Non solo Covid all’Angelus della Giornata per la vita: il Papa chiede di poter risolvere anche la “pandemia” delle culle vuote
di Michele Brambilla
Papa Francesco esordisce, all’Angelus del 7 febbraio, esclamando: «un’altra volta in Piazza!». Le autorità vaticane permettono, infatti, ai fedeli di accedere liberamente a piazza S. Pietro, cosa che non accadeva dal giorno di Natale. L’Italia “si sente meglio”, sta cambiando anche il clima politico, e il Vangelo della V domenica del Tempo ordinario si presta a “metafore sanitarie”: «il Vangelo di oggi (cfr Mc 1,29-39) presenta», infatti, «la guarigione, da parte di Gesù, della suocera di Pietro e poi di tanti altri malati e sofferenti che si stringono a Lui. Quella della suocera di Pietro è la prima guarigione di ordine fisico raccontata da Marco: la donna si trovava a letto con la febbre» alta, un po’ come i malati Covid. Il Papa sottolinea la delicatezza del gesto di Gesù, che «si avvicinò, la fece alzare prendendola per mano» (Mc 1,31).
Il Successore di Pietro osserva che «fin dall’inizio, dunque, Gesù mostra la sua predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito: è una predilezione di Gesù avvicinarsi alle persone che soffrono sia nel corpo sia nello spirito. È la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole. I suoi discepoli ne sono stati testimoni oculari, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato». Lo stesso Simone riceverà dallo Spirito Santo parte dei poteri taumaturgici del Maestro (At 5,14-15), «e questo è proseguito senza interruzione nella vita della Chiesa, fino ad oggi. E questo è importante».
Il Santo Padre lo ripete con forza: «prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’“attività opzionale”, no! Non è qualcosa di accessorio, no. Prendersi cura dei malati di ogni genere fa parte integrante della missione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù. E questa missione è portare la tenerezza di Dio all’umanità sofferente. Ce lo ricorderà tra pochi giorni, l’11 febbraio, la Giornata Mondiale del Malato», nella memoria liturgica delle apparizioni dell’Immacolata a Lourdes (1858). «La realtà che stiamo vivendo in tutto il mondo a causa della pandemia rende particolarmente attuale questo messaggio», visti i tentativi, sempre meno sotterranei in alcuni Paesi, di stabilire una pre-selezione dei malati: «la voce di Giobbe, che risuona nella Liturgia odierna, ancora una volta si fa interprete della nostra condizione umana, così alta nella dignità – la nostra condizione umana, altissima nella dignità – e nello stesso tempo così fragile».
Parole inequivocabili, quelle del Pontefice, che diventano ancora più esplicite quando si parla dell’Italia: «oggi si celebra in Italia la Giornata per la Vita, sul tema “Libertà e vita”. Mi unisco ai vescovi italiani nel ricordare che la libertà è il grande dono che Dio ci ha dato per ricercare e raggiungere il bene proprio e degli altri, a partire dal bene primario della vita. La nostra società va aiutata a guarire da tutti gli attentati alla vita, perché sia tutelata in ogni sua fase». La “cultura dello scarto” è una peste da debellare definitivamente, alla pari del coronavirus. «E mi permetto di aggiungere una mia preoccupazione: l’inverno demografico italiano. In Italia le nascite sono calate e il futuro è in pericolo. Prendiamo questa preoccupazione e cerchiamo di fare in modo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine».
Lunedì, 8 febbraio 2021