Di Amedeo Lomonaco da Vatican News del 10/03/2022
Quale contributo può dare la religione – e anzitutto il cristianesimo – alla società di oggi? Cosa ha di interessante, se non addirittura di vitale, da dire ancora il cristianesimo? Il Vangelo è ancora in grado di parlare all’uomo di oggi? Sono questi alcuni degli interrogativi che hanno scandito nella giornata del 9 marzo la lectio magistralis del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione del Convegno promosso dalle Associazioni del laicato Cattolico “Sui Tetti”, tenutosi ieri a Roma nell’Aula Magna dell’Angelicum. Le domande di fondo che accompagnano l’esistenza umana, ha aggiunto il porporato – che a margine del seminario ha risposto a varie domande poste dai giornalisti sulla guerra in Ucraina – si intrecciano con il dispiegarsi di una vita nuova, “fecondata e rinnovata dal tocco dell’amore di Dio”. La misericordia infinita di Dio per l’uomo, ha spiegato il cardinale Parolin, “non è una pura idea, una filosofia o uno dei tanti umanesimi che hanno attraversato la storia”. “Questo amore è all’origine di tutto ciò che esiste e ha impresso il suo sigillo nella creazione intera, che ne costituisce la sua prima manifestazione”.
Chi è l’uomo?
L’antropologia biblico-cattolica, ha detto il segretario di Stato, risponde alla domanda fondamentale: Chi è l’uomo? Nel pensiero cristiano, e più in generale nella Rivelazione biblica, “l’uomo non è mai un dato a priori, preesistente a tutto; e tantomeno si è fatto da sé. Nella Bibbia l’esaltazione dell’uomo non insegue le vie dell’autodeterminazione e della libertà senza limiti, propria del modello dell’uomo Prometeo, ma passa per il fatto di essere il prodotto delle mani di Dio, composto di fango (elemento terrestre) e di spirito (il soffio divino), portatore sin dall’origine di un’impronta e di un destino trascendenti, che imprimono nel profondo del suo essere l’aspirazione alla felicità e ne fondano il valore assoluto”. L’ispirazione cristiana, ha sottolineato il cardinale Paroli, si fonda sulla certezza “che ciò che è veramente cristiano è anche veramente umano”. E, viceversa, “ciò che è veramente umano è anche veramente cristiano.” Per questo, con il Concilio, possiamo ancora dire che “chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo”.
Ragionevolezza
La condivisione “larga” dei valori cristiani, ha osservato il cardinale Parolin, implica l’adozione di un concetto ampio di “ragione” e di “ragionevolezza”, “una ragione ‘allargata’ come ha ribadito più volte Papa Benedetto XVI”. Un atteggiamento falsamente scientifico “riduce e limita la ragione all’ambito angusto di ciò che è verificabile solo attraverso l’esperimento”. Secondo tale atteggiamento “le uniche certezze possibili dovrebbero risultare dalla combinazione di matematica ed empiria, senza le quali si sarebbe al di fuori di ciò che è propriamente scientifico e quindi ragionevole”. Una tale riduzione tuttavia, ha affermato il cardinale Parolin, “non è solo contraria a ciò che è propriamente ‘scientifico’, ma anche a ciò che è essenzialmente ‘ragionevole’ e arriva in fondo ad umiliare la ragione stessa, sottraendole l’ambito delle grandi domande sul senso dell’esistenza umana.” La ragione infatti avverte “spontaneamente la necessità di “allargarsi” agli interrogativi, propriamente umani”.
Dignità
Altre domande che accompagnano l’esistenza umana sono quelle del “da dove” e del “verso dove”. Sono questi gli interrogativi della religione e dell’ethos, “che nella misura in cui vengono sottratti all’ambito della ragione degradano nel puro soggettivismo etico e fanno della discrezionalità personale – ma meglio sarebbe dire, dell’arbitrio soggettivo – l’unica istanza etica”. Un altro aspetto dell’antropologia cristiana, ha osservato il cardinale Parolin, è quello della dignità. La Chiesa Cattolica ha un suo parametro per misurare la dignità dell’uomo: è la vita stessa di Dio. “La dignità umana, ovvero il valore di ogni uomo in quanto tale, è misurato dalla passione di Cristo, dal Suo sangue versato per noi”. Questa dignità dell’uomo, ha affermato il porporato, è al tempo stesso del tutto “ragionevole” – e quindi accettabile e condivisibile – anche per chi non aderisce espressamente alla fede cristiana. Ogni uomo avverte dentro di sé, sia egli credente o no, di essere portatore di un valore e di una dignità assoluti, senza condizioni”.
Bellezza
Un altro parametro fondamentale su cui si è soffermato il segretario di Stato durante la sua lectio magistralis è quello della bellezza. della creazione in generale e dell’uomo in particolare. “Questo della bellezza – ha detto il porporato – è il valore che più di ogni altro la tradizione biblica e cristiana intendono affermare: la bellezza della creazione in generale e dell’uomo in particolare. Non a caso sia nella lingua ebraica che in quella greca (le lingue in cui è storicamente avvenuta la Rivelazione biblica, tra Antico e Nuovo Testamento), in queste lingue l’aggettivo buono è reso con una parola che significa al tempo stesso bello”. Ed è per questo che all’uomo si addicono soltanto cose molto belle: è cosa molto bella infatti, ha affermato il porporato, “che una donna partorisca il figlio, sempre”. “E se anche dovesse farlo in condizioni precarie, se anche non lo avesse pianificato o se fosse addirittura malato, resta una cosa molto bella che una madre lo dia alla luce. Sempre. E quanto più l’accoglienza del figlio implicherà sacrificio, tanto più la scelta in favore della vita sarà stata bella e nobile”.
Laicità
Ragionevolezza, dignità e bellezza sono le caratteristiche sulle quali fare leva perché il Cristianesimo, la Chiesa, i cristiani, possano oggi “ispirare pensieri e opere in seno al contesto sociale; e così incidere a non soltanto a livello privato, ma anche pubblico e politico”. Il segretario di Stato Vaticano si è quindi soffermato sul concetto di laicità. Una laicità “autentica”, ha detto, “garantisce il legittimo esercizio di un altrettanto autentica libertà religiosa e che traduce dal punto di vista dello Stato quello che il Concilio Vaticano II ha espresso dal punto di vista della Chiesa Cattolica”. Per molto tempo, ha aggiunto il cardinale Parolin, “il principio di laicità è divenuto sinonimo di una valutazione negativa del fenomeno religioso, guardato con sospetto a fronte dalla rivendicazione di una rigida neutralità, ma meglio sarebbe dire indifferenza, religiosa nello spazio pubblico”. In questa versione “rigida” del principio di laicità “la religione e la professione di fede sono ancora consentite, ma solo ed esclusivamente nell’ambito privato, senza alcun diritto di cittadinanza nell’ambito della sfera pubblica”. “Sull’onda di questa laicità – che invero meglio sarebbe definire ‘laicismo’ – il compito principale dello Stato sarebbe quello di proteggere la libertà di coscienza dell’individuo da ogni possibile influsso di origine religiosa, considerato incompatibile con la nuova professione di fedeltà della persona, una fedeltà nei confronti dello Stato, sostituitosi a Dio”.
Separazione tra stato e Chiesa
Riferendosi al tema della separazione tra Stato e Chiesa, il cardinale Parolin ha sottolineato infine che tale distinzione non è indifferenza, “tantomeno sospetto, dell’uno nei confronti dell’altra”. Questo implica anzitutto “la libertà della Chiesa e dei cristiani di esprimere anche nell’ambito pubblico pensieri, azioni e comportamenti corrispondenti alla propria fede con il pieno diritto di sollecitare, ben oltre la sfera del privato, corrispondenti azioni pubbliche e leggi a tutela dei valori professati”. Questa laicità “autentica”, dove lo Stato non impedisce “l’espressione religiosa ma anzi ne profitta, nella doverosa distinzione di ambiti, farà sì che i laici possano davvero compiere la loro missione, essere sale della terra e luce del mondo”. È nel contesto di questa laicità autentica che può fiorire quella politica “migliore” di cui parla Papa Francesco nel corso del quinto capitolo dell’Enciclica “Fratelli tutti“. Una “politica migliore” perché “popolare in senso proprio e non populista (e che sia riempita di un vero ‘amore politico’, che diventa un amore efficace” e che, come ancora insegna il Santo Padre, “è sempre un amore preferenziale per gli ultimi, che sta dietro ogni azione compiuta in loro favore”.
Lo sguardo di Dio sull’uomo
Il fondamento dell’antropologia cristiana, altro non è “che lo sguardo di Dio sull’uomo stesso”. Uno sguardo che gli consegna la dignità più grande possibile e che lo vede sempre come “cosa molto bella”. “Questo è il contributo – ha affermato il cardinale Parolin – che la Chiesa può dare, oggi come ieri, alla famiglia umana di ogni luogo e tempo. Questo è soprattutto ciò che il mondo ha bisogno di ascoltare, perché ogni volta che se ne dimentica offusca non solo la presenza di Dio, ma la dignità, la bellezza e il valore dell’uomo. Questo, per concludere, è ciò che la Chiesa, i cristiani, ma in fondo tutti gli uomini di buona volontà possono, anzi debbono, gridare sui tetti”.