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Omelia per la Beatificazione del Venerabile Carlo Acutis

12 Ottobre 2020 - Autore: Alleanza Cattolica

Pubblichiamo l’intervento del Card. Agostino Vallini alla Messa di beatificazione del Venerabile Carlo Acutis.


“Chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto, perché senza di me  non potete fare  nulla “ (Gv. 15,5).

Con queste parole, che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Giovanni, Gesù, nell’ultima cena,  si rivolge ai suoi discepoli e li esorta  a rimanere uniti a Lui come i tralci alla vite. L’immagine della vite e dei tralci è molto  eloquente per  esprimere quanto sia necessario per il cristiano vivere  in   comunione con Dio.  La sua forza sta proprio qui: avere con Gesù un rapporto personale, intimo, profondo, e fare dell’Eucarestia  il momento più alto della sua  relazione con Dio.  

Cari fratelli e sorelle,

noi oggi  siamo particolarmente ammirati e attratti dalla vita e dalla testimonianza di Carlo Acutis, che la Chiesa riconosce come modello ed esempio di vita cristiana, proponendolo soprattutto ai giovani. Viene spontaneo domandarsi: che aveva di speciale questo ragazzo di appena quindici anni ?  Ripercorrendo la sua biografia troviamo alcuni punti fermi che lo caratterizzano già umanamente.

Era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico (basta guardare la sua fotografia), amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta  costruiva programmi “per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza” (Papa Francesco). Aveva   il dono  di attrarre e   veniva percepito come un esempio.

Fin da bambino  –  ce lo testimoniano i suoi  familiari –  sentiva il bisogno della fede ed aveva lo sguardo rivolto a Gesù.  L’amore per l’Eucarestia fondava  e manteneva  vivo il suo rapporto con Dio. Diceva spesso: “L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”.

Ogni giorno partecipava  alla S. Messa  e  rimaneva a lungo in adorazione davanti al SS. Sacramento.  Carlo diceva: “Si va dritti in Paradiso se ci si accosta tutti i giorni all’Eucarestia! “ .

Gesù era  per lui  Amico, Maestro e Salvatore,  era  la forza della sua vita e  lo scopo  di tutto ciò che faceva.  Era  convinto che per amare le persone e fare loro del bene bisogna  attingere l’energia dal Signore.  In questo spirito  era molto  devoto della Madonna.   

Suo ardente desiderio inoltre  era quello  di attrarre quante più persone  a Gesù, facendosi annunciatore  del Vangelo anzitutto con l’esempio della  vita. Fu proprio la testimonianza della sua fede che lo spinse con successo ad intraprendere un’opera di evangelizzazione assidua negli ambienti che frequentava, toccando il cuore delle persone che incontrava e suscitando in esse  il desiderio di cambiare vita e di avvicinarsi a Dio. E lo faceva  con spontaneità, mostrando col suo modo di essere e di comportarsi  l’amore e la bontà   del Signore.   Straordinaria infatti era la sua capacità di  testimoniare  i valori  in cui credeva, anche a costo  di affrontare incomprensioni, ostacoli e talvolta  perfino di essere deriso.

Carlo sentiva forte   il bisogno di aiutare le persone  a scoprire   che  Dio  ci è vicino e che è bello  stare con   Lui per godere  della sua amicizia e della sua grazia.

  Per comunicare questo bisogno spirituale  si serviva di ogni mezzo,  anche dei mezzi moderni della comunicazione sociale, che sapeva usare benissimo, in particolare Internet, che considerava un  dono di Dio ed  uno strumento   importante  per incontrare  le persone  e  diffondere  i valori cristiani.

Questo suo modo di pensare gli faceva dire che  la rete non è solo un mezzo di evasione, ma  uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità,  senza  diventarne schiavi   e  rifiutando il bullismo digitale;   nello sterminato mondo  virtuale bisogna saper  distinguere il bene  dal male.  In questa prospettiva  positiva  incoraggiava ad usare   i mass-media  come mezzi a servizio del Vangelo, per raggiungere    quante più persone  possibili e far loro conoscere la bellezza dell’amicizia con il Signore. A questo scopo   si impegnò ad organizzare la mostra  dei   principali miracoli eucaristici avvenuti nel mondo, che utilizzava   anche nel fare catechismo ai bambini.

Era molto devoto della Madonna, recitava ogni giorno il Rosario, si consacrò più volte a Maria per rinnovarle il suo affetto  e per impetrare la sua protezione.

Preghiera e missione dunque: sono questi i due tratti distintivi della fede eroica  del Beato Carlo Acutis, che nel corso della sua breve vita  lo portò ad affidarsi al Signore in ogni circostanza, specialmente nei momenti  più difficili.

Con  questo spirito, visse la malattia  che affrontò con serenità e  lo  condusse alla morte.   Carlo  si abbandonò  tra le braccia della Provvidenza, e, sotto lo sguardo materno  di Maria ripeteva: “Voglio offrire  tutte le mie sofferenze  al Signore per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio; voglio andare dritto in Paradiso” (Positio, Biografia documentata, 549).  Parlava così – ricordiamolo – un ragazzo di quindici anni, rivelando una sorprendente maturità  cristiana, che ci  stimola  e ci incoraggia  a prendere sul serio la vita di  fede.

Carlo suscitava poi  grande ammirazione  per l’ardore con cui nelle conversazioni difendeva  la santità della famiglia    e la sacralità della vita  contro l’aborto e l’eutanasia.  

Il novello Beato, ancora, rappresenta un modello di fortezza, alieno da ogni forma di compromesso, consapevole  che per rimanere  nell’amore di Gesù, è necessario vivere concretamente il Vangelo (cf. Gv 15,10), anche a  costo di andare controcorrente.

Egli ha fatto veramente sue le parole di Gesù: ”Questo è il mio comandamento: che vi amiate  gli uni gli altri  come io ho amato  voi” (v. 12).

 Questa sua certezza di vita lo portava ad avere una grande carità verso il prossimo, soprattutto verso i poveri, gli anziani soli e abbandonati, i senza tetto, i disabili e le persone che la società emarginava e nascondeva.  Carlo era sempre accogliente con  quanti erano nel bisogno e quando, andando a  scuola,  li incontrava  per strada  si fermava a parlare, ascoltava i loro problemi e,  nei limiti delle sue possibilità, li aiutava.

  Carlo non si è mai ripiegato su se stesso, ma  è stato capace di  comprendere i bisogni  e le esigenze delle persone, nelle quali vedeva  il volto di Cristo. In questo senso, ad esempio,  non mancava  di aiutare i compagni di classe, in particolare  quelli che erano più in difficoltà. 

Una vita luminosa dunque tutta donata agli altri, come il Pane Eucaristico. 

Cari fratelli e sorelle,  la Chiesa   gioisce, perché in questo  giovanissimo Beato si adempiono  le parole del Signore: “Io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate  molto frutto” (v. 16).  

E Carlo  è “andato” ed ha portato il  frutto della santità, mostrandolo  come   meta raggiungibile da tutti e non come qualcosa di astratto e riservato a pochi. 

La sua vita  è   un modello  particolarmente per i giovani,  a non trovare gratificazione  soltanto   nei  successi effimeri, ma  nei valori  perenni  che Gesù suggerisce  nel Vangelo, vale a dire:  mettere Dio al primo posto, nelle grandi e nelle piccole circostanze della vita, e servire i fratelli, specialmente gli ultimi.   

La beatificazione di Carlo Acutis, figlio della terra lombarda, e   innamorato  della terra di Francesco di Assisi, è una buona notizia,    un annuncio forte  che un ragazzo  del nostro tempo, uno come  tanti,  è stato conquistato  da Cristo ed è diventato  un faro  di luce per  quanti vorranno conoscerlo e seguirne l’esempio. 

Egli ha testimoniato che la fede  non ci allontana dalla vita, ma ci immerge  più profondamente in essa, indicandoci  la strada concreta  per vivere la gioia del Vangelo.  Sta a noi  percorrerla, attratti dall’esperienza affascinante del Beato Carlo,  affinché  anche la  nostra vita    possa brillare di  luce e di speranza. 

Beato Carlo Acutis, prega per noi!


                                                                           Lunedì, 12 ottobre 2020

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