Tra la prima e la seconda venuta del Figlio di Dio si colloca la Sua presenza quotidiana accanto a noi, sulla quale il Papa pone l’accento all’inizio dell’Avvento 2020.
di Michele Brambilla
Reduce dal Concistoro in rubro, durante il quale ha creato altri 13 cardinali, il 29 novembre Papa Francesco celebra la Messa con i nuovi porporati e pronuncia, come sempre, la preghiera dell’Angelus. È la I domenica di Avvento e in Italia entra in vigore la terza edizione del Messale Romano (alcune modifiche al comune della Messa vengono recepite anche dal rito ambrosiano).
Nell’omelia della celebrazione, il Pontefice mette a fuoco la quotidianità dell’Avvento del Signore: «le Letture di oggi suggeriscono due parole-chiave per il tempo di Avvento: vicinanza e vigilanza. Vicinanza di Dio e vigilanza nostra: mentre», infatti, «il profeta Isaia dice che Dio è vicino a noi, Gesù nel Vangelo ci esorta a vigilare in attesa di Lui». Il tempo liturgico dell’Avvento serve a commemorare l’Incarnazione del Verbo, avvenuta 2000 anni fa, e a rinnovare l’attesa della Parusia, ovvero la seconda venuta di Cristo, ma nel mezzo ci sono tanti piccoli “avventi” quotidiani: «è importante rimanere vigili, perché uno sbaglio della vita è perdersi in mille cose e non accorgersi di Dio. Sant’Agostino diceva: “Timeo Iesum transeuntem” (Sermones, 88,14,13), “ho paura che Gesù passi e io non me ne accorga”». A rimanere attenti alla presenza di Cristo accanto a noi ci aiuta la stessa liturgia, dato che «“O Dio, vieni a salvarmi” è spesso l’inizio della nostra preghiera: il primo passo della fede è dire al Signore che abbiamo bisogno di Lui, della sua vicinanza».
Come riconosce il Santo Padre, rivolgendosi ai fedeli dell’Angelus, «sappiamo bene che la vita è fatta di alti e bassi, di luci e ombre. Ognuno di noi sperimenta momenti di delusione, di insuccesso e di smarrimento. Inoltre, la situazione che stiamo vivendo, segnata dalla pandemia, genera in molti preoccupazione, paura e sconforto; si corre il rischio di cadere nel pessimismo», di chiudersi in se stessi e di non accorgersi né di Dio, né dei fratelli. Il Papa invita di nuovo ad una vicinanza operosa ai bisognosi («cerchiamo di ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone: maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità»), ma allo stesso tempo sottolinea che «l’Avvento è un incessante richiamo alla speranza: ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo per condurla alla sua pienezza, che è il Signore, il Signore Gesù Cristo».
L’apostolato si fonda, quindi, sulla Speranza teologale: «Dio è presente nella storia dell’umanità, è il “Dio con noi”, Dio non è lontano, sempre è con noi, al punto che tante volte bussa alle porte del nostro cuore. Dio cammina al nostro fianco per sostenerci». Il Papa ripete: «il Signore non ci abbandona; ci accompagna nelle nostre vicende esistenziali per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore». Durante la Messa aveva esortato a ripetere frequentemente la giaculatoria «“vieni Signore Gesù”»; ora vi unisce anche un riferimento alla Madonna: «Maria Santissima, donna dell’attesa, accompagni i nostri passi in questo nuovo anno liturgico che iniziamo, e ci aiuti a realizzare il compito dei discepoli di Gesù», che è quello di «rendere ragione della speranza che è in noi (cfr1 Pt 3,15)».
Lunedì, 30 novembre 2020