di Silvia Scaranari
Siamo nell’ottava di Natale e il Santo Padre nell’Udienza di mercoledì 27 dicembre torna ad approfondire il significato della liturgia che stiamo vivendo e del Presepe.
Grazie alla liturgia, possiamo rivivere oggi quello che è successo 2000 anni fa quando il Salvatore è nato per noi.
Il Papa sottolinea subito che oggi il Natale ha perso la cosa più importante: Gesù. Non c’è Natale senza Gesù, è il suo compleanno ma «specialmente in Europa, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale: in nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù» ma così diventa un’altra cosa. Può essere anche una grande festa ma non è più il Natale. La presenza di Gesù invece dona un significato a tutto quello che si fa, a tutto che quello che si dice. Gesù è il grande dono fatto dal Padre all’umanità. Dio ci dona il suo Figlio perché anche noi diventiamo dono per gli altri. I regali che ci scambiamo a Natale sono proprio il simbolo di questa volontà di farci dono a chi ci sta vicino. I tanti pacchetti se perdono questo significato, non hanno più senso. Con Gesù, il Padre ci ha aperto la «via della vita nuova, fondata non sull’egoismo ma sull’amore. La nascita di Gesù è il gesto di amore più grande del nostro Padre del Cielo.»
Papa Francesco, citando san Paolo, sottolinea che «“E’ apparsa la grazia di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini e che ci insegna a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tt 2,11-12). La grazia di Dio “è apparsa” in Gesù, volto di Dio, che la Vergine Maria ha dato alla luce come ogni bambino di questo mondo, ma che non è venuto “dalla terra”, è venuto “dal Cielo”, da Dio.»
E questa luce scardina la storia. Se la storia umana è controllata dalle persone che contano, la storia di Dio è donata prima di tutto a coloro che soffrono di più, le persone più disagiate, perché Gesù è venuto a portare una speranza nuova per un futuro migliore. E se noi accogliamo Gesù, siamo accompagnati da Lui a farci dono di amore e di luce agli altri, soprattutto a chi nella propria vita «mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza… Il Natale ci spinge a farlo», a diventare dono vivente per gli altri, uscendo dall’« umanità che è immersa nella notte e nel torpore del sonno» per entrare nella Luce.