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Mons. Luigi Negri (1941-2021)

14 Febbraio 2022 - Autore: Alleanza Cattolica

In memoriam, Cristianità n. 413 (2022)

Nato a Milano il 26 novembre 1941, Luigi Negri frequenta il Liceo Classico Giovanni Berchet dove incontra come insegnante di religione l’amico e ispiratore don Luigi Giussani (1922-2005). All’Università Cattolica del Sacro Cuore Negri si laurea a pieni voti in filosofia nel 1965, discutendo una tesi sul problema della fede e della ragione in Tommaso Campanella (1568-1639). Nel 1967 entra nel Seminario ambrosiano e nel 1972 riceve a Milano l’ordinazione sacerdotale dalle mani del card. Giovanni Colombo (1902-1992). Ottenuta la licenza in teologia, e fino all’or­dinazione episcopale, è docente di Introduzione alla teologia e storia della filosofia all’Università Cattolica. Nel 2005 giunge la nomina a vescovo di San Marino-Montefeltro da parte di san Giovanni Paolo II (1978-2005). Ricevuta la consacrazione episcopale dall’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi (1934-2017), sceglie come motto Tu, fortitudo mea. Nel 2012 viene nominato padre sinodale al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Benedetto XVI (2005-2013) nel 2012 lo crea arcivescovo di Ferrara-Comacchio, incarico da cui si commiata nel 2017 per raggiunti limiti di età.

Fra i suoi numerosi scritti, vanno ricordati Ripensare la modernità, Cantagalli, Siena 2003, Vivere il Cristianesimo, Gribaudi, Torino 2004, Vivere il Matrimonio, Ares, Milano 2006, Emergenza educativa. Che fare?, Fede&Cultura, Verona 2008, Risorgimento e identità italiana. Una questione ancora aperta, Cantagalli, Siena 2011, Vivere il matrimonio. Percorso di verifica per fidanzati&sposi, Ares, Milano 2012, e False accuse alla Chiesa, Gribaudi, Torino 2016.

Se tutto è Grazia, se il tempo è lo spazio che Dio ci concede per diventare santi, se i giorni sono i signacula per ricordare meglio l’essenziale, allora non è — non può essere — un caso che mons. Luigi Negri sia stato congedato dal mondo nel tempo di Natale e nell’ultimo giorno dell’anno solare. Un Alfa e Omega, una fine del pellegrinaggio che segna l’inizio nell’eternità. L’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità era il Mistero che più lo aveva coinvolto e aveva riempito di senso la sua vocazione sacerdotale, e dunque la sua vita.

Aveva stretto amicizia profonda, di quelle che nascono dalle affinità culturale e spirituale, con Giovanni Cantoni (1938-2020), fondatore di Alleanza Cattolica, e con molti militanti dell’associazione. Certo, non si era d’accordo su tutto, ma sull’essenziale: sul ruolo della fede nella vita, e nella vita sociale; sulla necessità della carità nella verità, tradotta in vocazione appassionata per dire-mostrare-far amare il vero al prossimo; e non perché si sia più intelligenti, o più bravi, o più furbi. Solo perché non puoi dire di amare Dio che non vedi, se non ami il tuo prossimo che vedi (cfr. 1Gv. 5,20), come si è imparato, non senza fatica. Amare il prossimo soprattutto là e nel modo in cui pochi lo amano: nella costruzione della vita sociale. Sul praticare la carità intellettuale e le sue opere, senza trascurare quella spicciola e materiale. Sul dovere di tradurre nella concretezza del hic et nunc i tesori del soprannaturale, affinché la spiritualità non sia intesa come astrazione dal reale, ma quale consapevolezza di senso, nei fatti e negli avvenimenti: sempre per quella benedetta invenzione del Dio Onnipotente di farsi Uomo. Da qui la stima e la passione per la dottrina sociale della Chiesa, l’impegno nella valorizzazione di tutti gli spazi di autentica libertà, la tensione a tradurre la fede in cultura, lo sguardo stupito perché incommensurabilmente ammirato sulla persona umana.

Sacerdote coltissimo, non «insegnava» la filosofia, ma era amico della saggezza e dunque dell’etica, la quale, poiché è scienza del fare bene, è scienza della libertà. L’etica non si insegna, né si impone, la si può solo suggerire, ripeteva l’indimenticato amico e maestro, il card. Carlo Caffarra (1938-2017). Il carisma educativo del servo di Dio don Giussani, che di nome faceva Luigi come lui, lo aveva indirizzato a questa particolare opera di cogliere ogni occasione — opportune et importune — per mostrare la centralità di Cristo per ogni popolo e nazione, come per ogni uomo: «La prima cosa da fare è dire che Cristo è il Redentore dell’uomo ed è il centro del cosmo e della storia»(Luigi Negri, Chiesa Viva. Mater et Magistra, Cantagalli, Siena 2020, p. 77).

Ha sempre indicato un luogo privilegiato dove il Signore Gesù si mostra e può essere incontrato: la Chiesa, popolo di peccatori redenti, e al tempo stesso Sposa di Cristo, Madre e Maestra. Come ha abbondantemente ripetuto anche nell’ultimo libro: «Appartenere alla Santa Chiesa significa accogliere la novità di Cristo che cambia il nostro cuore e la nostra vita, per poi essere nel mondo fattori di libertà, di verità e di pace in ogni momento della nostra vita» (ibid., p. 185).

Umanamente, lo immaginiamo a conversare con Giovanni Cantoni con la stessa passione e franchezza che caratterizzava la sua presenza. Ma, forse, è più realistico confidare che, insieme ormai a tanti altri amici, stiano contemplando la Gloria che tanto alacremente hanno cercato di servire qui in terra.

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