Giovanni Paolo II, Cristianità n. 212 (1992)
Discorso di apertura della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, nell’auditorium della Casa San Paolo di Santo Domingo, del 12-10-1992, nn. 21-22, in supplemento a L’Osservatore Romano, 14-10-1992. Titolo e traduzione dall’originale in spagnolo redazionali.
Ai nostri giorni si percepisce una crisi culturale di proporzioni insospettate. Il substrato culturale di oggi presenta certamente un buon numero di valori positivi, di cui molti frutto dell’evangelizzazione; ma, nello stesso tempo, ha eliminato valori religiosi fondamentali e ha introdotto concezioni ingannevoli, che non sono accettabili dal punto di vista cristiano.
L’assenza di questi valori cristiani fondamentali nella cultura della modernità non solo ha offuscato la dimensione del trascendente, facendo passare molte persone all’indifferentismo religioso […], ma è, nello stesso tempo, causa determinante della disillusione sociale in cui è maturata la crisi di questa cultura. Dopo l’autonomia introdotta dal razionalismo, oggi si tende a basare i valori soprattutto su consensi sociali soggettivi che, non di rado, portano a posizioni contrarie anche alla stessa etica naturale. Si pensi al dramma dell’aborto, agli abusi nell’ingegneria genetica, e agli attacchi alla vita e alla dignità della persona.
Di fronte alla pluralità di opzioni che oggi si offrono, si richiede un profondo rinnovamento pastorale mediante il discernimento evangelico sui valori dominanti, sugli atteggiamenti, sui comportamenti collettivi, che spesso rappresentano un fattore decisivo per optare sia per il bene che per il male. Ai nostri giorni si rendono necessari uno sforzo e un tatto particolare per inculturare il messaggio di Gesù, così che i valori cristiani possano trasformare i diversi nuclei culturali, purificandoli, se necessario, e rendendo possibile il consolidarsi di una cultura cristiana che rinnovi, amplii e unifichi i valori storici passati e presenti […].
La Chiesa guarda con preoccupazione alla frattura esistente fra i valori evangelici e le culture moderne, perché queste corrono il rischio di rinchiudersi in sé stesse, in una sorta d’involuzione agnostica e senza riferimento alla dimensione morale (cfr. Discorso al Pontificio Consiglio per la Cultura, 18 gennaio 1983). A questo proposito, conservano pieno vigore quelle parole di Papa Paolo VI: “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esattamente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la buona novella” (Evangelii nuntiandi, n. 20).
La Chiesa, che considera l’uomo come sua “via” (cfr. Redemptor hominis, 14), deve saper dare una risposta adeguata all’attuale crisi della cultura. Di fronte al complesso fenomeno della modernità, è necessario dar vita a un’alternativa culturale pienamente cristiana. Se la vera cultura è quella che esprime i valori universali della persona, chi può proiettare più luce sulla realtà dell’uomo, sulla sua dignità e sulla sua ragion d’essere, sulla sua libertà e sul suo destino, del Vangelo di Cristo?
Giovanni Paolo II