Una domanda inquietante nell’articolo di un prete cattolico
di Marco Invernizzi
Oggi vorrei parlarvi di un tema molto delicato e importante,che riguarda l’irrilevanza del Magistero del Papa nella vita pubblica di molti cattolici, non soltanto singoli, ma anche giornali, associazioni e movimenti, parrocchie e diocesi. L’occasione è stata un bell’articolo, che vi segnalo invitandovi a leggerlo tutto, di don Roberto Colombo, un sacerdote ambrosiano, professore ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e docente presso l’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, nonché membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita (Il Papa è meno cool quando il suo essere anti-mainstream non è spendibile, da Il Foglio, 14 maggio 2024).
Don Colombo sostanzialmente scrive che le parole del Papa vengono usate dai media quando si prestano a essere lette nell’ambito del “politicamente corretto” e invece vengono ignorate quando sono esplicitamente contrarie al “pensiero unico”, che è quello del laicismo dominante nella gran parte del sistema mediatico.
Però don Colombo scrive anche una cosa ancora più importante, cioè che il Magistero del Papa non viene utilizzato neppure dai cattolici, nel senso che non viene letto e quindi non è ripreso e trasmesso come sarebbe dovere di ogni fedele e, soprattutto, di ogni vescovo osacerdote o intellettuale che si dichiarano appartenenti alla Chiesa cattolica. Scrive il sacerdote ambrosiano: «Periodici diocesani e bollettini parrocchiali cartacei stanno scomparendo per fare spazio a edizioni elettroniche che si occupano di tutto e di più, riprendendo – talvolta di seconda mano – qualche frase del Papa, ardua da comprendere correttamente fuori dal testo e dal contesto in cui è inserita». Il risultato è che gli interventi del Papa arrivano ai fedeli e al clero «attraverso i titoli delle colonne dei quotidiani cartacei e online, già tagliati e confezionati su misura, ad effetto immediato, politicamente correttissime per non perdere nessun lettore».
Il risultato è devastante, non soltanto perché il Pontefice viene spesso frainteso, oppure usato dalle diverse forze politiche secondo quanto conviene loro, ma soprattutto perché al Magistero è impedito di esercitare la sua funzione (che è quella di orientare e aiutare a giudicare le diverse situazioni), dato che non giunge alle persone nella sua reale consistenza.
Certo, è difficile immaginare che la maggioranza dei fedeli vadano sul sito della Santa Sede a leggere interamente i discorsi del Papa, ma non si capisce perché il lavoro di presentazione e spiegazione non venga sistematicamente svolto dai vescovi, dai sacerdoti nelle omelie domenicali,sui giornali cattolici, nelle iniziative dei movimenti e delle associazioni, per esempio, salvo le lodevoli e benemerite eccezioni che però, purtroppo, non rappresentano la regola.
Non si tratta, purtroppo, di un problema recente. Già il pontificato di Benedetto XVI ha subito lo stesso trattamento, con la scusa che era troppo difficile. E così, invece di spiegarlo, di renderlo accessibile a tutti, lo si è messo in un cassetto.
Lo stesso sta avvenendo oggi con Papa Francesco. Don Roberto Colombo porta alcuni esempi, come il recente paragone fatto dal Papa tra la fabbrica delle armi e la produzione dei contraccettivi, con il relativo business: quanti pacifisti si sono lamentati di quest’ultimo dopo avere denunciato quello delle armi? Oppure, ancora, quanti ricordano l’intervento del Pontefice contro l’aborto, nel 2018, quando disse che non si può affittare un sicario per risolvere un problema, o di quello del 2016, quando dichiarò che l’aborto è un crimine?
Vogliamo passare all’ideologia gender, per ricordare che recentemente il Santo Padre l’ha definita «una brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale»? O quando nel 2015 la definì «uno sbaglio della mente umana»?
Insomma, il Magistero è come se non esistesse, come se non avesse una missione «legata al carattere definitivo dell’Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l’autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi. L’esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.890).
Lunedì, 20 maggio 2024