Da Avvenire del 30/10/2021
Oggi, alle 8.30, papa Francesco riceverà il premier indiano Narendra Modi, come confermato dalla Sala stampa della Santa Sede. Alla vigilia dell’incontro e dell’avvio del G20, diverse Ong cristiane hanno diffuso un rapporto che registra l’aumento delle violenze contro i fedeli durante il governo del partito nazionalista Bharatiya Janata (Bjp), vicino al radicalismo indù. Da gennaio, gli attacchi contro la minoranza sono stati oltre trecento, secondo quanto riferisce Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). A favorire l’intolleranza, sostengono gli attivisti, contribuiscono le cosiddette leggi anti-conversione varate in otto dei 28 Stati indiani che puniscono con pene fino a 10 anni di cella la scelta di abbandonare l’induismo per un’altra religione. Le accuse di proselitismo nei confronti di sacerdoti sono spesso impiegate come strumento di repressione. A volte, perfino quelle di terrorismo, come dimostra il caso di padre Stan Swamy, morto il 4 luglio dopo 233 giorni di reclusione nel carcere di Taloja di Mumbai nonostante gli 84 anni e la grave forma di Parkinson. Insieme a sedici intellettuali e artisti – tutti difensori per i diritti umani –, padre Stan era stato arrestato con una sfilza di accuse palesemente false. A dar fastidio a proprietari terrieri e autorità la difesa degli indigeni Adivasi.
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