Ci sono ancora gli eroi. Domani li avremo già dimenticati, ma due agenti di polizia, uno addirittura in prova, che alle tre di notte fermano un uomo sospetto vicino alla stazione di Sesto San Giovanni per chiedergli le generalità, sono uomini esemplari che non rinunciano a fare bene il loro lavoro quotidiano anche quando potrebbero facilmente “chiudere un occhio”, non immischiarsi e lasciare perdere, come suggerirebbe la politica del quieto vivere.
Questo eroismo del quotidiano ha permesso di fermare (purtroppo con la morte, che non si augura neppure al peggiore dei terroristi) il killer di Berlino, Anis Amri, che nel frattempo era venuto in Italia, forse per mettere in atto altre azioni criminali.
Ringraziamoli anche perché ci ricordano che la lotta contro il terrorismo passa inevitabilmente attraverso l’uso della forza, legittima e legale, e per mezzo del controllo capillare del territorio, in ogni momento delle 24 ore, per non dare tregua e spazi ai terroristi.
Certo, il terrorismo non si combatte solo così. Innanzitutto, bisogna ricordare che le scene drammatiche di questi giorni, a Berlino e Ankara, a Sesto San Giovanni e a Il Cairo, ci ricordano il terrorismo comunista degli Anni settanta, quando le Brigate rosse cercavano di spaventare i nemici della loro ideologia con l’uso della violenza, così come oggi il terrorismo islamista cerca di terrorizzare i cosiddetti crociati. Oggi come allora, i terroristi vanno isolati, costringendo tutti i Paesi arabi a denunciarli e a combatterli, come allora avvenne con il PCI e con il sindacato, che da un certo anno in poi smisero di considerarli “compagni che sbagliano” e cominciarono a denunciarli e a combatterli.
Quindi determinazione nello scontro “militare” e forza politica per denunciare i conniventi sono presupposti necessari. Ma da soli non bastano. E qui interviene il cristianesimo.
Il terrorismo ha una dimensione ulteriore, che va tenuta presente. Non si tratta di denaro o di potere, che da soli non spiegano molto. Si tratta di odio. Un odio metafisico, umanamente difficile da spiegare, avvolto nel mistero del male.
Perché sono esistiti uomini dediti al male, che hanno servito la Rivoluzione per tutta una vita trascorsa nelle ristrettezze, spesso sfociata nella morte prematura? Perché oggi giovani non pazzi sacrificano la loro vita per quello che ritengono un ideale che aprirà loro la strada della felicità? Un’ideologia ieri, il comunismo, e oggi una certa interpretazione della religione islamica (difficilmente contestabile perché l’Islam non conosce un Magistero che riguarda tutti i credenti). Perché?
Siamo entrati in un’altra dimensione, quella dell’odio. Teniamone conto e facciamo un esame di coscienza.
La fede cristiana ci chiede di odiare solo il peccato e si fonda sull’amore incredibile e assoluto di Dio che si fa uomo e fra poche ore nascerà ancora una volta, come ogni Natale, nei presepi e nelle chiese della cristianità così come nel cuore delle famiglie che continuano a celebrare la grande festa della nascita di Gesù.
Confrontiamo la nostra fede con la miseria delle ideologie e con l’uso perverso di alcune religioni. Chiediamoci: abbiamo saputo mettere al centro della nostra vita l’amore per gli altri e il desiderio di costruire una civiltà che doni ai popoli la pace che sola permette il bene comune? E allora, nell’imminenza della più grande festa della cristianità, ringraziamo il Signore per darci ancora una volta la possibilità di adorarlo, piccolo e umile, come un vero grande Re.
Un Santo Natale a tutti.
Marco Invernizzi