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Passione e resurrezione nell’arte

10 Maggio 2025 - Autore: Francesca Morselli

Come l’arte può raccontare l’evento centrale della storia dell’umanità.

di Francesca Morselli

Da poco è passata la Settimana Santa, e vorrei rimanere in questo periodo Pasquale per suscitare un’ulteriore riflessione, questa volta anche artistica, su questo momento.  Il racconto evangelico di questo periodo culminante nella Resurrezione di Cristo è stato descritto mirabilmente nel corso dei secoli dai più importanti artisti e durante la Settimana Santa mi ha aiutato molto nella meditazione. Spesso infatti la visualizzazione di immagini su episodi sacri parlano altrettanto chiaramente che i testi (d’altronde la Via Crucis è percorsa proprio soffermandosi sulle stazioni che non sono altro che rimandi in immagini su quello che è avvenuto durante la Passione di Cristo). Propongo quindi nove immagini dipinte in periodi diversi e da autori differenti, che possano creare uno spunto visivo su quello che è il grande mistero della nostra religione.

Andrea Mantegna, Orazione nell’orto, 1455, National Gallery, Londra.

Gesù prega su di una roccia arida mentre i tre apostoli (Pietro, Giacomo il maggiore e Giovanni) stanno dormendo. Davanti a Gesù gli angeli gli mostrano i simboli della passione prevista anche dalla tunica nera con un drappo rosso (sangue) e da un lugubre corvo appollaiato su di un ramo. In fondo Gerusalemme con le sue mura.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Cattura di Cristo, 1602, Dublino, National Gallery.

La scena è buia, è notte, Giuda ha appena baciato Gesù e un soldato con l’armatura ci mostra il fianco, San Giovanni scappa urlando mentre un uomo illumina la scena con la lanterna. La prospettiva è ravvicinata in modo da farci coinvolgere dalla scena ed essere uno degli apostoli presenti alla cattura.

Flagellazione di Cristo, Rubens, 1617, Anversa, Chiesa di San Paolo

La drammaticità e atrocità della scena descritta in modo minuzioso e ravvicinato con i corpi messi in luce di Cristo e del flagellatore nella loro fisicità, ci coinvolgono nel supplizio di Cristo. I visi degli aguzzini sono volutamente ottusi ed inespressivi per farci capire come Cristo non sia stato capito da tutti.

Cristo davanti a Pilato, Tintoretto, 1566 e il 1567,  Scuola Grande di San Rocco, Venezia.

Scena di Pilato che si lava le mani, Cristo è all’interno di uno spazio urbano pieno di persone, il suo candore ci parla della sua purezza e la sua figura ieratica ci appare immensa nella sua verità.

Simone Martini, Cristo che porta la croce, 1333, Louvre, Parigi

La sofferenza della salita al Calvario è accompagnata dalla folla tra cui la Maddalena che risulta essere il personaggio centrale, con il suo urlo di strazio, la sua veste rossa e i suoi lunghi capelli biondi che incorniciano la scena di dolore in cui alza le braccia al cielo. La sua veste rossa è in contrappunto con il rosso della veste di Gesù. L’uscita dalla città di Gerusalemme rende la scena incredibilmente realistica.

Hans Leu il Giovane, Gesù incontra la Veronica, 1515-1531, Grande Cattedrale, Zurigo, Svizzera. 

Gesù cade sotto il peso della Croce accompagnato dalla Veronica che mostra il velo, da Maria e da Giovanni. Il suo viso sofferente si specchia nel velo della Veronica, dietro, l’aguzzino è pronto a colpire e le montagne innevate ci raccontano  la provenienza del pittore.

Gerardo Dottori, Crocifissione, 1927, Città del Vaticano, Musei vaticani, Collezione d’Arte Contemporanea

La figura di Cristo sulla croce ha una monumentalità drammatica e spirituale anche nella sua modernità. Le donne piangenti presentano corpi morbidi invece la figura di Cristo presenta anatomie scolpite e spigolose. Questo dialogo tra morbidezza e spigolosità formale caratterizza psicologicamente i personaggi e movimenta il paesaggio. Il piano cromatico del dipinto è articolato dalla contrapposizione dei colori complementari arancione e blu. Infatti le figure sono contenute all’interno dei due triangoli opposti che creano due zone nette di toni blu e azzurri. Il paesaggio circostante invece è risolto con toni di rosso-arancione chiaroscurati nettamente da toni di blu scuro.

Rogier van der Weyden Deposizione, , 1435 circa, Museo del Prado, Madrid.       

 Il quadro è ispirato alla preghiera dello Stabat Mater che medita sulle sofferenze di Maria ai piedi della Croce. I visi di tutti i personaggi che compongono la scena, eccetto Cristo, sono attraversati da realistiche lacrime che, trasparenti, restituiscono la luce che promana dal corpo del Crocifisso. La Madre di Cristo è immagine della Chiesa (simboleggiata dal colore della veste di Maria) e personifica il dolore, similmente al Figlio: il corpo di lui è cadente a causa della morte, quello di Maria è svenuto per lo strazio. Tutti  i personaggi partecipano ad un silenzioso e muto dolore al cospetto del Cristo, quello di una Madre, Maria, a cui si associa il dolore del mondo. 

Piero della Francesca, Resurrezione, 1458-1474, Museo civico di Sansepolcro

 Ci troviamo nel momento in cui Cristo risorge dalla morte, all’alba di un nuovo giorno.

Esce in modo maestoso dalla tomba tenendo in mano il vessillo della Risurrezione che rappresenta la Sua vittoria sulla morte. L’attenzione dell’osservatore è completamente catturata da Cristo che si trova al centro della rappresentazione e sembra avvicinarsi a noi ed entrare così nel nostro spazio, anche attraverso il suo sguardo penetrante. Cristo indossa una veste rosa che simboleggia la Sua sovranità su tutta la terra. Il Suo corpo ci ricorda la duplice natura di Cristo, quella umana, e quella divina, la quale si fa ora esplicitamente presente nella Sua Risurrezione. Il paesaggio cambia da sinistra a destra: prima un paesaggio invernale caratterizzato dagli alberi spogli, e poi, a destra, uno primaverile in cui, alberi verdeggianti si stagliano sullo sfondo. Questa differenza sta a significare che la Risurrezione di Cristo dà una nuova vita e che noi diventiamo una “nuova creazione” in Lui (cfr. 2 Cor 5,17).

Sabato, 10 maggio 2025

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