qualche volta il mondo perseguita: ma altre volte applaude queste eccellenze della Chiesa. E qui sorge il pericolo della “mondanità” (17): che non è riferito, spiega dom Vonier, a “[…] quanto solitamente si esprime con questo termine” (18). Spesso intendiamo per mondanità della Chiesa “quell’amore delle ricchezze e dei piaceri che si trova talvolta negli alti dignitari ecclesiastici: un male sicuramente, ma certo non il più grave”(19). La Chiesa ha sempre trovato forze per superare abbastanza rapidamente le crisi di mondanità materiale, ma ha avuto molte più difficoltà con la mondanità spirituale.
Non senza l’intervento del demonio, la mondanità spirituale parte da un rifiuto ostentato — talora, peraltro, anche sincero — della mondanità materiale. L’uomo di Chiesa vittima della mondanità spirituale non si compiace di lussi e di ricchezze. Può anche vivere in estrema povertà e convincersi di stare dando l’esempio di una morale particolarmente elevata. In realtà, sta preparando una situazione che dom Vonier definisce “disastrosa” (20) per la Chiesa. Può darsi che la moralità del mondano spirituale sia davvero elevata. Ma il suo “ideale morale, diremo meglio spirituale, sarebbe, invece che la gloria del Signore, il vantaggio dell’uomo. Un atteggiamento radicalmente antropocentrico; ecco la mondanità dello spirito. Essa potrebbe divenire una colpa addirittura irremissibile nel caso, meramente ipotetico, di un uomo dotato di tutte le perfezioni spirituali, ma che non le volesse riferire a Dio” (21). Si tratta, ancora, di mondanità “dello spirito” (22), mondanità spirituale e non solo morale, perché alla fine la stessa spiritualità si corrompe, trasformata dalla mondanità in una spiritualità dell’uomo e non più di Dio.
Né varrebbe obiettare che la Chiesa apprezza l’adesione alla morale naturale di persone che non hanno la fede. Mentre per costoro si tratta di un passo avanti in un cammino verso la piena adesione alla verità — che potrà o meno essere portato a termine — per un uomo di Chiesa, che ha già la fede, l’adesione a una morale meramente naturale è un passo indietro e un rinnegamento dello Spirito Santo che apre la porta all’azione del demonio. Dom Vonier è molto severo. Se la Chiesa — scrive — dovesse mai abbassarsi “[…] al semplice livello di perfetta società etica, coll’unico obbiettivo di favorire la prosperità temporale, oppure una onestà di vita puramente naturale, la Chiesa sarebbe, non meno di Lucifero, caduta in apostasia: avrebbe rinnegato lo Spirito, rifiutando di seguirlo dove esso voleva condurla, sarebbe piaciuta agli uomini invece che a Cristo e avrebbe raccolto come ultima ricompensa gli applausi del mondo” (23).
La mondanità spirituale è dunque insieme il più grande peccato e la più grande catastrofe per la Chiesa. Lo illustra dom Vonier, l’autore che è alle origini del concetto e che varrebbe la pena di conoscere meglio, come ripete il cardinale de Lubac citandone ampi brani. E oggi lo insegna il Papa. Cediamo alla mondanità spirituale tutte le volte che facciamo il bene, compiamo scelte che ci sembrano morali — e talora lo sono davvero, almeno in parte —, rifiutiamo la ricchezza, il lusso e la mondanità materiale, ma lo facciamo per umanitarismo, per moralismo, per una religione dell’uomo che sembra avere accenti nobili, ma che non è la religione di Dio e di Gesù Cristo. La Chiesa così, ha detto Papa Francesco, diventa “una ONG [organizzazione non governativa] assistenziale” (24); dietro di cui, come insegna dom Vonier, può nascondersi il diavolo. Lo ha spiegato il Papa nella sua prima omelia, il 14 marzo, partendo da una citazione del romanziere francese Léon Bloy (1846-1917) per denunciare subito, nel suo primo giorno di pontificato,la mondanità spirituale: “”Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio” (25).
Note:
(1) Papa Francesco, Carta a los participantes en la 105a Asamblea Plenaria de la Conferencia Episcopal Argentina, del 25-3-2013, disponibile all’indirizzo Internet <www.vatican.va/ holy_father/ francesco/ letters/ 2013/ documents/ papa-francesco_ 20130325_ lettera-vescovi-argentina_ sp.html> (gl’indirizzi Internet dell’articolo sono stati consultati il 29-6-2013).
(2) Ibidem.
(3) Ibidem.
(4) Henri de Lubac S.J., Meditazioni sulla Chiesa, trad. it., Paoline, Milano 1955, pp. 446-447.
(5) Ibid., p. 447.
(6) Ibid., p. 446.
(7) Per una prima introduzione alla vita di dom Vonier, cfr. Dom Leo Smith O.S.B., The Life and Work of Abbot Anscar Vonier, intervento al Simposio del 1996 della Commissione Storica della Congregazione Benedettina Inglese, disponibile all’indirizzo Internet <www.monlib.org.uk/papers/ebch/1996smith.pdf>. Più ampiamente, cfr. dom Ernest Graf O.S.B. (1879-1962), Anscar Vonier, Abbot of Buckfast. With some account of the restoration of the Abbey and its Church, Burns & Oates, Londra 1957.
(8) Cfr. [Sir] Arthur Conan Doyle (1859-1930), Il mastino dei Baskerville. Un’altra avventura di Sherlock Holmes, trad. it., De Agostini, Novara 2012.
(9) Cfr. Dom Anscar Vonier O.S.B., The People of God, Burns & Oates, Londra 1937.
(10) Elizabeth Teresa Groppe, Yves Congar’s Theology of the Holy Spirit, Oxford University Press, Oxford-New York 2004, p. 225.
(11) Cfr. Dom A. Vonier O.S.B., Lo Spirito e la Sposa, trad. it., Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1949.
(12) Ibid., p. 170.
(13) Ibidem.
(14) Ibidem.
(15) Ibidem.
(16) Ibidem.
(17) Ibid., p. 171.
(18) Ibidem.
(19) Ibidem.
(20) Ibidem.
(21) Ibid., pp. 171-172.
(22) Ibid., p. 172.
(23) Ibid., p. 171.
(24) Papa Francesco, Omelia della Santa Messa con i Cardinali, Roma 14-3-2013, in L’Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 15-3-2013.
(25) Ibidem.