Di Giulio Meotti da Il Foglio del 12/05/2023
Roma. “La scuola italiana sta scomparendo, come i ghiacciai”, titolava qualche giorno fa il quotidiano inglese Guardian. A Venezia non riescono a formare la scuola primaria “Duca d’Aosta” alla Giudecca: non si trovano neanche quindici bambini. In soli tre anni, l’Italia ha perso un milione di abitanti e rischiamo di dimezzarci in due generazioni, secondo la Banca mondiale. Nel 2050, l’italiano medio avrà 75 anni. Siamo l’osservato speciale del suicidio demografico che investe l’occidente. “La natalità è il primo punto del nostro programma”, aveva detto Giorgia Meloni a settembre. Sull’assegno unico, il governo Meloni ha aumentato del 50 per cento l’importo per i figli con meno di un anno, ma la base di 175 euro per le altre fasce di età decresce in base all’Isee famigliare, fino a soli 50 euro per le famiglie che superano la soglia dei 40 mila euro. In pratica, siamo sempre fermi all’idea di aiutare i ceti più indigenti. Vediamo cosa fanno altri paesi europei. Ecco che cosa prevede il piano demografico del governo ungherese e che si può riassumere in sei punti: esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le donne con quattro figli; per le under 40 che si sposano per la prima volta è previsto un prestito a interessi ridotti di 31.500 euro (un terzo del debito verrà estinto alla nascita del secondo figlio); un programma di prestiti per famiglie con almeno due bambini per permettere loro di comprare casa (dopo la nascita del secondogenito, il governo assegnerà 3.150 euro come aiuto per il mutuo e, dopo il terzo bambino, 12.580 euro e ogni nuovo arrivato in famiglia permetterà di ricevere un assegno di oltre tremila euro); espansione della rete di asili pubblici e un sussidio di 7.862 euro per l’acquisto di una macchina per le famiglie numerose. La Svezia spende per la famiglia il tre per cento del pil, contro l’1,8 per cento dell’Italia (l’Ungheria il cinque per cento, il doppio della media Ocse). Il congedo parentale in Svezia si estende fino a 480 giorni, di cui 390 con l’80 per cento dello stipendio, mentre in Italia c’è un massimo di 300 giorni e un’indennità del 30 per cento dello stipendio. Ogni bambino in più in Svezia ottiene una somma aggiuntiva, con l’importo per figlio che aumenta con ogni bambino. La maggior parte dei datori di lavoro offre sospensioni dal lavoro retribuite per i genitori che hanno bisogno di stare a casa con il figlio malato. In Francia i benefit includono un assegno mensile per ogni figlio (130,5 euro per uno, 297,7 euro per due e altri 167,2 euro per ogni figlio in più). Poi c’è la “prime à la naissance”, 927,71 euro per ogni nato che diventa il doppio (1.855) in caso di adozione. C’è il reddito famigliare integrativo di 169,87 o 237,89 euro mensili, a seconda del gettito famigliare. Il “quoziente famigliare” francese favorisce i nuclei e consiste nel sommare i redditi dei coniugi e dividere il risultato per i membri del nucleo. Al loro aumentare, il reddito su cui si applica l’imposta si riduce, in modo che quel nucleo sia soggetto a una aliquota più bassa. In Italia si fa il contrario. La Francia premia chi ha almeno due figli e sostiene la classe media, motore demografico di un paese. Vediamo la Danimarca: 200 euro al mese per ogni figlio fino ai due anni, 158 euro dai tre ai sei anni, 124 euro dai sette ai quattordici anni e 41 euro dai 15 ai 17 anni. Gli “stati generali della natalità” si addicono all’opposizione. Chi governa è chiamato a scelte che seguano alle parole. O “suicidio demografico” diventerà un’espressione retorica che segnerà il destino di quella che Metternich chiamava “espressione geografica”.