Di Matteo Marcelli da Avvenire del 10/07/2021
Nonostante il trend italiano presenti da anni segnali allarmanti sul fronte demografico, la pandemia ha assestato un altro duro colpo alla curva delle nascite. L’andamento infatti registra un nuovo minimo storico dall’Unità e un massimo di decessi dal secondo dopoguerra.
A certificarlo è il rapporto annuale Istat, presentato ieri a Montecitorio dal presidente Gian Carlo Blangiardo. I nati sono stati 404.104, con una diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e di quasi il 30% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente.
Nei primi dieci mesi del 2020 l’andamento (-2,7%) è stato in linea con il periodo 2009-2019, ma la discesa ha subìto una drastica accelerazione a novembre (-8,2%) e soprattutto dicembre (-10,3%): «Risultati ascrivibili sia a un temporaneo posticipo dei piani di genitorialità – ha spiegato Blangiardo – sia a scelte legate a incertezze varie».
Il calo delle nascite persiste anche nei primi mesi del 2021, soprattutto a gennaio (-14%). A febbraio risulta invece più contenuto, mentre a marzo si osserva una prima inversione di tendenza. Il crollo ha toccato prevalentemente le nascite all’interno del matrimonio (-17,3%), ma sono diminuite anche quelle da coppie non sposate. I nati di cittadinanza straniera sono i più toccati dalla contrazione: a gennaio il differenziale rispetto a quelli di coppie italiane ha toccato -23,6% (contro -12,2%) e a febbraio -18,5 (contro -6,1%). Decisive anche le differenze per status sociale: il leggero recupero ha riguardato infatti le donne più istruite.
Tra i fattori determinanti c’è il calo dei matrimoni. I primi dati relativi al 2021 dimostrano come la crisi abbia amplificato gli effetti di un malessere strutturale, che spinge sempre più i giovani a ritardare; l’emergenza sanitaria e le conseguenti restrizioni hanno fatto il resto. Il risultato è che nel 2020 si sono celebrati meno di 97mila matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 (-68% per le nozze con rito religioso e -29% per i matrimoni civili).