GIOVANNI PAOLO II, Discorso al primo gruppo di Vescovi polacchi, del 16-1-1998, nn. 4-5, in L’Osservatore Romano, 17-1-1998. Titolo redazionale.
Il mondo contemporaneo sperimenta le conseguenze di profonde divisioni, retaggio di grandi drammi del millennio che volge al termine; esso ha bisogno ed attende tale testimonianza da parte dei discepoli di Cristo.
La missione della Chiesa è quella di annunziare a tutti gli uomini la salvezza in Cristo. Per compiere tale mandato essa non ha bisogno di alcun privilegio; necessita soltanto della libertà di annunziare le verità del Vangelo. Viene sostenuta prima di tutto dalla grazia di Cristo vivente nei secoli, che fruttifica con la testimonianza della vita dei credenti — sovente offerta in grado eroico. Una dimensione estremamente importante di tale testimonianza è l’unità e la costante aspirazione a questo ideale. L’unità della Chiesa si basa sulla Verità e sull’amore di Dio e dell’uomo, di cui dà testimonianza. La verità che unisce la Chiesa e rende libero l’uomo per la speranza della vita eterna è Cristo vivente, mandato dal Padre in virtù dello Spirito Santo, affinché il mondo creda che Dio è amore. L’amore — fondamento dell’unità della Chiesa — è l’amore di Cristo riversato nei nostri cuori, che riunisce i figli di Dio dispersi.
Il ministero della riconciliazione di Cristo […] comprende anche la Chiesa e tutta la nazione. In questo particolare momento storico, in cui molti popoli e paesi […] rendono grazie a Dio per lo straordinario dono della libertà, ma allo stesso tempo risentono dolorosamente delle profonde ferite lasciate nelle anime degli uomini dalle più antiche e dalle più recenti esperienze di ostilità e di umiliazioni del passato, il ruolo della Chiesa è insostituibile. La Chiesa, forte della fede nella Divina misericordia sperimentata quotidianamente, cura con amore le ferite dei peccati ed insegna a costruire l’unità sul fondamento del perdono e della riconciliazione. Anche nella società polacca la caduta del sistema comunista, basato sulla lotta di classe, ha portato allo scoperto barriere di divisioni finora poco visibili, di antiche sfiducie e paure che covano nei cuori umani. Ha scoperto anche le ferite delle coscienze che, sottoposte a pressioni a volte pesanti, non hanno resistito alla prova a cui erano esposte. Tali ferite possono essere guarite soltanto dall’amore divino e umano, il cui segno è il Cuore di Cristo trafitto sulla croce.
Occorre che l’Episcopato Polacco continui a guidare con coraggio questo ministero della riconciliazione di Cristo. Sarà un contributo insostituibile nell’edificazione di un ordine morale — basato su Dio e sui suoi comandamenti —, esigenza della libertà riacquistata. La via al rinnovamento della società passa attraverso il rinnovamento del cuore dell’uomo. In questo processo non può mancare la testimonianza di una metanoia interiore dei figli della Chiesa. […] Il dono della libertà e la fatica dell’edificazione dell’ordine morale ad esso unita gridano l’invito alla riconciliazione e al perdono. Esse, tuttavia, hanno la loro fonte nella bontà del Cuore di Cristo e nella generosità del cuore umano, disposto ad offrire il dono di sé sull’esempio del nostro Redentore, morto per tutti, anche per coloro che l’avevano crocifisso. […] Soltanto uomini pronti al sacrificio e confortati dallo Spirito Santo sono disposti ad un dono gratuito di sé e capaci di costruire l’ordine evangelico della libertà. I Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia danno loro la forza di lottare contro il peccato e contro ogni male nella vita personale e sociale: di non cedere allo scoraggiamento e alla rassegnazione, a non soccombere all’indifferenza e al pessimismo. Il servizio della riconciliazione nella verità e nell’amore non è per la Chiesa un compito limitato ad una sola occasione, ma costituisce parte integrale della sua missione evangelica al servizio di tutti gli uomini e di tutta la nazione.
Giovanni Paolo II