Miguel Poradowski, Cristianità n. 10 (1975)
Nel corso della Settimana Tomista tenuta presso l’università Cattolica di Valparaiso, in Cile, dal 10 al 15 giugno 1974, don Miguel Poradowski ha presentato una relazione che traduciamo da Verbo, Madrid giugno-luglio-agosto 1974, anno XIII, n. 126-127, pp. 825-834, omettendo soltanto alcune considerazioni prive d’interesse per i lettori di Cristianità.
La mia relazione in questa Settimana Tomista sarà molto diversa da quelle che abbiamo avuto il piacere di ascoltare finora; infatti le relazioni precedenti si occupavano specificamente del pensiero tomista, sia dal punto di vista storico che dal punto di vista filosofico o teologico, mentre il tema che devo trattare di carattere puramente informativo.
Per di più la mia relazione non è soltanto diversa, ma anche assai ingrata: infatti non devo informare dello stato attuale degli studi tomisti – che sarebbe cosa gradita non solo a me ma certamente anche agli ascoltatori -, ma di un fatto in sé stesso molto triste, doloroso e spiacevole, cioè della lotta che si sta facendo al tomismo nella Chiesa postconciliare. Non è piacevole né per me né per quelli che mi ascoltano ricordare che il tomismo, che abbiamo avuto modo di gustare e ammirare in questa settimana, è attualmente combattuto dentro la stessa Chiesa.
Nella mia breve esposizione non intendo analizzare dettagliatamente tutti gli aspetti di questa situazione; mi limiterò a segnalare il fatto e a porre questo interrogativo: “Perché il marxismo infiltrato nella Chiesa combatte il tomismo?“.
Prima di entrare in argomento, vorrei definire i limiti della mia esposizione. Non si tratta di parlare della situazione del tomismo nella Chiesa postconciliare, cioè di informare sugli atteggiamenti dei cattolici di fronte al tomismo, ma soltanto di concentrare la nostra attenzione sulle ragioni che spingono uno dei gruppi antitomisti, cioè i marxisti, a combattere il tomismo.
Affinché nessuno possa accusarmi di addossare ai marxisti tutta la responsabilità della furia antitomista che caratterizza molti ambienti della Chiesa di oggi, mi permetto di ricordare in breve che, attualmente, all’interno della Chiesa si profilano tre atteggiamenti nei confronti del tomismo, ciascuno con diverse sfumature.
In primo luogo abbiamo l’atteggiamento che io definirei filotomista, nel quale, suppongo, si riconosce la maggioranza dei presenti, cioè l’atteggiamento di coloro che considerano il tomismo come il meglio del pensiero filosofico e teologico cristiano. Chiaramente, in questo caso intendiamo per tomismo non soltanto il pensiero di san Tommaso ma tutto il pensiero cristiano, filosofico e teologico, continuato dai discepoli del Dottore Angelico, che, in sette secoli, con l’incessante sforzo di tante generazioni di filosofi e teologi, si è lentamente sviluppato e continua a svilupparsi, ma la cui pietra angolare è costituita dall’opera di san Tommaso.
Un altro gruppo è costituito da coloro che non sono né partigiani né avversari del tomismo. Lo considerano piuttosto una tappa nella vita intellettuale del cristianesimo, una tappa a suo tempo molto importante, ma che appartiene al passato e quindi non dovrebbe, secondo loro, tenerci oggigiorno troppo occupati. Nella nostra epoca, nella seconda metà del ventesimo secolo, nel secolo delle conquiste spaziali e dell’energia nucleare, dovremmo piuttosto avere l’ambizione di elaborare una nuova filosofia e una nuova teologia più consonanti con i nostri tempi e le nostre inquietudini.
Vi è poi un terzo atteggiamento, quello degli antitomisti: in esso si riconoscono molti gruppi assai differenziati. Ne ricordiamo solo alcuni.
Vi sono cristiani molto ferventi – noti per la loro fedeltà a Cristo e al suo Vangelo e inoltre per uno straordinario zelo apostolico – che pensano che il tomismo, in quanto filosofia medioevale, è più di ostacolo che di aiuto all’apostolato di oggi; esso dovrebbe quindi essere messo da parte, dimenticato, se non totalmente eliminato dagli studi teologici. Questa posizione è mossa dalla preoccupazione per l’evangelizzazione, cioè da ragioni che oggi si è soliti chiamare pastorali.
Vi sono altri che, vittime di una propaganda di calunnie che si è sviluppata da sei secoli a questa parte contro il Medioevo – presentando particolarmente i secoli XIII e XIV come un’epoca di oscurantismo e di ignoranza – attaccano il tomismo. Ciò è dovuto al fatto che non lo conoscono, non avendo mai studiato seriamente quel periodo della storia europea che Daniel Rops ha chiamato “delle cattedrali e delle crociate“, al quale l’eminente storico Cohen, professore all’università di Parigi, dedica un grosso volume intitolato La grande clarté du Moyen-age e il suo collega Pernoud un altro volume dal titolo Lumière du Moyen-age, per ricordare soltanto alcuni autorevoli giudizi dei nostri giorni.
Vi sono poi altri che, dedicati all’ecumenismo, vedono nel tomismo un ostacolo a un sincero avvicinamento ai “fratelli separati” e, per quanto ciò sia doloroso, preferiscono sacrificare una parte del pensiero cristiano, preziosa ma mal vista dalle altre correnti cristiane.
Vi è però una corrente ecumenica denunciata dal papa Paolo VI come “falso ecumenismo“. Essa intende riunire tutti i credenti in Dio in una sola religione, che non sarebbe più quella cristiana, ma una sintesi di tutti i credi religiosi. Proprio questa corrente si scaglia furiosamente contro il tomismo; e in essa noi tomisti abbiamo gli avversari più seri e più risoluti.
Poiché non rientra nel tema della mia relazione l’occuparmi di tutti gli avversari del tomismo, mi fermo a questi esempi, che mi sono permesso di menzionare solo perché si tenga presente che il marxismo, infiltrato nella Chiesa, non è né l’unico, né il più importante nemico del tomismo. Tuttavia la lotta contro il tomismo nella Chiesa postconciliare è entrata in una nuova fase nel momento in cui ha incontrato un potente alleato nel marxismo che si è infiltrato nella Chiesa.
Che motivi ha il marxismo infiltrato nella Chiesa per combattere il tomismo? Questo è il tema centrale della mia relazione.
Prima di iniziare a trattarlo vorrei fare ancora due osservazioni. Primo: non intendo parlare ora dell’atteggiamento del marxismo in quanto tale, ma esclusivamente del marxismo infiltrato nella Chiesa, cioè del marxismo che attacca dall’interno e non del marxismo che attacca dall’esterno, perché le tattiche (come anche i motivi) di questi attacchi sono assai diversi.
Secondo: non intendo dare una risposta completa, esauriente; vorrei solo impostare il problema, risvegliare interesse per questa questione e provocare una discussione, una ricerca, non immediata, qui, in questa riunione, ma una seria e tranquilla ricerca scientifica, perché penso che l’assunto sia importante e meriti di essere trattato molto seriamente.
Dopo questa introduzione passo a leggere la mia breve relazione: Perché il marxismo infiltrato nella Chiesa combatte il tomismo?
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Siamo testimoni del fatto che, da qualche anno, nella Chiesa cattolica il tomismo è combattuto: lo si elimina dal programma degli studi nei seminari e nelle università cattoliche; la filosofia tomista scompare dalle riviste cattoliche di filosofia, teologia e cultura generale; ogni anno diminuiscono le pubblicazioni di studi tomisti, mentre si dà una sempre maggiore preferenza alle filosofie contrarie al tomismo, alle pubblicazioni che lo attaccano o lo mettono in ridicolo, e si pretende di sostituirlo con il marxismo.
Si sa che, nella misura in cui si accentua la penetrazione del pensiero marxista nella Chiesa cattolica, dentro di essa cresce anche la lotta contro il tomismo.
Si potrebbe pensare che si tratti di un processo logico: due filosofie completamente antagoniste non possono coesistere nella stessa comunità spirituale. Dato che, oggi come oggi, moltissimi cattolici, specialmente sacerdoti, assimilano il marxismo e pensano con categorie marxiste, è anche logico che essi combattano il tomismo.
Ma lo straordinario zelo con il quale, da quasi dieci anni, si combatte il tomismo nell’ambiente cattolico, e soprattutto il fanatismo dimostrato da quelli che ridicolizzano san Tommaso e lo vogliono eliminare completamente dalle università cattoliche e dai seminari, non si spiegano soltanto con l’incompatibilità di queste due filosofie antagoniste. Evidentemente esistono altre cause, altri motivi che agiscono all’interno di questa incredibile furia antitomista nella Chiesa cattolica.
Sarà soltanto uno dei moltissimi aspetti dell’offensiva progressista-marxista contro tutto ciò che vi è di tradizionale nella Chiesa? E questo è molto di più.
Grazie ad alcuni articoli del padre gesuita Arturo Gaete, nei quali l’autore espone con tutta sincerità le ragioni della sua lotta contro il tomismo, possiamo provare che i marxisti infiltrati nella Chiesa hanno molti e molto importanti motivi per eliminare completamente dall’ambiente intellettuale cattolico il pensiero del Dottore Angelico (1).
Però, prima di analizzare questi motivi e provare la gravità del fenomeno, converrà ricordare l’importanza della presenza del tomismo nel pensiero cristiano.
Denis de Rougemont, in uno dei suoi articoli sulla rivista Preuves, ci ricorda che quella che chiamiamo “filosofia cristiana” nacque e si sviluppò per due motivi: uno, comune a ogni filosofia, è costituito dall’imperioso desiderio dell’uomo di giungere alla verità e di riflettere su di essa; e l’altro, che agisce solo in questo caso, fu e continua a essere la necessità di elaborare una filosofia che faciliti la costruzione della teologia cristiana, cioè una filosofia che fornisca i concetti e i termini adeguati alla teologia. Come esempio illustrativo Denis de Rougemont menziona i concetti di “persona”, “natura”, “comunità”, ecc., della filosofia cristiana medioevale, elaborati al fine di studiare teologicamente i misteri della fede cristiana, e in modo speciale il dogma della Santissima Trinità. In altri termini: la filosofia cristiana ha sempre avuto e continua ad avere il carattere di una disciplina al servizio della teologia.
Chi ha studiato la teologia cristiana sa che è impossibile progredire in essa senza un previo studio della filosofia cristiana (la conoscenza di altre filosofie non è di nessun aiuto per gli studi teologici). Chi non studiasse seriamente la filosofia cristiana (cioè la filosofia “scolastica” non sarebbe in grado di studiare la teologia cristiana (2). Per questo motivo la Chiesa esigeva che nei seminari e nelle facoltà di teologia gli studi teologici fossero preceduti dagli studi di filosofia cristiana (3).
Ora, il tomismo è il meglio della filosofia cristiana; è la migliore presentazione del pensiero filosofico cristiano dei primi dodici secoli e, nello stesso tempo, è una sintesi di quanto vi è di più valido nella filosofia precristiana europea, che il cristianesimo ha potuto assimilare e incorporare nel suo pensiero.
Senza la conoscenza del tomismo è resa impossibile tutta la speculazione teologica; senza una formazione intellettuale basata sul tomismo tutte le opere teologiche cristiane risultano incomprensibili o per lo meno sommamente difficili la loro lettura e il loro studio.
Questa necessità del tomismo da parte del pensiero teologico è mostrata anche da a fatto evidente: tutte le opere teologiche degli ultimi anni, scritte da teologi che ignorano il tomismo o lo rifiutano per principio, mancano assolutamente di valore.
La lotta contro il pensiero di san Tommaso, condotta oggi con tanto zelo nella Chiesa dai marxisti e dai cripto-marxisti, è diretta non soltanto contro il tomismo, ma, indirettamente, contro la teologia in quanto tale. Eliminando il tomismo dalle università cattoliche, dai seminari e, in generale, dalla preparazione e dalla formazione dei candidati al sacerdozio e dei diaconi (sposati), si attacca e si distrugge la teologia in sé stessa, poiché nessuna opera teologica della teologia tradizionale (e non esiste né può esistere altra teologia cristiana) è oggi accessibile e comprensibile senza avere prima studiato il tomismo. Soltanto nella misura in cui si progredisce nella filosofia tomista si può progredire anche nella teologia.
Evidentemente uno dei propositi dell’attuale antitomismo sta nell’impedire lo studio della teologia. Sembra che gli antitomisti vogliano effettuare in questo modo una specie di “lavaggio del cervello” alla futura generazione di sacerdoti.
Ma l’antitomismo ha anche altri propositi. Attualmente si sta facendo un gran sforzo per innestare direttamente la filosofia marxista sul pensiero cristiano e specialmente sul pensiero teologico. Alcune teologie – come, per esempio, quella del sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, professore dell’università cattolica di Lima, o quella di Hugo Assmann, gesuita brasiliano, o di Bishop, nordamericano, il frate domenicano che ha recentemente apostatato – incorporano il marxismo nella teologia cattolica non inconsciamente, ma di proposito, mentre gli altri lo fanno senza rendersene conto, vittime di quello che il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira chiama “trasbordo ideologico inavvertito“. Gustavo Gutiérrez e Bishop fanno una teologia essenzialmente marxista, introducendo in essa le categorie e la terminologia della filosofia marxista, e sostituendo così il tomismo. Hugo Assmann va ancora più lontano, facendo anche uso del pensiero neomarxista; egli basa infatti la sua pseudoteologia sulla praxologia del filosofo marxista polacco Tadeusz Kotarbinski. Questa marxistizzazione della teologia sarebbe impossibile senza la previa eliminazione del tomismo. Evidentemente la eliminazione del tomismo era la condizione per poter introdurre il marxismo nella teologia. Si è eliminato il tomismo per poterlo sostituire con il marxismo.
Ma che valore ha una teologia basata sul marxismo? Che tipo di teologia è? È una anti-teologia. È la corruzione della teologia, la sovversione intellettuale.
Questo spiega anche perché la teologia protestante è stata la prima ad avvicinarsi con tanta facilità al marxismo. I teologi protestanti, ai quali mancava già da molto tempo una seria formazione intellettuale tomista, sono caduti quasi immediatamente nella trappola marxista, identificando il “Regno di Dio” predicato da Cristo con la società ideale marxista, come hanno fatto, per esempio, Karl Barth e i suoi discepoli.
Ma ci sono altre ragioni di questa odierna lotta contro il tomismo. Ritorniamo a quelle ricordate all’inizio negli articoli del padre gesuita Arturo Gaete. In questi articoli il padre Gaete lamenta che – nonostante la gran buona volontà di ambo le parti – esistono ancora difficoltà nel dialogo tra cattolicesimo e marxismo. Il padre Gaete si dimostra favorevole non solo al dialogo, ma addirittura a una completa collaborazione tra i cattolici e i marxisti, per poter giungere a una autentica sintesi di cattolicesimo e marxismo. Ma, secondo il padre Gaete, vi è qualcosa che la impedisce e questo qualcosa – che va eliminato – è proprio il tomismo. Il padre Gaete pensa che la mentalità cristiana, e specialmente quella cattolica, è impermeabile alla influenza del marxismo a causa della presenza in essa del tomismo; da ciò la conclusione che, per poter giungere a una sintesi di cristianesimo e marxismo, bisogna prima eliminare completamente il tomismo. Ma eliminare il tomismo non è sufficiente; è necessario sostituirlo con la filosofia kantiana e hegeliana. Il padre Gaete si rende cioè conto della differenza sostanziale tra il pensiero cristiano e quello marxista e vuole sintetizzarli, non però adattando il pensiero marxista al pensiero cristiano ma, al contrario, adattando il pensiero cristiano a quello marxista. In questo modo confessa che, per lui, quello vero è il marxismo e quello falso il tomismo, sul quale è modellato il pensiero cristiano.
La filosofia tomista è una filosofia dell’essere, mentre la filosofia marxista è una filosofia dell’azione. Secondo il padre Gaete disgraziatamente non solo il tomismo ma anche il neotomismo sono prekantiani, mentre il marxismo è postkantiano e, inoltre, il marxismo non è solo postkantiano, ma addirittura kantiano, in quanto è basato sulla filosofia di Kant. Bisogna dunque sostituire nel pensiero cristiano san Tommaso con Immanuel Kant e Hegel. Solo la filosofia di Kant può preparare la mentalità del cristiano alla accettazione della filosofia di Hegel, e solo la filosofia hegeliana rende possibile all’uomo l’assimilazione del pensiero di Marx. In questo modo si scoprono gli organizzatori occulti della lotta contro il tomismo.
Lo confermano negli stessi termini anche altri autori. Già Paul Valery sosteneva che erano state le filosofie kantiana e hegeliana a generare il pensiero marxista: “Kant, qui genuit Hegel, qui genuit Marx … “. Questa famosa frase di Valery è ricordata da Léon Emery nel suo studio sulla differenza tra la filosofia sociale di Auguste Comte e quella di Karl Marx (4). Lo confermano anche i fatti. Eccone uno: i teologi protestanti sono caduti per primi sotto l’influsso del marxismo. Infatti quando si leggono le loro opere balza all’occhio, da una parte, che ignorano completamente la filosofia tomista, dall’altra, che si trovano sotto l’influenza delle filosofie kantiana e hegeliana. Un esempio concreto è costituito dalla teologia di Dietrich Bonhoeffer. Mi riferisco alla sua famosa opera Dogmatische Untersuchung zur Soziologie der Kirche (5). In tutto il libro l’autore fa riferimento alla filosofia di Kant e di Hegel e quando usa i termini “persona”, “società”, “comunità”, ecc., li usa sempre nel senso kantiano e mai in quello tomista. Se qualche volta fa riferimento a san Tommaso, lo fa per sottolineare la differenza esistente tra tomismo e kantismo. Ebbene, è noto con quale facilità Dietrich Bonhoeffer ha assimilato il marxismo.
Quanto è stato scoperto dal padre Gaete era già ben conosciuto dai pensatori della prima metà del secolo XIX. Essi cioè sapevano che la filosofia hegeliana, fondata su quella kantiana, è la causa del disorientamento nel pensiero cristiano e che conduce i cattolici al protestantesimo e soprattutto al modernismo, come sottolinea il pensatore dell’epoca Görres nella sua opera sulla vita di sant’Atanasio (6), tanto opportunamente ricordata dal valoroso vescovo di Ratisbona mons. Rudolf Graber (7).
Ricapitoliamo. Perché oggi si combatte il tomismo? Sembra che ciò avvenga per le seguenti ragioni:
- rendere impossibile una adeguata formazione intellettuale come preparazione e base per gli studi teologici;
- svuotare la teologia dei fondamenti filosofici del pensiero genuinamente cristiano;
- facilitare così la penetrazione delle filosofie kantiana e hegeliana come preparazione all’assimilazione del marxismo;
- introdurre il marxismo come base per una “nuova teologia” e rendere così possibile una completa marxistizzazione della teologia;
- facilitare il dialogo tra cristiani e marxisti e creare così un ambiente propizio, prima per una stretta collaborazione tra essi, poi per la subordinazione dei cristiani ai marxisti, allo scopo di compromettere la Chiesa con la rivoluzione marxista in marcia;
- giungere a una sintesi del pensiero cristiano col pensiero marxista, cioè a una marxistizzazione del cristianesimo;
- facilitare la sovversione intellettuale tra i cristiani e specialmente in mezzo al clero; in una parola, distruggere la teologia e lo stesso cristianesimo.
Dio voglia che questi attacchi contro il tomismo da parte dei nemici del cristianesimo aprano gli occhi dei cristiani, perché sappiano apprezzare il valore e l’importanza della filosofia tomista e contribuiscano allo sviluppo degli studi tomisti e a una migliore conoscenza del tomismo come barriera intellettuale per impedire l’infiltrazione del neomodernismo e del marxismo nel pensiero cristiano.
MIGUEL PORADOWSKI
Note:
(1) Gli articoli in questione sono comparsi in Mensaje, Santiago del Cile, dicembre 1971 e dicembre 1972. La rivista Mensaje da qualche anno si distingue per il suo progressismo e il suo filomarxismo; il che non vuol dire che tutti gli articoli che pubblica abbiano questi caratteri.
(2) Si sa che agli ebrei di fede mosaica ripugna il dogma della fede cristiana sulla Santissima Trinità; questo succede probabilmente non soltanto per il fatto che gli ebrei sono par excellence monoteisti, ma anche perché sono incapaci di accettare questo dogma, non essendo a conoscenza di concetti e termini come “persona”, “natura”, ecc., elaborati dalla filosofia cristiana e senza i quali questo dogma sembra un assurdo.
(3) Il problema della relazione tra la filosofia e la teologia è studiato a fondo dal professor L. Bogliolo nella sua opera Filosofia e cristianesimo: problema o dramma? L’Autore sostiene che, quando la teologia si svincola dalla filosofia, diviene una “teologia della morte di Dio“, e quando la filosofia si separa dalla teologia giunge a essere una “filosofia della morte dell’uomo” (l’être pour Néant), come nel caso della filosofia di J. P. Sartre in Etre et Néant.
(4) Cfr. LÉON EMERY, De Comte à Marx, in Le Contrat social, revue historique et critique des faits et des idées, luglio 1957, p. 146.
(5) Cfr. DIETRICH BONHOEFFER, Dogmatiche Untersuchung zur Soziologie der Kirche, Chr. Kaiser Verlag, 1960.
(6) Cfr. JOSEPH GÖRRES, Athanasius, Regensburg, 4ª ed., 1838.
(7) Cfr. Mons. RUDOLF GRABER, Sant’Atanasio e la Chiesa del nostro tempo, trad. it., Editrice Civiltà, Brescia, 1974, p. 18.