Di Renato Farina da Libero del 27/12/2021
«Dio, Patria e Famiglia». Sarebbe molto banale, eppure in termini letterali sarebbe persino ineccepibile dare questo titolo al discorso di Francesco ieri mezzogiorno alla finestra per l’Angelus. È stato insieme rivoluzionario e conservatore, conservatore perché rivoluzionario, e viceversa. Potrebbe funzionare mettere insieme in questa sequenza i tre sostantivi, magli si farebbe un torto, perché dopo le infinite operazioni per fare di Bergoglio un condottiero del pueblo con la falce e il martello, ripeteremmo lo stesso sguaiato lavoro falsificante sulla destra appiccicandogli uno slogan vetusto. Resta il fatto: i capisaldi proposti in questo Natale dal Vescovo di Roma a credenti e non credenti per «dare un futuro» al mondo e specialmente all’Italia sono proprio Dio, Patria e Famiglia. D’accordo. Messi in fila così puzzano di canfora come vecchi paltò tirati fuori dal baule del nonno. Diciamoli in giusta sequenza allora: Dio, Famiglia e Patria. Togliamo pure la maiuscola a famiglia e patria. Ma la sostanza del pensiero del Papa è questa: Dio ha creato uomini e donne stabilendo che crescano in una famiglia dove padre e madre si amino e comunichino questo amore alla loro prole. Fin qui siamo a Dio e famiglia.
CIFRE PREOCCUPANTI
C’è un problema. Anzi il Papa la chiama «tragedia». Manca la prole. Non si fanno più figli, specie in Italia. Si chiama «inverno demografico». Nel 2020 in Italia –aggiungiamo noi – si era battuto ogni record: i nuovi nati erano stati 404.892 (-15 mila sul 2019). Quest’anno andrà peggio: nei primi 9 mesi del 2021 le nascite in Italia sono 12.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Che fare? Fare figli. Se no la Patria muore. «Facciamo tutti il possibile per riprendere una coscienza, per vincere questo inverno demografico che va contro le nostre famiglie contro la nostra patria, anche contro il nostro futuro». Ha questo dono, il Papa argentino: rinfresca l’aria. Tira fuori dal patrimonio della fede e dalla sapienza antica di quello che lui chiama “il santo popolo di Dio” giudizi che hanno la perentorietà brutale della verità amara constatabile da ciascuno. Ma insieme offre vie di uscita dalla tragedia praticabili adesso, dai semplici e dai potenti. Prima dell’Angelus, commentando il Vangelo di questa domenica in cui si festeggia la Santa Famiglia (una volta si preferiva dire Sacra Famiglia), ha descritto le vicende dei rapporti tra Maria e Giuseppe, tra loro e con il loro figlio piuttosto speciale, in modo neanche un po’ devozionale, quasi la loro convivenza fosse come la nostra, con i medesimi casini, perché le epoche cambiano, ma Dio no, lui non cambia idea. «Dio ha scelto una famiglia umile e semplice per venire in mezzo a noi. Contempliamo la bellezza di questo mistero, sottolineando anche due aspetti concreti per le nostre famiglie». Nessuna evoluzione verso nuove forme che vadano oltre la famiglia. Sarebbe negare l’essenza stessa del mistero di Dio. Primo aspetto: non tagliamo le radici (altra parola tabù per la sinistra). Ha detto:«Forse non siamo nati in una famiglia eccezionale e senza problemi, ma è la nostra storia – ognuno deve pensare: è la mia storia – ,sono le nostre radici: se le tagliamo, la vita inaridisce! Dio non ci ha creati per essere condottieri solitari, ma per camminare insieme. Ringraziamolo e preghiamolo per le nostre famiglie. Dio ci pensa e ci vuole insieme: grati, uniti, capaci di custodire le radici».
SANTA FAMIGLIA
Secondo aspetto. Spiega il Papa: «…a essere famiglia si impara ogni giorno. Nel Vangelo vediamo che anche nella Santa Famiglia non va tutto bene: ci sono problemi inattesi, angosce, sofferenze. Non esiste la Santa Famiglia delle immaginette. Maria e Giuseppe perdono Gesù e angosciati lo cercano, per poi trovarlo dopo tre giorni. E quando, seduto tra i maestri del Tempio, risponde che deve occuparsi delle cose del Padre suo, non comprendono. Hanno bisogno di tempo per imparare a conoscere il loro figlio. Così anche per noi: ogni giorno, in famiglia, bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni». Spiega: mettere davanti l’altro, parlare a tavola, spegnere il telefonino, non andare a letto senza aver fatto pace. È destra, è sinistra; progressismo, conservatorismo? C’est la vie! Ed ecco l’allarme di Francesco: «Parlando della famiglia, mi viene una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l’inverno demografico. Sembra che tanti hanno perso l’aspirazione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto». Non avremo più la patria se si va avanti così. I governi si diano da fare. A sinistra di solito a questo discorso si replica: nessun problema, ai figli che mancano subentreranno immigrati, che problema c’è? Il Papa dice: è una tragedia. Viene meno la Patria. Roba di destra? Proprio è impossibile incellophanare papa Bergoglio e piazzare sopra l’involucro una qualsiasi etichetta ideologica. Giochi vecchi e fallimentari già al tempo di Wojtyla e Ratzinger, ma con Francesco di più.