Da Avvenire del 23/03/2023
Quasi un anno senza più sapere nulla dei propri figli. Deportati dalle forze russe e fatti sparire. Perciò il procuratore capo del Tribunale internazionale aveva intimato a Vladimir Putin di rilasciare i bambini, che «non sono un bottino di guerra». E ieri la Russia ha rilasciato il primo gruppo di 15 ragazzi prelevati nella regione di Kherson e deportati in Crimea.Lo zar aveva inizialmente risposto respingendo l’accusa, facendo aprire una inchiesta contro i giudici della Corte dell’Aja, ma chiedendo che il mandato contro di lui venisse ritirato in cambio di uno spiraglio negoziale. Il timore dei negoziatori è che si tratti di una mossa una tantum e non di un piano di restituzione. Ma l’arrivo di un minibus scortato in un piazzale di Odessa è comunque un segnale da cogliere. Ad attendere, alcuni adulti con le lacrime agli occhi. Non si tratta, infatti, di orfani trasferiti da centri per minori, ma in gran parte di bambini separati dalle famiglie d’origine nei «campi di filtrazione» russi e condotti in Crimea, in una delle 43 strutture per minori ucraini a cui è stato consegnato un passaporto russo e la prospettiva di una imminente adozione.I giornalisti sul posto faticano a trattenere le lacrime. Un padre in ginocchio all’arrivo dei suoi tre ragazzi, un maschio di sei anni e due femmine appena adolescenti. Una madre in attesa dei suoi tre figli, di cui due piccolissimi. Tutti originari della regione di Kherson, tranne uno “filtrato” quando fuggiva con la famiglia da Kharkiv, i bambini sono apparsi disorientati, turbati dalla separazione forzata. Dovranno ricostruire le relazioni di fiducia e affetto con i familiari. Non di rado, hanno raccontato nelle settimane scorse diversi testimoni ascoltati dalla Corte penale internazionale, ai bambini era stato detto che i loro genitori erano morti oppure li avevano abbandonati deliberatamente. Al contrario di quanto era stato fatto credere, non tutti i genitori dei ragazzi sono stati uccisi durante i bombardamenti e grazie a una difficile mediazione, accelerata dall’emissione del mandato di cattura, le autorità russe hanno dato disponibilità a rimandare indietro i bambini.«Ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Putin abbia una responsabilità penale individuale per i suddetti crimini – aveva spiegato una nota della Corte – per aver commesso gli atti direttamente, congiuntamente con altri e attraverso altri». Tra cui Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissaria per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, ritenuta responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini e di trasferimento illegale minori. Se alla propria opinione pubblica Putin dice che non si è trattato di rapimenti, ma di minorenni portati al sicuro per sottrarli al fuoco incrociato, nei fatti il rilascio dei ragazzini segna una prima ammissione di responsabilità della leadership russa. A quanto si apprende sono previste altre restituzioni nei prossimi giorni, sebbene Mosca non abbia ancora confermato quanti siano realmente i bambini deportati dall’Ucraina ai territori sotto il proprio controllo o all’interno del confine della Federazione Russa. Inizialmente i giudici avevano deciso di mantenere il segreto sui mandati di cattura per proteggere le vittime e i testimoni e per salvaguardare la prosecuzione delle indagini. Ma non si tratta di reati commessi e non più reiterati. « La condotta oggetto della presente situazione – aveva spiegato il presidente del Tribunale Piotr Hofmaski – è presumibilmente in corso e che la conoscenza pubblica dei mandati può contribuire a prevenire l’ulteriore commissione di crimini».© RIPRODUZIONE RISERVATA L’arrivo del minibus in un piazzale di Odessa è stato accolto da una grande commozione Molti i genitori che hanno potuto riabbracciare i propri figli. Ora si scommette su altre «liberazioni» già a partire dai prossimi giorni