Da AsiaNews del 27/03/2020
Seoul (AsiaNews) – La Corea del Sud è avvolta in un “clima di unità e volontà di superare insieme l’emergenza coronavirus”. Lo dichiara ad AsiaNews mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione per gli Affari sociali della Conferenza episcopale di Corea (Cbck), commentando il successo di Seoul nella lotta al Covid-19. Per molti esperti, la linea scelta dal Paese è un modello da emulare. “Sin dall’inizio – afferma il presule – il nostro governo ha agito in modo trasparente e non ha nascosto niente a gente comune, medici e malati. A differenza di altri Paesi, il Governo sudcoreano ha dimostrato grande credibilità. L’amministrazione ha chiesto e ottenuto dal popolo fedeltà e aiuto. Se siamo diventati un simbolo di speranza per il mondo, è perché quasi nessuno ha pensato solo a sé stesso”.
Secondo mons. You, questa è la ragione principale per cui il Paese è riuscito a contenere la diffusione del virus, portandosi sulla giusta strada per il ritorno alla normalità. “Ora posso spostarmi, partecipare a riunioni e svolgere le mie attività quotidiane di vescovo”, racconta. “Ma non dobbiamo abbassare la guardia. La scorsa settimana, un mio giovane sacerdote è tornato dall’America latina. Da sette giorni e per altrettanti a venire, resterà in isolamento nella sua camera. È importante evitare ogni possibilità di trasmissione del virus”. Il popolo sudcoreano, prosegue mons. You, ha saputo dimostrare “grande amore per il prossimo. È commuovente vedere quanti medici ed infermieri sono partiti per Daegu, epicentro della crisi nella nazione. La città ha anche ricevuto numerose donazioni in denaro e beni di prima necessità. Voglio sottolineare l’iniziativa del presidente e di altri esponenti del governo, che hanno deciso di devolvere il 30-50% dei loro compensi alle vittime del coronavirus. In tanti, anche sacerdoti, vi hanno aderito”.
L’emergenza coronavirus dimostra che ormai il mondo è chiamato a risolvere i problemi attraverso la collaborazione tra Paesi. “Lo sottolinea il papa, da buon parroco dell’umanità, con il concetto di ‘Casa comune’. È importante vivere per il prossimo. Il Vangelo ci ha dato un comandamento nuovo, unica legge in Terra e in Paradiso: ‘Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri’ (Gv 13,34). Il virus ci dà l’occasione di riflettere sulla nostra vita passata; crea un momento comunitario per un esame di coscienza. In Quaresima è tempo di tornare al Padre; ma non è possibile trovare un rapporto giusto col Padre senza prima averlo fatto con i fratelli. La Chiesa, proprio come l’umanità, sarà diversa dopo il coronavirus. Covid-19 ha riaffermato che non vi sono confini e che bisogna trovare il modo di progredire insieme”.
La Chiesa di Corea ha seguito alla lettera i provvedimenti delle autorità per contrastare la diffusione del virus. Al momento, le chiese restano aperte alla preghiera individuale ma le messe con il popolo sono ancora sospese. Tuttavia, il miglioramento della situazione dei contagi a livello nazionale sembra aprire nuovi scenari. “La scorsa settimana – dichiara mons. You – noi vescovi coreani ci siamo incontrati. Pensavamo di poter far cadere i divieti all’inizio di aprile. La mia diocesi avrebbe così commemorato l’anniversario di morte di San Giovanni Paolo II (2 aprile). Tuttavia, è molto probabile che riprenderemo le celebrazioni eucaristiche pubbliche il lunedì della Settimana Santa (6 aprile), quando riapriranno anche tutte le scuole del Paese. In ogni caso, ho invitato il Popolo di Dio della mia Diocesi a pregare la Novena a partire dal 2 aprile, ricordando ogni giorno le vittime di Covid-19, i poveri e gli emarginati del mondo. La Novena si concluderà il Venerdì Santo. Così i cattolici di Daejeon si prepareranno a celebrare la Passione e la Risurrezione del Signore, unendosi spiritualmente alla sofferenza dell’umanità nella preghiera. Per la Domenica delle Palme, troveremo una soluzione. Al momento, le disposizioni sul distanziamento sociale rendono problematiche le confessioni personali; ma contiamo ricominciarle entro la solennità del Corpus Domini (14 giugno). La cosa importante è che potremo celebrare la Pasqua in comunità nelle nostre chiese, rispettando sempre alcune misure preventive contro il virus. Seguendo il cammino indicato da papa Francesco, proseguiamo insieme come Chiesa sinodale, tutti insieme. È un desiderio, una sfida; ma è così che vinceremo”.
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