L’ennesimo attentato ad una comunità cristiana ci mostra l’esempio del servizio a Dio e al prossimo fino al martirio
di Luca Basilio Bucca
Nella notte del 6 settembre il gruppo jihadista Al-Shabaab, appartenente al sedicente Stato Islamico dell’Africa Centrale (ISCA), affiliato all’ISIS, ha assaltato la comunità missionaria di Chipene, in Mozambico, retta dai comboniani, uccidendo la suora italiana Maria De Coppi.
Stando alle testimonianze degli altri missionari, che sono riusciti a fuggire o che sono stati risparmiati dai terroristi, suor Maria era proprio l’obiettivo principale dell’azione, circostanza che sembrerebbe confermata dalla rivendicazione giunta attraverso il canale di comunicazione Telegram, che, se autentica, motiverebbe in particolare l’azione contro la missionaria «perché era impegnata eccessivamente nella diffusione del cristianesimo».
Al-Shabaab risulta attivo nella provincia settentrionale di Cabo Delgado già dal 2007, quando – dopo un periodo di formazione in Arabia Saudita, Egitto e Sudan – i componenti del gruppo, salafiti, tornarono in quest’area cercando inizialmente di fare leva sul malessere socio-economico presente tra la popolazione, con l’obiettivo di istituzionalizzare la sharia e costituire uno stato islamico in Mozambico.
Militarizzatisi a partire dal 2015, dall’autunno del 2017 iniziarono gli attacchi armati ai danni della popolazione, intensificati dal 2019 con azioni sempre più cruente, fino ad episodi di smembramento e di decapitazione dello loro vittime registratisi a partire dall’autunno del 2020.
Da Capo Delgado il gruppo, che adesso si fa chiamare anche Ahlu al-Sunnah Wal-Jamaah, sta ampliando sempre più il suo raggio di azione anche alle province confinanti, come nel caso di Chipene.
Per complicare il quadro, al fondamentalismo islamico s’intrecciano anche interessi economici, essendo proprio la regione settentrionale del Mozambico ricca di giacimenti di gas naturale, per l’estrazione del quale società europee, statunitensi e cinesi hanno investito ingenti risorse, oggi a rischio proprio a causa di questo quadro d’instabilità.
L’evento è in ogni caso, al di là delle specificità regionali, solo l’ultimo dei tanti che si verificano costantemente, soprattutto ai danni dei cristiani, in varie parti del mondo, in particolare in Africa e Asia, luoghi dove semplicemente professare la propria fede o partecipare alla Messa può letteralmente costare la vita.
Eventi che spesso accadono nel silenzio inerme della comunità internazionale e che finiscono per occupare solo il breve spazio di un articolo e di qualche nota di stampa.
A colpire di questi ultimi fatti mozambicani è l’atteggiamento, certamente non inusuale, dei missionari rimasti vittima dell’assalto, che hanno comunicato ai parenti e ai confratelli in Italia quanto stava accadendo.
Suor Maria aveva 83 anni – 59 dei quali vissuti da missionaria in Mozambico, Paese del quale aveva anche ottenuto la cittadinanza – e conosceva bene il pericolo che correva essendo già scampata ad un attentato qualche anno fa.
Consapevolezza del pericolo che emerge anche dalla sua ultima comunicazione alla nipote, qualche ora prima di venire uccisa, nella quale riferiva di una situazione tesa, con i jihadisti armati, ormai vicini alla missione, che attaccavano villaggi, uccidendo e rapendo la popolazione in fuga. Nonostante ciò ribadiva la sua volontà di non scappare e di volere continuare a svolgere il suo servizio in quello stesso posto.
Altrettanto significativo quanto scritto da don Loris Vignan su un gruppo Whatsapp della diocesi di Pordenone durante l’attacco, al quale è sopravvissuto insieme al confratello don Lorenzo Barro.
Messaggi definiti “disperati” da molte testate giornalistiche, ma che sono invece, pur nella drammaticità degli eventi, una bella testimonianza di fede e di speranza. Le scuse per le proprie mancanze, il perdono e l’invito a perdonare chi da lì a poco avrebbe potuto ucciderlo e quel «ci vediamo in Paradiso», che per lui, se gli fosse toccata la stessa sorte di suor Maria, nel martirio, come insegna la Chiesa, sarebbe stata una certezza.
Fatti tragici, dunque, ma anche esempi di eroismo cristiano per chi sa vedere oltre la realtà materiale e vivere nella prospettiva della vita eterna.
Sabato, 10 settembre 2022