“Per il passaggio da un impianto normativo proibizionista ad un impianto che punti alla legalizzazione ed alla distribuzione delle droghe comunemente definite leggere”, è il titolo dell’Ordine del Giorno discusso il 15 novembre scorso in occasione della seduta del Consiglio Comunale di Empoli, nella quale il gruppo consiliare “Fabrica Comune per la Sinistra” chiede al sindaco e all’amministrazione di attivarsi presso il Parlamento e il governo per iniziare un confronto sul passaggio da un impianto proibizionistico ad uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe cosiddette “leggere”.
Siamo dinanzi all’ennesimo tentativo di mutilazione della verità. La distinzione tra droga leggera e pesante è solo una prassi sociale ampiamente diffusa che però non trova conferma scientifica. Oggi più che mai dato che il THC, ovvero il principio attivo della cannabis, è passato dal 5% degli anni ’70 del secolo scorso al 50/80% di adesso. Osando un po’ possiamo sostenere che stiamo assistendo ad una evoluzione della cannabis in una cannabis superpotente, diffusa tra i giovani, che ne fanno uso senza conoscerne i rischi. Capita sovente di sentir dire “chi non si è fatta una canna” per giustificarne l’assunzione e sminuirne il valore. Probabilmente chi lo afferma non sa che anche solo l’assunzione occasionale provoca gravi danni, in particolare si verifica una riduzione del quoziente intellettivo da 102 a 97, e da 98 a 95 per un uso frequente.
L’abitudine di fumare la marijuana danneggia i polmoni, aumenta il rischio di cancro, riduce le facoltà cognitive: memoria e attenzione, provocando danni anche a terzi come nel caso di incidenti stradali, quindi non è vero neanche l’assioma che un uso personale non causa danni a nessuno. È vero, anche il fumo delle sigarette fa male, non tanto a causa della nicotina, che tuttavia provoca la dipendenza, bensì dei prodotti della combustione, così come avviene con la marijuana. A questa però vanno aggiunti gli effetti a medio e lungo termine sulle funzionalità del cervello e sul sistema immunitario. Un uso smodato inoltre costituisce una concausa di molte situazioni limite soprattutto tra i giovani: ultimo è il caso del delitto di Ferrara. A tutto questo c’è una soluzione? Sicuramente ci sono delle strade da percorrere, non legalizzare la droga, non lasciare le persone sole ma creare un ambiente positivo e fare formazione, come con la conferenza che si terrà ad Empoli il prossimo 19 gennaio, in cui un magistrato, Alfredo Mantovano, ed un medico, Andrea Bartelloni, spiegheranno i perché del no alla legalizzazione delle droghe, che li vede in compagnia dei principali attori nel campo del recupero dei tossicodipendenti.