
Dio vuole instaurare con noi un rapporto personale non commercializzabile: questo il senso della parabola dei vignaioli che ricevono tutti lo stesso salario
di Michele Brambilla
Nell’udienza del 4 giugno «desidero fermarmi ancora su una parabola di Gesù. Anche in questo caso si tratta di un racconto che nutre la nostra speranza», dice Papa Leone XIV. «A volte infatti abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare», come accade nella scena descritta nel Vangelo di Matteo.
«La metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo», prosegue il Santo Padre.
«Anche nella parabola che oggi commentiamo ci sono degli operai in attesa di qualcuno che li prenda a giornata. Siamo nel capitolo 20 del Vangelo di Matteo e anche qui troviamo un personaggio che ha un comportamento insolito, che stupisce e interroga. È il padrone di una vigna, il quale esce di persona per andare a cercare i suoi operai. Evidentemente vuole stabilire con loro un rapporto personale», e a pensarci bene è proprio così. «Il padrone esce subito all’alba e poi, ogni tre ore, torna a cercare operai da mandare nella sua vigna. Seguendo questa scansione, dopo essere uscito alle tre del pomeriggio, non ci sarebbe più ragione di uscire ancora, perché la giornata lavorativa terminava alle sei», ma «questo padrone instancabile, che vuole a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi, esce invece anche alle cinque», risollevando la giornata anche di chi pensava, ormai, di averla perduta. Al Signore non importa l’ora in cui gli abbiamo risposto di “si”, conta solo la nostra salvezza.
«Con i primi operai, quelli che vanno nella vigna all’alba, il padrone si era accordato per un denaro, che era il costo tipico di una giornata di lavoro. Agli altri dice che darà loro quello che è giusto. Ed è proprio qui che la parabola torna a provocarci», perché anche i vignaioli che sono arrivati per ultimi ricevono quanto i primi. «Per il padrone della vigna, cioè per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro» proprio per dire che la nostra salvezza non ha prezzo, o meglio ha avuto il prezzo esorbitante del sangue di suo Figlio Gesù. Egli «non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso».
«Alla luce di questa parabola, il cristiano di oggi potrebbe essere preso dalla tentazione di pensare: “Perché cominciare a lavorare subito? Se la remunerazione è la stessa, perché lavorare di più?”», ma a queste domande si può rispondere con una citazione di sant’Agostino: «Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno? Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa» (Discorso 87, 6, 8). Allora «vorrei dire, specialmente ai giovani, di non aspettare, ma di rispondere con entusiasmo al Signore che ci chiama a lavorare nella sua vigna. Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso».
Parlando direttamente ai pellegrini pugliesi, ma indirettamente a tutti gli altri, il Papa ci invita «ad approfondire sempre di più la vita di fede, per essere protagonisti di coraggiosa azione evangelizzatrice nel territorio» in cui il Signore ci dona di abitare.
Giovedì, 5 giugno 2025