L’Eucaristia attualizza quotidianamente la morte e la risurrezione di Cristo, pertanto è il perno della vita di ogni cattolico
di Michele Brambilla
Nell’udienza del 5 novembre Papa Leone XIV insiste a ripetere che «la Pasqua di Gesù è un evento che non appartiene a un lontano passato, ormai sedimentato nella tradizione come tanti altri episodi della storia umana». Infatti «la Chiesa ci insegna a fare memoria attualizzante della Risurrezione ogni anno nella domenica di Pasqua e ogni giorno nella celebrazione eucaristica, durante la quale si realizza nel modo più pieno la promessa del Signore risorto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)».
Se ogni Messa è una ripresentazione degli eventi salvifici e «il mistero pasquale costituisce il cardine della vita del cristiano, attorno a cui ruotano tutti gli altri eventi», possiamo quindi dedurre due cose fondamentali: la prima è che «ogni giorno è Pasqua». La seconda è che questo avviene perché la Pasqua di Cristo ci è vitalmente necessaria. «Sperimentiamo ora per ora tante esperienze diverse: dolore, sofferenza, tristezza, intrecciate con gioia, stupore, serenità. Ma attraverso ogni situazione il cuore umano brama la pienezza, una felicità profonda. Una grande filosofa del Novecento, Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, che ha tanto scavato nel mistero della persona umana, ci ricorda questo dinamismo di costante ricerca del compimento. “L’essere umano – ella scrive – anela sempre ad avere di nuovo in dono l’essere, per poter attingere ciò che l’attimo gli dà e al tempo stesso gli toglie” (Essere finito ed Essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, Roma 1998, 387)».
«L’annuncio pasquale è la notizia più bella, gioiosa e sconvolgente che sia mai risuonata nel corso della storia. Essa è il “Vangelo” per eccellenza, che attesta la vittoria dell’amore sul peccato e della vita sulla morte, e per questo è l’unica in grado di saziare la domanda di senso che inquieta la nostra mente e il nostro cuore», dice il Papa. «L’essere umano è animato da un movimento interiore, proteso verso un oltre che costantemente lo attrae. Nessuna realtà contingente lo soddisfa. Tendiamo all’infinito e all’eterno», aspirazione che sentiamo crescere in noi più sperimentiamo la caducità del nostro essere. «Tutto cambia grazie a quel mattino in cui le donne, recatesi al sepolcro per ungere il corpo del Signore, lo trovarono vuoto»: da allora partecipiamo di un Oltre che ci precede e ci chiama.
«La domanda rivolta dai Magi giunti dall’oriente a Gerusalemme: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?” (Mt 2,1-2), trova la sua risposta definitiva nelle parole del misterioso giovane vestito di bianco che parla alle donne nell’alba pasquale: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. Non è qui. È risuscitato” (Mc 16,6)»: Dio si è chinato sull’uomo fino ad assaggiare in prima persona la morte, che è stata vinta attraversandola senza edulcorazioni. «Da quel mattino fino a oggi, ogni giorno, Gesù avrà anche questo titolo: il Vivente, come Lui stesso si presenta nell’Apocalisse: “Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre” (Ap 1,17-18). E in Lui noi abbiamo la sicurezza di poter trovare sempre la stella polare verso cui indirizzare la nostra vita di apparente caos, segnata da fatti che spesso ci appaiono confusi, inaccettabili, incomprensibili», prosegue il Pontefice, che cita la pratica della Via Lucis, tramite la quale abbiamo la possibilità «di ri-attraversare nella nuova luce tutte le tappe che hanno preceduto la Risurrezione».
Il Santo Padre ribadisce che «la Pasqua non elimina la croce, ma la vince nel duello prodigioso che ha cambiato la storia umana. Anche il nostro tempo, segnato da tante croci, invoca l’alba della speranza pasquale», che possiamo rendere maggiormente visibile ai nostri fratelli incamminandoci sulla via della santità, vocazione che appartiene a tutti i battezzati.
Giovedi, 6 novembre 2025
