Da Avvenire del 30/01/0219. Foto da ansa.it
«La sentenza è stata chiara e la revisione non ha riservato sorprese rispetto a quanto già deciso dei giudici supremi il 31 ottobre. Va lodato il giudice-capo Khosa, da poco in carica, lo stesso però che – come membro della corte – aveva scritto la sentenza di assoluzione con le belle riflessioni sul rapporto tra musulmani e cristiani. Anche le motivazioni con cui ha respinto la richiesta di revisione potrà risultare accettabile a tutti, evitando il rischio di disordini », commenta Paul Bhatti, ex ministro per l’Armonia religiosa, cattolico impegnato politicamente per la causa delle minoranze.
«In molti si sono attivati per garantirle l’espatrio e l’accoglienza di Asia Bibi in un Paese ospitale. Sulla sentenza, posso dire che oggi il Pakistan nonpuò permettersi decisioni che acuiscano un’immagine negativa all’estero, rischiosa per la situazione economica e i rapporti internazionali. Il Pakistan deve dimostrare che non discrimina le minoranze e che è pronto a rispettare diritti condivisi internazionalmente ». «Il mondo occidentale – prosegue Bhatti – dovrebbe insistere con il governo di Islamabad per il rispetto della libertà religiosa anche per sostenere i musulmani moderati, che alla fine sono quelli che hanno davvero aiutato Asia Bibi a ritrovare la libertà: questo grazie a personalità di alto livello che si sono espresse apertamente per la sua libertà. Ricordo la dichiarazione dei 500 imam il 6 gennaio scorso, dove tra l’altro fu affermato: se si pensa che insultare il profeta sia un insulto per tutti noi allora,se non è provata l’intenzione blasfema di Asia Bibi, i musulmani dovrebbero essere soddisfatti».
Una lettura positiva della vicenda viene anche da Mushtaq Gill, per alcuni anni legale di Asia Bibi. «Sono assolutamente fiducioso che raggiungerà presto la sua famiglia in Canada dove già si trovano le figlie. La situazione sarà sotto controllo se il governo manterrà la sua fermezza verso gli estremisti islamici che hanno manifestato al tempo del suo rilascio e dell’assoluzione da parte della Corte Suprema. Ricordo che il leader del Tehreek- e-Labbaik Pakistan è ancora in stato d’arresto e difficilmente gli islamisti oseranno protestare per il suo rilascio finale e una sua partenza dal Pakistan che per lei è l’ultima speranza di vivere in sicurezza». «Sicuramente – sottolinea Gill, avvocato e attivista per i diritti umani costretto all’esilio dalle minacce degli estremisti – lei sarà immediatamente messa in salvo, ma i problemi per altri casi minori di accusati di blasfemia e per chi sarà coinvolto in futuro, potrebbero essere ancora maggiori».
«Dopo tutto quello che ha passato, questa famiglia assediata merita di essere riunita. È arrivato il tempo di liberare Asia Bibi, così che lei e il marito possano ricongiungersi con i figli. Sostanzialmente, dalla sentenza del 31 ottobre, il governo ha avuto bisogno di tenerla sotto custodia per garantirle l’incolumità. Di conseguenza durante l’intero procedimento di revisione lei è stata costretta a vivere in condizioni di libertà assai limitata, anche se in modo relativamente confortevole », ricorda Wilson Chowdhry a capo della British Pakistan Christian Association che ha sostenuto la famiglia negli anni della clandestinità. «Se va dato credito al governo di orientamento islamista guidato da Imran Khan di avere propiziato un risultato positivo della vicenda, restano obiettive difficoltà per le minoranze religiose in quello che è il secondo Paese musulmano al mondo come popolazione. Legge antiblasfemia e abusi dei diritti umani hanno posto il Pakistan al quinto posto nella lista di Open Doors dei Paesi dove più accentuata è la persecuzione verso i cristiani. È tempo che questa situazione venga considerata all’estero, anche in merito ai fondi concessi al governo pachistano».
Stefano Vecchia