Giovanni Cantoni nel ricordo dei suoi militanti
Vincenzo Fornace, Cristianità n. 401 (2020)
Alla storia della nostra amata Patria, alla storia di Santa Madre Chiesa e alla storia dell’illustre scuola del pensiero contro-rivoluzionario è affidato il compito di studiare e illustrare i grandi meriti di Giovanni Cantoni.
A noi è riservato l’immeritato privilegio di narrare e testimoniare quanto la sua persona sia stata importante e determinante.
Penso che ognuno di noi non incontri alcuna difficoltà nel riconoscere che Giovanni Cantoni, pur se con diversa incidenza e con varie sfumature, ha solcato in profondità e ha segnato in modo irreversibile le nostre esistenze e i nostri percorsi di conversione, imprimendovi un sigillo indelebile in Jesu et Maria, tanto incisivo da condizionare e orientare permanentemente la nostra vita.
Egli è stato il nostro Capo, la nostra guida, il nostro maestro sempre infinitamente autorevole e delicatamente paterno.
La preziosità e la pregnanza dei suoi insegnamenti e della sua testimonianza sono talmente ricche di valori e di significato da non risultare suscettibili di una sintesi esaustiva, e al riguardo sono possibili solo alcune sottolineature, semplici «brandelli» avrebbe detto Lui.
In quest’ottica desidero evidenziare come «Gianni» abbia donato a ogni persona, e in modo particolare ai simpatizzanti e ai militanti di Alleanza Cattolica, il suo impareggiabile sguardo contemplativo sulla vita personale e sociale, capace sempre di farci ascendere ed elevare dai «fondamentali» ai «trascendentali» nella prospettiva di un’azione apostolica orientata nella direzione di Cristo Re e Maria Regina dei nostri cuori.
Costante, ininterrotto e instancabile è stato il suo accorato appello ad essere dei «contemplativi in azione», ponendo e ordinando tutto, e davvero tutto, nella prospettiva della vita eterna e di riflesso agendo di conseguenza, ideale questo di militanza da lui incarnato in modo sempre eroico ed ancor più esemplare negli anni della malattia.
Ogni cristiano, ci ricordava, è chiamato ad essere un «contemplativo in azione», caratterizzandosi e differenziandosi le diverse vocazioni per la maggiore o minore intensità talora della contemplazione e talaltra dell’azione, ma sempre e comunque et contemplatio et actio.
Specie nella prospettiva di fede, che l’odierna ricorrenza della festa della Nostra Signora di Lourdes ci invita a coltivare nei confronti delle infermità personali e dei mali sociali, l’origine dell’azione risiede nel cuore e solo da un cuore contemplativo può scaturire un’azione correttamente orientata.
E infatti il nesso inscindibile tra contemplazione e azione, del quale Cantoni ha dato eroica ed esemplare testimonianza, risulta felicemente compendiato nello stemma associativo nel quale il vandeano Sacro Cuore di Gesù sormontato dalla Croce è inscritto al centro del nobile e fiero petto dell’aquila di san Giovanni Apostolo.
Ora, dopo che «sono state sciolte le vele» (cfr. 2Tm. 4,6) della vita di Giovanni Cantoni e di tutti gli altri cari amici e militanti ricordati nella Messa, i cui cuori hanno presentito e testimoniato in vita ciò che Gesù riserva a coloro che lo amano, per loro che «hanno combattuto la buona battaglia» che «hanno terminato la corsa» e che «hanno conservato la fede» (cfr. 2Tm. 4,7), con infinita gratitudine chiediamo al Signore di donare la «corona della vittoria» e la «gioia eterna» evocata nel salmo 83: «L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente … Beato chi abita nella casa del Signore: senza fine canta le Tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio».