di Marco Invernizzi
Dopo una bella Marcia, quella di Verona il 31 marzo, che ha voluto mostrare la bellezza della famiglia e rispondere all’odio riversato nei giorni precedenti non solo dalle femministe, ma da quasi tutti i media, sia dai giornali sia da quella televisione che sarebbe stata occupata dalle Destre senza che nessuno se ne sia mai accorto, adesso comincia il difficile o, meglio, continua.
Perché il vero problema oggi, quasi un imperativo, è quello di riuscire a intercettare la grande maggioranza degli italiani che hanno assistito attoniti e spaventati all’odio esploso contro un Congresso internazionale dove si è parlato di famiglia e di vita, nonostante qualche limite comunicativo.
Il vero problema, la difficoltà principale del futuro consiste nel mostrare la verità sulla famiglia, quella così bene definita nell’esortazione apostolica Familiaris consortio di san Giovanni Paolo II (1920-2005) e ripresa dall’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco, ai tanti italiani che hanno perso la consapevolezza dell’importanza dell’istituto familiare e che subiscono la forsennata propaganda di chi la vuole equiparare con altre forme di unione affettiva, e che comunque non perde occasione per disprezzarla. E il problema successivo saranno i gesti concreti di sostegno che alla famiglia vorranno dare gli esponenti del mondo politico, in primis quelli intervenuti a Verona, uscendo dalla mera declamazione di slogan.
Da questo punto di vista la Marcia di domenica ha mostrato il volto missionario del mondo pro family, composto da decine di migliaia di famiglie, felici di esserlo, gioiose e contemporaneamente preoccupate per il futuro.
Così come dopo i tre precedenti Family Day, sappiamo bene che non c’erano in piazza tutte le famiglie italiane e che a loro bisogna riuscire ad arrivare per convincerle che la bellezza e la centralità della famiglia vanno conosciute e protette, se davvero si ritiene la famiglia così importante.
In questo sforzo missionario c’è bisogno del lavoro di tutti, almeno di chi si riconosce nel Magistero della Chiesa. Da questo punto di vista fanno male le accuse contro Verona di Alberto Melloni, il professore cattolico che, sulle colonne de laRepubblica del 1° aprile, anticipando il testo online il giorno prima, ha scaricato una mezza pagina di astio contro chi ha partecipato alla tre giorni cercando maldestramente di contrapporre gli organizzatori a Papa Francesco, nonostante le parole di “obbedienza assoluta” ricordate da Massimo Gandolfini alla chiusura della Marcia. Perché un tale rancore ideologico? E perché anche una parte del mondo cattolico (mi riferisco al Forum delle associazioni familiari), pur affermando la propria legittima estraneità all’evento di Verona, non ha manifestato cristiana vicinanza sulla campagna di odio scatenato in modo programmato contro chi difendeva la famiglia? Lo scrivo con il massimo rispetto, anche perché dirigo un’associazione che da anni appartiene al Forum delle associazioni familiari.
La famiglia oggi ha bisogno di tutti e di tutte le forme di propaganda che forse andrebbero coordinate da un vertice, per non entrare in collisione, ma che possono essere tutte utili. La famiglia va anzitutto proposta con uno stile di vita, anche pubblico come accaduto domenica, ma va anche difesa, sebbene con uno stile di rispetto per le persone che fanno altre scelte. La famiglia va aiutata politicamente ed economicamente, ma va sostenuta con un’azione culturale indispensabile, se vogliamo riconquistare il senso comune che è andato perduto. Ma se, come dice il Papa riprendendo il Segretario di Stato, si può non essere d’accordo su alcuni metodi di comunicazione, non ci dobbiamo mai dimenticare che difendiamo e proponiamo la stessa “sostanza”: quella sostanza verso la quale si dovrebbe convergere in tempi, come i nostri, nei quali famiglia e vita sono aggredite, spesso contando sul silenzio e sui distinguo di chi dovrebbe difenderle.
Alleanza Cattolica ha partecipato alla Marcia con le sue famiglie, i suoi giovani e le sue bandiere, convinta di portare un piccolo contributo al bene della nostra patria. Ma, come dicevo all’inizio, il difficile è cominciato dal giorno successivo. Credo sia importante affrontare le difficoltà di proporre la famiglia ai nostri contemporanei con maggiore unità e rispetto, almeno dentro la Chiesa.
Martedì, 2 aprile 2019