Intervista con Eddie Fenech Adami
«Non legittimeremo questo potere oppressore e abusivo»
Cinque anni fa gli attivisti del Malta Labour Party gli devastarono la casa, aggredendo e picchiando sua moglie; nel novembre 1983 la polizia ha circondato per otto ore il quartiere generale del suo partito, abbandonandosi a ogni genere di illegalità. Eddie Fenech Adami è il leader del Partito Nazionalista. I nazionalisti – alla opposizione anche se hanno ottenuto alle scorse elezioni il 50,92% dei voti, contro il 49,07% dei socialisti – per protesta partecipano in numero limitato alle sedute del parlamento e intervengono solo sulle questioni più gravi. «Non vogliamo – dice Adami – legittimare con la nostra presenza questo potere oppressore e abusivo».
D. Che giudizio dà della crisi maltese tre anni dopo le contestate elezioni del 1981?
R. La libertà è in pericolo. E proprio i risultati del 1981 confermano tutte le nostre preoccupazioni: le elezioni sono state manipolate dai socialisti. Prima hanno riaperto le urne delle elezioni del 1976 per studiare il voto strada per strada – e non è stato difficile su un’isola che conta poco più di 300 mila abitanti ed è divisa in piccoli centri -, poi hanno modificato i distretti elettorali. Il risultato è che, per la prima volta nella storia elettorale di Malta, ci troviamo di fronte all’assurdo di un partito che, con la maggioranza assoluta dei voti, è in minoranza in parlamento. E questo non è un paradosso statistico; è il frutto di una macchinazione cinica e disonesta. È un risultato truccato.
D. Il vice primo ministro e leader designato del Malta Labour Party, Carmelo Mifsud Bonnici, ha dichiarato di recente che preferirebbe non tenere le elezioni prossime piuttosto che accettare «interferenze» …
R. È un’affermazione molto grave, che segue altre affermazioni dello stesso genere. Mesi fa Bonnici ha annunciato che il governo potrebbe sospendere le libertà di fronte all’aggravarsi della situazione economica. Ha anche fatto sapere che non crede nel pluralismo sindacale, giustificando questa sua posizione con il fatto che una «Unione Sindacale» [la principale confederazione sindacale maltese, la GWU, General Workers Union, è, dal 1978, organicamente legata al Malta Labour Party (ndr)] non può che essere «unica». Intanto vengono discriminati i sindacati autonomi: nel giugno del 1977 il governo rispose con la minaccia di licenziamento entro 36 ore ai medici che scioperavano. E la minaccia venne attuata. Molti di essi non hanno più potuto lavorare e sono dovuti emigrare in Australia, in Inghilterra, in Arabia Saudita. In cambio nei nostri ospedali ci sono medici cecoslovacchi, libici, pakistani … Quanto alle pretese interferenze straniere, un’accusa che ci viene continuamente lanciata è quella di presentare un quadro negativo della situazione maltese all’estero, e vi è già una legge «contro le ingerenze straniere».
D. Intanto sull’isola si nota una massiccia presenza libica, bulgara, sovietica sotto forma di «uffici culturali», compagnie aeree, agenzie turistiche.
R. Si tratta di una presenza da tenere d’occhio. Dal 1981 abbiamo una ambasciata sovietica che conta la delegazione più folta, con un ambasciatore residente. E con l’URSS è stato sottoscritto un trattato che, tra l’altro, è in contraddizione con quello sottoscritto con il vostro paese [per la garanzia della neutralità dell’isola (ndr)]: vi si afferma che, in caso di minaccia internazionale, i due governi si consulterebbero per una politica comune. Mintoff parla di «equidistanza» tra le due superpotenze. È un concetto pericoloso. Dal 1982, inoltre, è in vigore un trattato segreto con la Corea del Nord. Non ci risultano ancora chiare tutte le sue parti, ma intanto la nostra polizia è stata addestrata da istruttori nordcoreani.
D. Gli accordi con i paesi del socialismo reale sono veramente «l’ultima carta» giocata da Dom Mintoff per puntellare il regime, come ha scritto di recente il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung?
R. I legami diventano più stretti. Adesso Mintoff si rivolge all’Est anche per trattati economici, alla ricerca di nuovi investimenti.
D. E sull’isola? Quali elementi fanno presagire la svolta totalitaria del socialismo?
R. Vi è una specie di task-force di nuova creazione, costituita da disoccupati. A quanto pare il governo li sta addestrando per utilizzarli nel servizio di ordine pubblico.
D. E l’embrione di una milizia di regime?
R. Dà la impressione di esserlo. Noi abbiamo subito già in passato gravi violenze, e ora la pressione politica a Malta sta salendo. Radio e televisione sono strettamente controllate dal governo. Nelle scorse elezioni, per potere parlare ai maltesi dalla televisione, dovemmo utilizzare una emittente privata che trasmetteva dalla Sicilia. Il governo di Mintoff, però, ottenne nell’agosto del 1982, dall’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni del vostro paese, il democristiano Gaspari, un decreto di chiusura di tale emittente televisiva. In parlamento il dibattito politico viene soffocato. Sistematicamente il governo autorizza a intervenire un solo oratore della opposizione.
D. Come si situa, in questo contesto, l’attacco alla scuola cattolica?
R. Sta determinando una forte tensione tra la Chiesa, le famiglie, gli alunni delle scuole cattoliche e il governo. Noi consideriamo questo scontro decisivo: probabilmente siamo all’apice dell’attacco ai principi di libertà del nostro popolo avviato in questi anni, e del contemporaneo processo di scristianizzazione messo in atto. Gli accordi Chiesa-Stato realizzati dai governi del Partito Nazionalista sono stati abrogati dai socialisti. 8 scuole superiori, gestite da importanti ordini religiosi, non riapriranno quest’anno per disposizione del governo.
D. Come pensate di difendere la scuola cattolica?
R. Con tutti i mezzi che riterremo legittimi. Non escludo la disobbedienza civile. Anche come padre – ho 5 figli – sono pronto a violare le leggi che mi impediscono di scegliere la scuola che voglio per loro.
D. Un’ultima cosa. Già nel 1981 i socialisti hanno cambiato le regole del gioco elettorale con una riforma che ha a essi consentito di ottenere – con meno voti – la maggioranza dei seggi. Come saranno le prossime elezioni?
R. Certo non possiamo fare a meno di partecipare al gioco elettorale e stiamo, perciò, cercando di organizzarci meglio. Ma non ci fidiamo. Ci saranno certamente altri tentativi di colpi di mano. Temo nuove violenze e incidenti.